Arriva il bonus mamme, sgravio contributivo totale per le mamme di due o più figli
- 02/02/2024
- Popolazione
Un po’ in ritardo, ma alla fine il bonus mamme è arrivato. La misura, inserita con la Manovra 2024, consiste nell’esonero del 100% dei contributi previdenziali per le mamme di due o più figli con un contratto di lavoro a tempo indeterminato, fino al compimento del decimo anno di età del figlio più piccolo e nel limite di 3mila euro annui (250 euro al mese) per tutto il 2024.
La riduzione contributiva spetta anche alle lavoratrici che hanno bambini in adozione o in affidamento ed è stata approvata fino al 31 dicembre 2026.
Bonus mamme, come cambia nel 2025
Quello appena descritto è il meccanismo approvato in via sperimentale solo per quest’anno. Dal 2025, infatti, l’esonero al 100% della quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti riguarderà solo le madri di tre o più figli, fino al compimento del diciottesimo anno di età del più piccolo. Resta valido il requisito del contratto a tempo indeterminato e il limite di 3mila euro annui
Esonero contributivo mamme, come accedere
Il bonus mamme è diventato operativo in queste ore con la pubblicazione della circolare da parte dell’Inps che ha indicato le fasi per accedere allo sgravio contributivo:
– le mamme con i requisiti possono comunicare al loro datore di lavoro la volontà di avvalersi dell’esonero, indicando il numero dei figli e i codici fiscali dei figli;
– il datore di lavoro comunica le informazioni all’Inps;
– l’Istituto nazionale di previdenza compie i controlli sulla veridicità dei dati e la sussistenza delle condizioni per ottenere lo sgravio;
– se i controlli hanno esito positivo, scatta l’erogazione del bonus.
La lavoratrice può anche comunicare direttamente all’Istituto le informazioni con i codici fiscali dei figli.
Chi può accedere al bonus mamme
Il ritardo nella pubblicazione della circolare Inps non avrà alcun effetto negativo sulle donne interessate dalla misura. La decorrenza dell’esonero, infatti, parte il 1° gennaio 2024, e l’importo della mensilità “persa” verrà recuperato nei mesi successivi.
L’esonero contributivo riguarda tutti i rapporti di lavoro dipendente a tempo indeterminato dei settori pubblico e privato, incluso il settore agricolo, compresi i casi di regime di part-time.
Sono esclusi, però, i rapporti di lavoro domestico.
Rientrano nell’ambito di applicazione della misura anche i rapporti di apprendistato.
Se un rapporto di lavoro a tempo determinato viene convertito a tempo indeterminato, l’esonero viene applicato a decorrere dal mese di trasformazione a tempo indeterminato. Va sottolineato, inoltre, che l’assunzione o la trasformazione dei rapporti in contratti a tempo indeterminato è stata fortemente agevolata proprio di recente.
Bonus mamme, quando scattano i requisiti?
Fermo restando quanto approvato in via sperimentale per il solo 2024, l’esonero, valido fino al 31 dicembre 2026, spetta alle lavoratrici che siano madri di tre figli o più figli, di cui il più piccolo abbia un’età inferiore a 18 anni.
Dunque, chiarisce la circolare, il requisito si intende soddisfatto al momento della nascita del terzo figlio (o successivo) e la verifica dello stesso requisito si cristallizza alla data della nascita del terzo figlio (o successivo). Nel 2024, entrambe le situazioni si verificano già alla nascita del secondo figlio.
Ma cosa succede se il figlio lascia il nucleo familiare?
L’Inps chiarisce che le madri non decadono dal diritto a beneficiare dello sgravio contributivo in nessuno di questi casi:
- premorienza di uno o più figli;
- fuoriuscita di uno dei figli dal nucleo familiare;
- non convivenza o di affidamento esclusivo di uno dei figli al padre.
L’esonero spetta alle lavoratrici che, nel periodo ricompreso dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2024, risultino essere madri di due figli, di cui il più piccolo abbia un’età inferiore a 10 anni. Il requisito dell’essere madre di due figli si intende perfezionato al momento della nascita del secondo figlio e si cristallizza con riferimento a tale data; è irrilevante l’eventuale successiva premorienza di un figlio.
La crisi demografica e le parole di Meloni
Nonostante i confortanti dati sui nuovi record di occupazione in Italia, la denatalità rischia di avere ripercussioni molto negative sulle prospettive di crescita del paese, tanto che anche Moody’s lancia l’allerta sulla demografia italiana.
Il governo Meloni ha inserito la crisi demografica tra le priorità del suo governo, provando a incentivare in vario modo la natalità, seppure non mancano le polemiche per il rincaro dell’Iva sui prodotti per l’infanzia (e l’igiene femminile).
I nuovi record negativi di nascite raggiunti nel 2023 aumentano la portata della crisi demografica, che è tra le priorità del governo Meloni.
Lo stesso presidente del Consiglio aveva presentato così il bonus mamme: “Una donna che mette al mondo almeno due figli ha già offerto un importante contributo alla società, e lo Stato cerca di compensare pagando i contributi previdenziali”.
Al termine di questi 12 mesi sperimentali, andrà valutata la portata dello sgravio contributivo per le mamme, una misura che può contrastare anche l’annoso problema del gender gap lavorativo.
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