Roccella: “Più ricchezza, meno figli. Per contrastare la denatalità serve un approccio nuovo”
- 08/01/2024
- Popolazione
Non è vero che la crisi economica provoca quella demografica, anzi, è corretto affermare il contrario: l’eccessivo benessere della società moderna ha messo in crisi la natalità.
Questo il pensiero della ministra per le Pari opportunità, la famiglia e la natalità, Eugenia Roccella che torna a parlare della crisi demografica in un’intervista al Quotidiano Nazionale: “L’Europa ha un problema e sembra non accorgersene. – esordisce Roccella – L’inverno demografico avanza, soprattutto nel mondo sviluppato, ed è ormai un’emergenza, almeno quanto quella ambientale”.
Un problema su cui la ministra promette il massimo impegno anche nel panorama comunitario: “è un tema che va posto a livello europeo e inizieremo a farlo”.
Tuttavia, sottolinea, la crisi della natalità non va intesa solo come un problema dell’Italia o del Vecchio Continente: “la verità è che ormai il rischio di spopolamento investe tutto il mondo sviluppato […] E non è eccessivo dire che quello della denatalità sta diventando un problema planetario, pensiamo a Paesi come il Giappone o la Corea del Sud”.
La situazione in Italia
Insieme alla Spagna, l’Italia è il Paese che ha il più basso tasso di natalità tra i 27, anche se, sottolinea Roccella, la differenza con gli altri Paesi non è rilevante: “L’Italia ha tassi di natalità tra i più bassi d’Europa perché ha trascurato il problema per troppo tempo, ma la differenza tra noi e Paesi in cui invece le politiche demografiche sono state precoci e generose, come la Francia o la Svezia, è di pochi decimali, tra lo 0,4% e lo 0,6%”.
In Italia, il dibattito sulla denatalità è molto acceso: da una parte chi sostiene che la crisi demografica sia principalmente generata dalla crisi economica e dagli stipendi troppo bassi, dall’altro chi sostiene che il problema sia soprattutto culturale, come sottolineato più volte da Roccella e dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Più benessere, meno figli
La ministra ribadisce la linea del suo partito, rispondendo così al giornalista di Qn che le chiede se l’inverno demografico sia figlio della crisi economica: “È esattamente il contrario, e non lo dico io ma i demografi, e soprattutto i dati di realtà. – sostiene Roccella – Le curve ci dicono che la denatalità accompagna spesso nel nostro tempo la conquista del benessere, lo sviluppo economico e sociale, la democraticità dei sistemi politici, la diffusione dei diritti, la parità fra uomo e donna. In qualche modo, la stasi è indice del fatto che stiamo meglio di un tempo”. Parole che trovano una conferma almeno parziale nell’evoluzione del concetto di natalità e della demografia nel corso della storia umana. Spesso, a momenti di maggiore ricchezza economica è corrisposto un calo della natalità.
Questo non significa, tuttavia, dover tornare indietro sul piano dei diritti e delle libertà: “Non solo sarebbe una ricetta inaccettabile, ma anche sbagliata. – ammonisce Roccella – Così come non serve inseguire il mito infelice della decrescita, l’idea che meno siamo, meno produciamo e consumiamo, e meglio stiamo. Insomma, il nemico della natalità non sono lo sviluppo e i diritti. Però dobbiamo capire che il fatto che crescita socio-economica e decrescita demografica vadano in genere di pari passo ci impone di trovare un approccio nuovo, adeguato al nostro tempo”, spiega la ministra per le Pari opportunità, la famiglia e la natalità.
Insomma, “Se non si comprende che fare meno figli è una tendenza legata al benessere, non si metterà a fuoco la vera sfida: accrescere lo sviluppo, i diritti, le libertà, rendendo la genitorialità sempre più compatibile con i nuovi bisogni, i desideri di oggi, i nuovi stili di vita. È con questo che bisogna fare i conti, è su questo piano che dobbiamo trovare soluzioni. Non soltanto in Italia”.
L’obiettivo è far sì che le donne non debbano più scegliere tra carriera e famiglia, come troppo spesso accade nella società odierna. L’unica strada per riuscirci non è tornare indietro sul piano dei diritti, ma fare passi in avanti: “Bisogna far crescere diritti e sviluppo – continua Roccella nella sua intervista – Quando si accusa chi si preoccupa della natalità di voler riportare indietro le donne, rispondo che noi alle donne vogliamo invece offrire più libertà: vogliamo che siano libere di realizzarsi, di fare carriera, di vivere la propria socialità, e allo stesso tempo di fare i figli che desiderano, senza che questo significhi rinunciare a tutto il resto”, spiega Roccella facendo eco alle parole della premier Meloni che nel discorso di fine anno ha dichiarato: “La maternità ti regala qualcosa che nessun’altra cosa ti può dare, ma non condivido che un traguardo possa togliertene un altro”.
Ridurre il problema della denatalità ad una sola causa sarebbe, tuttavia, un grave errore. Si finirebbe, infatti, con l’affermare che occorra più povertà per aumentare la natalità, dimenticando che ad essere cambiata non è solo l’economia ma anche i ritmi lavorativi e le prospettive sul futuro: “L’aiuto materiale serve, è anche quello più direttamente azionabile, e il governo infatti ha subito agito in questo ambito, ma c’è bisogno di una strategia più ampia. Il mondo è cambiato, e l’approccio deve cambiare”, aggiunge la titolare del dicastero. Tra gli aiuti più ingenti della Manovra 2024 c’è la decontribuzione totale per le mamme, che ne dovrebbe incentivare l’assunzione.
Sulla leva economica il governo Meloni sta provando ad intervenire in maniera organica non solo con l’Assegno unico e il nuovo Reddito di Inclusione, tra loro cumulabili, ma anche cercando di allargare il campo di applicazione del quoziente familiare che rispetto al classico Isee premia maggiormente le famiglie con più figli e nel 2024 potrà quindi rappresentare un ulteriore incentivo alla natalità (qui per approfondire come funziona il quoziente familiare).
Un problema culturale
Roccella, che ad Atreju ha già sostenuto come la denatalità sia anche un problema culturale, ricorda: “Nel secolo scorso si sono affermate teorie che vedevano nella cosiddetta ‘bomba demografica’ una minaccia per il benessere. Si sono fatti enormi investimenti a livello internazionale per disincentivare le nascite, e ricordo che l’Onu ha premiato ufficialmente la famigerata politica cinese del figlio unico. Oggi – ammonisce – non bisogna fare un errore uguale e contrario”.
La consapevolezza del problema e dei suoi meccanismi è indispensabile per iniziare un percorso serio di contrasto alla denatalità: “Se oggi se ne parla è proprio grazie al governo Meloni, che ha messo la questione all’ordine del giorno e le ha dato centralità. Ha iniziato da subito, con la denominazione di un ministero per la Natalità, e ha continuato con politiche concrete e con una visione che ha imposto la questione al centro del dibattito pubblico”.
Il ruolo dell’opposizione
Un problema enorme, che va combattuto senza divisioni, quello della denatalità. Ancora una volta, dopo il voto concorde sui fondi da destinare al contrasto della violenza di genere, arriva un buon esempio di unione dalla politica italiana: “Ci fa piacere che la sinistra si sia sentita sollecitata e abbia iniziato a fare altrettanto” dichiara la ministra che pure non risparmia una stoccata: “a lungo da quella parte hanno proliferato i miti della decrescita e della denatalità come mezzo di salvaguardia dell’ambiente”.
Proprio il rapporto tra demografia e ambiente è stato analizzato in lungo e in largo e presenta più chiavi di lettura. Roccella sposa quella del suo collega di partito, il senatore Guido Castelli che all’Adnkronos ha dichiarato: “La soluzione ai problemi ambientali sta proprio nella presenza dell’uomo” e afferma a sua volta: “È inutile parlare di ambientalismo se ci si rassegna allo spopolamento. Se spariscono le persone, si depaupera pesantemente anche l’ambiente”.
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