Dalle culle alle classi, gli stranieri di seconda generazione sono il 21% dei nati lo scorso anno
- 17/10/2024
- Giovani
Nell’ultimo anno i figli di almeno un genitore straniero sono stati 82.216, pari al 20,9% del totale dei nati in Italia. A fotografare la demografia delle seconde generazioni di stranieri nel nostro Paese è il Censis che riporta che negli ultimi vent’anni i nati da coppie formate da almeno un genitore non italiano sono stati complessivamente 1.881.180, pari, cioè, al 17,7% del totale.
E mentre si dibatte sul diritto alla cittadinanza nelle Camere del Parlamento, i dati del Censis confermano un dato significativo: un neonato su cinque ha un genitore di origini straniere.
Le seconde generazioni riempiono le culle e le classi
Dalle culle alle scuole, nascere o crescere in Italia, per molti bambini, non fa di loro l’essere cittadini italiani. Eppure, nell’anno accademico 2023-2024 il numero di alunni stranieri è di 931.323, pari all’11,6% del totale degli iscritti, quota che raggiunge il 13,7% nella scuola primaria e il 12,7% nella scuola dell’infanzia.
In Italia risiedono oltre cinque milioni di cittadini stranieri: si tratta di una minoranza consistente che vive nella quotidianità dei nostri territori, ma di cui si sa troppo poco e non se ne parla abbastanza. “Con il Primo Quaderno sui nuovi italiani, giovani che hanno i genitori con un passato migratorio, il Censis avvia un nuovo progetto di ricerca”, scrive l’istituto di ricerca.
Italiani a tutti gli effetti?
Anche se hanno un background differente da un coetaneo nato da genitori di origini italiane, il 77,4% dei giovani intervistati è nato in Italia e il 22,6% è arrivato nel nostro Paese in età prescolare. Il 76,6% ha la cittadinanza italiana, quota che sale all’80,4% tra chi è nato in Italia; il 23,4% ha la cittadinanza straniera, quota che sale al 36,3% tra i nati all’estero.
Non stupisce che è l’80,0% degli intervistati a desiderare di apprendere la storia e le tradizioni del proprio Paese d’origine e il 91,0% lo ha visitato almeno una volta. Con il Paese dei genitori hanno un rapporto profondo che è alimentato dalla presenza sul posto di parenti (91,4%) e di amici (72,8%). Il legame con il proprio Paese di origine si traduce per l’80,2% in un sentimento di orgoglio e per il 49,4% nella consapevolezza di avere un valore aggiunto e un punto di forza rispetto ai coetanei.
Quello che colpisce è che dal report Censis è emerso che gli intervistati hanno un mondo di relazioni vario e complesso in cui coesistono amicizie con giovani italiani e di origine straniera: “Il 92,8% ha amici italiani e l’89,4% ha amici stranieri – si legge nella nota -. Il 93,4% trascorre il tempo libero con gli amici. Il 96,0% è attivo sui social media. Il 71,8% ha o ha avuto una relazione sentimentale con un italiano/a”.
Interculturali
“Viaggiano da quando sono nati – spiega il Censis – e conoscono in media quattro lingue: tutti parlano l’italiano (il 69,6% si definisce madrelingua) e l’inglese, oltre il 60% conosce lo spagnolo e il francese. Il 37,4% pensa che rimarrà in Italia, ma il 37,6% ha in mente di trasferirsi all’estero. Anche per loro si genera il paradosso per cui un Paese che ha sempre meno giovani come l’Italia non riesce a trattenere i pochi giovani rimasti”.
A caratterizzare questi giovani, in altre parole, è un mix culturale che determina, nel 45,4% dei casi, la percezione di possedere un’identità inedita, che integra elementi che provengono da altre culture con elementi più propriamente italiani, mentre il 40,0% si sente solo italiano e il 14,6% sente di appartenere al Paese di origine.
Anche la religione, compresa quella praticata, sembra mantenere centralità nei nuovi italiani. “Il 78,0% dei giovani intervistati dichiara di avere una religione di appartenenza e il 22,0% si dichiara ateo o agnostico – continua il report -. Tra chi si definisce religioso, il 60,5% è anche praticante: dunque il 47,2% dei giovani di seconda generazione è praticante”.
Accoglienza e razzismo
Seppur siano una minoranza, sono una porzione significativa del nostro Paese. Rappresentano, infatti, un segmento comunitario che fatica a ricevere accoglienza e subisce ancora atti di razzismo. Il 52,2% dei giovani intervistati con un retroterra migratorio sostiene che gli italiani sono razzisti, il 62,4% ha subito comportamenti razzisti e il 26,0% li subisce tuttora, il 64,4% pensa che il razzismo sia in crescita.
Ciò che pesa è che il razzismo si traduce spesso e volentieri in atti concreti: “il 76,4% dei giovani intervistati è convinto che gli stranieri abbiano maggiori difficoltà a trovare una casa, il 72,0% sostiene che i cittadini stranieri hanno più difficoltà a trovare un lavoro e il 64,6% ritiene che in genere siano pagati meno degli italiani. Secondo il 57,8% il colore della pelle è l’elemento che più di ogni altro determina il pregiudizio e la discriminazione”, conclude il Censis.
Il dibattito sulla cittadinanza
Il dibattito sulla riforma della legge sulla cittadinanza in Italia dura da quasi dieci anni, con diverse proposte di legge che non sono riuscite a completare l’iter parlamentare. Nel 2015, la Camera approvò un testo che includeva lo ius soli e lo ius culturae, ma il Senato non lo ratificò. Lo ius culturae permetteva la cittadinanza ai minori stranieri nati in Italia o arrivati entro i 12 anni, dopo cinque anni di scuola. Nel 2022, una nuova proposta di legge, mai discussa in Aula, introduceva lo ius scholae, simile allo ius culturae. Diverse proposte recenti, come quelle di Boldrini, Orfini e Verducci, mirano a includere anche lo ius soli, concedendo la cittadinanza ai nati in Italia da genitori stranieri con permesso di soggiorno di lungo periodo.
Ad oggi, il dibattito sulla riforma della cittadinanza in Italia è ancora in corso. La proposta più recente è lo Ius Italiae, presentata dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, Forza Italia. Questa proposta prevede la cittadinanza per i nati in Italia o per chi è arrivato prima dei 5 anni e ha completato con successo 10 anni di scuola dell’obbligo.
Nonostante questa proposta, la legge attuale del 1992 rimane in vigore senza modifiche sostanziali. Parallelamente, è in corso una campagna referendaria per modificare la legge sulla cittadinanza, che ha già raggiunto il quorum necessario per procedere all’iter di accesso legislativo.
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