Una famiglia su 3 con figli non può permettersi le vacanze

Una famiglia su tre con figli non può permettersi le vacanze. E più della metà dei nuclei con tre bambini (50,9%) nel 2021 è rimasta a casa per motivi economici. Molto colpite anche le famiglie con un solo genitore: il 42,7%. Per fare un confronto, nelle coppie adulte senza figli la quota si attesta al 28,4%. Lo rileva un’elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat.

Un dato in crescita del 3% tra il 2020 e il 2021, più della media generale che si attesta, anch’essa in crescita nello stesso periodo, a +1,1% (dal 37% del 2020 al 38,1 del 2021%). Se infatti nel 2020 le famiglie con prole che non potevano pagare una vacanza erano il 30,4%, nel 2021 il numero era salito al 33,5%. Similmente, i nuclei monogenitoriali in tale condizione erano il 39,3% nel 2020, per arrivare a 42,7% nel 2021.

Al contrario, tra il 2019 e 2020 le famiglie con minori che non avevano potuto permettersi una vacanza sembravano essere diminuite, sia tra le coppie con figli piccoli (dal 37,1% al 30,4%), sia tra i nuclei monogenitoriali, dove era calata di quasi 10 punti: da 48,7% a 39,3%.

E se è vero che nel 2021 la quota di famiglie con figli che rinunciano alle ferie è inferiore alla media nazionale (38,1%) occorre considerare il rischio, sottolineato anche dall’Unicef, di una sottostima. Infatti le indagini di questo genere partono da genitori che devono dire se siano o no in grado di provvedere ai propri figli in vari ambiti. Non è detto insomma che le loro risposte siano sempre sincere, in tutto o in parte.

I motivi sono economici: la condizione delle famiglie

I motivi della rinuncia sono economici e dunque legati alla povertà dei redditi, che a loro volta dipendono all’andamento socioeconomico determinato dalla pandemia. A cui si aggiungono trend come l’inflazione esplosa nell’ultimo anno, che non migliorano la situazione. Anzi vanno ad acuire il divario sociale tra chi ha la possibilità di partire e chi no.

Openpolis dunque è andata ad analizzare i redditi in Italia e ha rilevato che nel 2021 le città italiane con i redditi più bassi sono Andria e Barletta, dove più del 40% dei contribuenti ha dichiarato meno di 10mila euro. Seguono, con circa 4 contribuenti su 10 a basso reddito, Barletta, Trani e Crotone. Crotone e Vibo Valentia, in particolare, sono le aree con più contribuenti sotto i 10mila euro.

Tra le città capoluogo di provincia i redditi più bassi si registrano nei comuni di Modena, Belluno e Lodi (19% circa dei contribuenti nel 2021).

Tuttavia, se si confrontano i dati del 2021 (ultimo anno a disposizione) con quelli rilevati nel 2019, sono 6 le città dove la percentuale di contribuenti a basso reddito sembra essere aumentata di più: in testa Venezia (da 23,08% a 24,84%) e Perugia (da 24,8% a 25,99%), seguite da Terni, Firenze, Verbania e Aosta.

Nei comuni di Caltanissetta, Enna e Crotone la percentuale di contribuenti nella fascia 0-10mila euro è invece diminuita di oltre 2 punti tra il 2019 e il 2021, pur rimanendo queste città con alte quote di residenti a basso reddito. Nel 2021 si sono infatti attestati tra 0 e 10mila euro il 36,7% dei contribuenti crotonesi (quarto capoluogo in Italia), il 35% di quelli nisseni (settima città) e il 31,5% ad Enna (19esima tra i capoluoghi).

Un’ultima considerazione riguarda l’ampiezza del problema. Non poter andare in vacanza è una questione superflua solo in apparenza. Innanzitutto, viaggiare con la propria famiglia e con i coetanei fuori da casa può essere un’importante esperienza formativa per i giovani, specialmente dopo le restrizioni dovute alla pandemia. Inoltre, se a causa delle ristrettezze economiche o di una vera e propria indigenza una famiglia non può permettersi le ferie, molto probabilmente non potrà accedere nemmeno ad adeguate opportunità educative, anche fuori da scuola. La questione insomma è solo la punta dell’iceberg.