Come rilanciare la natalità, le proposte dei ginecologi a politici e decisori
- 14/09/2023
- Famiglia
Lavoro femminile, diagnosi e cura della sterilità, maggiore attenzione al percorso nascite e un’educazione sulla maternità e la paternità come valore, il tutto in una strategia a 360 gradi. Queste le soluzioni proposte contro il calo demografico dalla Società italiana ginecologia e ostetricia (Sigo) che oggi ha promosso alla Camera il convegno ‘Natalità: work in progress – insieme per una nuova primavera demografica’. La questione denatalità in Italia sta assumendo sempre più i contorni di un’emergenza. Negli ultimi 10 anni, infatti, si è assistito ad un crollo demografico costante, passando dai 500mila nati all’anno al record negativo del 2022, con 390mila nascite a fronte di 700mila decessi (dati Istat).
“Abbiamo dati pesanti sulla natalità, ci poche nascite e dal nostro punto di vista, come società scientifica, vogliamo portare le proposte per un sostegno alla natalità”, ha sottolineato Nicola Colacurci, presidente della Sigo, durante il convegno. “Riteniamo fondamentale – ha continuato – un’educazione e una formazione della popolazione che apprenda stili di vita corretti, che capisca qual è il periodo di massima capacità riproduttiva, che faccia ritornare centrale l’idea della gravidanza e che faccia ritornare la gravidanza un vantaggio per la donna e non una ‘iattura’”.
Il ruolo delle istituzioni
Alla domanda sulla prima cosa da fare, il presidente Sigo ha evidenziato: “Sicuramente il lavoro: la gravidanza non deve essere considerata penalizzante per la donna ai fini lavorativi. Questo mi sembra il primo aspetto. Non renderla penalizzante significa fare in modo che la futura mamma non abbia delle problematiche nelle progressioni di carriera, significa che non deve avere problematiche nella gestione della gravidanza almeno nei primi due anni di vita e quindi vuol dire assistenza, una serie di supporti tali per cui si senta protetta e accompagnata in questo percorso e che la società veda nella sua gravidanza un fatto positivo e non un fatto negativo”.
Secondo Colacurci, “si deve fare in modo che le coppie abbiano un desiderio di gravidanza ad un’età in cui hanno ancora il massimo della capacità riproduttiva, e dall’altra parte dobbiamo mettere in atto tutta una serie di meccanismi per cui le coppie che vogliono una gravidanza non ci riescano. Quindi deve aver accesso ai servizi di diagnosi e cura della sterilità e che questi non siano onerosi e permettano di utilizzare le migliori tecniche”.
I ginecologi chiedono anche una maggiore attenzione al percorso nascita: “Si deve avere il massimo della sicurezza – ha sottolineato il presidente Sigo – e questo significa rivedere i Drg dell’Ostetricia, rimettendo mano alle tariffe per rendere più appetibile il percorso nascita anche alle aziende sanitarie che lo gestiscono”.
Per dare le dimensioni del problema, Gian Carlo Blangiardo, già presidente Istat, ha ricordato che “nel primo trimestre del 1943 abbiamo avuto 241mila nuovi nati mentre nei primi 3 mesi del 2023 sono stati 90mila. Dal 1977 la popolazione italiana è sotto il livello del ricambio generazionale. Dobbiamo avere la consapevolezza che siamo in un’emergenza che riguarda tutti. A parità di condizioni, il solo effetto demografico comporterà una perdita di 500 miliardi di Pil nell’arco di una ventina d’anni. Gli 800mila ultranovantenni di oggi diventeranno 2 milioni e 200mila, di cui 150mila circa ultracentenari. Ora, in un Paese di questo tipo devi cercare risorse nuove. Queste sono solo due delle grandi conseguenze della denatalità. Oggi le mamme sono meno mamme in età riproduttiva, parliamo di 12 milioni di donne in età feconda, un dato che tenderà a diminuire nel tempo. Aiutiamo i nostri figli – esorta Blangiardo – ad uscire dal nido e a fare la scelta della genitorialità. Dobbiamo trasmettere questo senso del rischio ai nostri figli, di mettersi in gioco. La genitorialità è mettersi in gioco”.
Le risposte della politica
Non si è fatta attendere la risposta della politica.
“Il nostro Governo ha messo al centro il tema della denatalità – ha sostenuto Eugenia Maria Roccella, ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità -. Questo ha funzionato per reimmettere nel dibattito pubblico il tema del calo demografico. Il valore della maternità e paternità non sono temi privati, ma danno il senso del nostro stare al mondo tutti insieme, il senso della comunità. Dobbiamo agire tornando a parlare di alcune cose, anche della fertilità come bene salute. Oggi c’è un problema di infertilità crescente. Dobbiamo occuparcene fin da subito. Il calo demografico non si vince se non facciamo tutti insieme uno sforzo. Tutta l’Europa è sotto il tasso di sostituzione. C’è bisogno di uno sforzo collettivo”.
Le ha fatto eco il vicepresidente della Commissione Affari sociali della Camera Luciano Ciocchetti: “Serve un piano Marshall per far ripartire la natalità. Un piano politico-economico ad hoc che preveda servizi, sostegni economici, interventi e garanzie, aperto alla collaborazione di tutti. L’importante però è che si faccia presto, il Governo Meloni è pronto a fare la sua parte”.
“Il tema della natalità – ha evidenziato l’esponente di Fratelli d’Italia – viene spesso percepito dalla collettività come qualcosa che, non toccando da vicino e non avendo immediate ripercussioni sul nostro vivere quotidiano, in fin dei conti interessa marginalmente. E invece non è così, o meglio non dovrebbe essere così. Spetta alla politica il compito di guardare non solo al presente del Paese, ma soprattutto al suo futuro, che certamente dipenderà anche dall’andamento demografico. La situazione in Italia da questo punto di vista è drammatica: dal 1977 si registra un calo delle nascite che non sembra conoscere fine, anzi”.
Lorenzo Fontana, presidente della Camera dei deputati, ha inviato un messaggio al convegno, in cui ha sottolineato che “in Italia le nascite diminuiscono di anno e in anno, e anche nei primi mesi del 2023 i dati confermano il trend. Il problema della natalità è assente dal dibattito politico, ma è una questione di estrema importanza. Occorre quindi investire nel futuro del Paese e c’è il dovere di intervenire con misure efficaci per eliminare gli ostacoli e favorire la genitorialità”.
Le misure del governo
Quali sono dunque le misure che il governo intende mettere in campo? Lo ha spiegato il sottosegretario all’Economia e Finanze Lucia Albano: “Le principali forme di intervento della prossima manovra riguarderanno famiglia, natalità, salute, reddito e impresa. Questo è il focus su cui le risorse, limitate, si concentreranno”.
In merito alla riforma fiscale “per la prima volta – ha continuato Albano – nei principi generali della legge delega fiscale si legge che la riforma deve essere improntata alla crescita economica e alla natalità. Questo è una piccola rivoluzione. È necessario che il sistema fiscale sostenga le famiglie con figli: finora abbiamo avuto un fisco individualista, basato sul singolo, ma il soggetto impositivo può anche essere la famiglia. È una sfida ma anche una possibilità sostenere le famiglie anche da questo punto di vista. Avere figli è un desiderio ma anche una ricchezza”.
Anche Maria Teresa Bellucci, viceministro del Lavoro e delle Politiche sociali, ha chiarito che nella nuova Legge di Bilancio il governo lavorerà per promuovere la famiglia, la natalità, il lavoro e le imprese: “Tra pochi giorni la Nota di aggiornamento al Def ci darà certezza di quello che sarà il perimetro della Legge di Bilancio in cui muoverci. Le nostre priorità rimangono le stesse, vogliamo mantenere le promesse fatte”.
“Noi crediamo sia fondamentale supportate la natalità, la famiglia e il diritto di mettere al mondo un figlio – ha sottolineato Bellucci – attraverso l’occupazione stabile delle donne nel contesto lavorativo. Come Governo l’abbiamo sostenuto, ma non basta. Il Governo Meloni ha dimostrato di esserci con l’assegno unico per i figli a carico, aumentando le risorse da 13 a 20 miliardi, e abbiamo inserito l’assegno di inclusione per proteggere le famiglie con più figli a carico”.
Per Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura, “dobbiamo occuparci degli asili nido, e non possiamo fare un decreto per invertire la curva demografica ma come politica possiamo predisporre la società per invertire gli egoismi e mettere al centro le persone e quindi la questione demografica”.
“La ‘primavera demografica‘ si pone al centro di questo momento storico dell’Italia. Spesso non viene percepita nella sua essenza, ma cambia la struttura della nostra società. La politica non può osservare, ma deve intervenire su queste tendenze. Nella storia italiana si sono già affrontate le questioni demografiche, penso a Giovanni Giolitti. Oggi c’è anche un profondo problema di modelli culturali in Italia, che spesso non prevedono la famiglia che deve tornare ad essere un modello positivo all’interno della società. Negli ultimi anni non è stato così”, ha concluso il ministro.
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