Naomi Campbell e la maternità surrogata: “Un figlio costa troppo? Si può fare
- 14/06/2024
- Trend
Naomi Campbell è tornata a parlare dei suoi due figli avuti tramite maternità surrogata. La modella internazionale, 54 anni, ha avuto una prima figlia a maggio 2021 e il secondo figli a giugno 2023.
In una recente intervista al quotidiano britannico The Times ha affermato: “I miei bambini sono tutto per me. Spero in un mondo migliore per loro. Sono al 110% la mia priorità. Devo essere lì per loro il primo giorno di scuola”.
La top model ha anche espresso preoccupazione per il calo dei tassi di natalità tra la generazione Z a causa delle circostanze economiche. Ecco cosa ha detto.
“Non è mai troppo tardi per diventare madre”
“Ho sentito molte ragazze dire che è troppo costoso avere figli e che potrebbero decidere di non volerli. Io gli dico che cambieranno idea, che vorranno diventare mamme – ha spiegato Campbell – Capisco che dal punto di vista economico sia difficile. Ma mia mamma non aveva nulla e ha fatto in modo che funzionasse. Ne vale la pena. È così sorprendente”.
In una dichiarazione simile al Times, Campbell disse all’epoca a British Vogue di aver incoraggiato i suoi amici più grandi ad avere figli: “Sto dicendo a tutti: ‘Fallo! Non esitate!'”. Al di fuori dell’espressione delle gioie personali della maternità, Campbell è stata relativamente riservata riguardo ai suoi figli. Non ha mai rivelato né i loro nomi né i loro volti. Condividendo la notizia sui social, Naomi Campbell scrisse un post con: “Non è mai troppo tardi per diventare madre”.
Ma la natalità è davvero solo una questione economica? E c’è un limite di età per scegliere la maternità?
Meno soldi meno bambini?
Nel passato la maternità era legata ad una questione lavorativa. Le famiglie più povere e tendenzialmente legate al mondo professionale contadino erano più inclini ad avere figli perché servivano “braccia per la terra”. Così come maggiore era la mortalità infantile. Il periodo che ha caratterizzato maggiormente questo fenomeno è quello post Seconda guerra mondiale, definito appunto “Baby boom” e gli appartenenti a quella generazione, di conseguenza, sono “baby boomer”. Il termine fa riferimento all’esplosione demografica che segnò gli anni Cinquanta e Sessanta e che non si è più verificato. Il picco della natalità in Italia risale infatti al lontano 1964 quando nacquero 1.016.120 bambini e i nati furono 526.000 più dei morti. A partire dagli anni Settanta e Ottanta, invece, il trend negativo è aumentato velocemente fino a toccare picchi molto bassi: appena 379mila bambini venuti al mondo nel 2023, l’undicesimo minimo storico di fila dal 2013. Parliamo di un bilancio di oltre 3 milioni di giovani in meno in 20 anni. Mancano quindi, i potenziali genitori, oltre a non nascere nuovi bebè. E non sembra essere solo una questione di soldi.
Un’analisi dell’Economist, infatti, ha riportato tutta una serie di misure messe in pratica dagli Stati che stanno vivendo il calo delle nascite più significativo: Italia e Cina, per fare qualche esempio. E dalle app di incontri in Giappone per supportare gli incontri fino agli screening gratuiti per la fertilità per i giovani in Francia, sussidi economici sono alla base di ogni welfare statale. Anche le aziende e i privati hanno messo in atto un meccanismo di supporto alla natalità: con orari flessibili e supporto alla genitorialità. Ma il tutto non sembra bastare. Primo: non servono più braccia per la terra. Il lavoro ha assunto una dimensione personale, la produzione è globale e raggiunge picchi elevati anche grazie alle nuove tecnologie e, anche se le materie prime restano alla base della nostra cultura produttiva, non sono più la priorità in termini di lavoro. Secondo: il Covid, la crisi climatica e la crisi geopolitica portano spesso ad uno stato di ansia e malessere che nei giovani tocca picchi di depressione mai registrati prima (il 49,4% dei giovani italiani tra i 18 e i 25 anni ha affermato di avere sofferto di ansia e depressione a causa dell’emergenza sanitaria).
In altre parole, non si può ridurre la denatalità ad una mera questione economica, anche se il costo della vita resta la principale causa per la quale le giovani coppie dichiarano di non avere un figlio come progetto futuro.
C’è un’età per essere mamma?
L’altro grande tema è quello della maternità surrogata, del congelamento degli ovuli e di un’età massima per il concepimento di un figlio. Naomi Campbell, per intenderci, ha sicuramente i mezzi economici per scegliere, anche superati i 50 anni, di affidarsi alla gestazione per altri. Pratica che, però, in Italia non è legale. Nel nostro Paese il ricorso alla maternità surrogata è vietato dall’articolo 12, comma 6, della legge 40/2004. Molti sono gli italiani che decidono di intraprendere tale percorso all’estero nei paesi dove la maternità surrogata è legale e consentita.
Ad essere ammessa, invece, è la crioconservazione degli ovociti. Le stime parlano di circa seimila donne italiane che ogni anno ricorrono al congelamento e che, grazie a questa pratica, riescono a posticipare la maternità. Questo tipo di pma si consiglia di effettuarla entro i 35 anni in quanto si considera quella data come un’età ancora fertile. Al momento, però, ogni Regione ha un suo regolamento. Dal primo gennaio 2025, con l’ingresso della Pma nei LEA, il limite di età stabilito è di 46 anni, in tutte le regioni d’Italia, sia per l’omologa che per l’eterologa.
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