Procreazione medicalmente assistita gratis, slitta tutto a gennaio
- 19/04/2024
- Fertilità
Procreazione medicalmente assistita gratis dal primo gennaio, avevano garantito. Invece, è slittato tutto al 2025. Una notizia che probabilmente getta nello sconforto molte coppie, specialmente le più mature ma non solo, che dovranno continuare a rivolgersi alle strutture private. Chi può permetterselo, ovviamente. Perché si parla di cifre che vanno dai 3.500 a 6-7mila euro per una fecondazione omologa e dai 5 ai 9mila euro per una eterologa.
Ma cosa è successo?
Slitta l’entrata in vigore del nuovo tariffario Lea
Il primo aprile 2024 doveva entrare in vigore il nuovo tariffario Lea relativo alla specialistica ambulatoriale, nella quale rientra la Pma. I Livelli essenziali di assistenza sono le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione (ticket), in modo da garantire il diritto alla salute in modo uniforme sul territorio.
Per la Pma significava che i cittadini non avrebbero pagato nulla per l’omologa e un ticket di circa 1500 euro per l’eterologa.
Ma il nuovo tariffario è slittato ulteriormente a gennaio 2025. Un rinvio che riguarda diverse prestazioni ma che pesa molto sulla medicina della riproduzione dove il tempo è un fattore rilevante. Basti pensare che In base a quanto stabilito dai nuovi Lea, le donne possono accedere a percorsi di Pma tramite il Ssn fino ai 46 anni.
La novità insomma aveva donato speranza a molte coppie, e allo stesso tempo aveva destato un po’ di preoccupazione tra gli esperti, visto che con tutta probabilità la richiesta sarebbe aumentata parecchio, andando a impattare su una rete di strutture già insufficiente.
L’aumento della richiesta della Pma
Lo scorso ottobre infatti la Siru (Società Italiana della Riproduzione Umana) aveva stimato che il numero di cicli da eseguire potesse anche raddoppiare, e che il numero di bambini nati con la fecondazione assistita potesse superare il 5% delle nascite a fronte dell’attuale 2,5%. Un aumento importante in un contesto che, secondo i dati del Ministero della Salute, dal 2012 al 2022 ha già visto aumentare del 73% il ricorso a queste metodiche.
Tanto che Paola Piomboni, presidente Siru, aveva già lanciato l’allarme: “In larga parte del territorio non sussistono strutture sufficienti a garantire alle coppie, in tempi ragionevoli, di poter accedere ai servizi con pagamento a carico del Ssn”.
Quindi pochi centri e con grosse differenze regionali. Come messo in luce dai dati dell’Istituto superiore di sanità relativamente all’anno 2020, in Italia ci sono 332 centri, 101 pubblici e 211 privati, più una esigua minoranza di 20 centri convenzionati. Più della metà dei centri, per la precisione il 59,9%, è concentrata in sole 5 regioni (dati 2020): Lombardia (16,6% del totale), Campania (12,7%), Sicilia (10,2%), Lazio e Veneto (10,2%).
La richiesta delle Regioni: rinviare l’entrata della Pma nei Lea
Ecco perché, di fronte alla prospettiva di avere la Pma nei Lea, le Regioni sono entrate in agitazione e, consapevoli delle carenze strutturali, negli ultimi mesi hanno chiesto – e alla fine ottenuto – il rinvio del provvedimento che prevedeva l’entrata in vigore del nuovo tariffario, e con esso della Pma tra le prestazioni che il Ssn deve garantire a tutti. Il Ministero della Salute infatti alla fine ha accolto le richieste e rimandato il tutto al 1° gennaio 2025.
9 mesi (ironia della sorte) che non sono pochi quando si desidera un figlio che non arriva e magari si è avuta una diagnosi di infertilità. Ancora di più per quelle coppie che decidono di tentare la strada della fecondazione assistita non più giovanissime. In questo caso il fattore tempo può davvero fare la differenza. L’età infatti è sicuramente uno degli aspetti che rendono più difficile procreare in modo naturale.
I fattori dell’infertilità: età ma non solo
Ma non è decisamente l’unico. Per la donna si parla di alterazioni tubariche, ormonali e ovulatorie, di malattie infiammatorie pelviche, fibromi uterini, endometriosi (sempre più diffuso infatti il ricorso, anch’esso per pochi privilegiati, al congelamento degli ovuli), problemi ormonali, endometriosi.
Per gli uomini si parla invece di basso numero, bassa motilità o scarsa qualità degli spermatozoi, ma anche di varicocele, criptorchidismo, malformazioni genitali, infiammazioni testicolari, patologie prostatiche, alterazioni ormonali: tutte patologie peraltro in aumento.
Non vanno poi dimenticate le malattie sessualmente trasmissibili e gli effetti dello stile di vita (fumo, obesità, eccessiva magrezza, alcol, sedentarietà, troppo esercizio fisico), dell’inquinamento, e addirittura di certi cibi.
Il risultato è che l’infertilità è un problema in crescita, che in Italia riguarda circa il 15% delle coppie. Per tutte loro la notizia del rinvio della Pma gratuita arriva ora come una tegola sulla testa.
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