Gli Italiani di oggi? Un popolo di nonni e di giovani in fuga
- 31/10/2024
- Popolazione
L’Italia del 2023 racconta una storia che alterna radici solide e rami esili, specchio di una Nazione che invecchia ma non rinuncia a cercare il cambiamento. Con quasi 59 milioni di abitanti, il nostro Paese si colloca come il terzo più popoloso dell’Unione Europea, come rileva il rendiconto sociale dell’Inps, pubblicato annualmente, strumento chiave per analizzare la situazione demografica, occupazionale e previdenziale dell’Italia. Ma dietro i numeri si cela una realtà complessa: una popolazione che si addensa al Nord (quasi la metà della popolazione: 47%), mentre al Sud e nelle Isole rimangono percentuali minori, rispettivamente il 23% e il 10%, quasi spiazzate da un crescente divario economico e demografico.
Una piramide demografica capovolta
Se un tempo la demografia italiana era simile a una piramide, oggi assomiglia più a un vaso greco: alla base troviamo un’esigua percentuale di giovani (12%), mentre il peso degli over 65 è ormai al 24%. I numeri raccontano di un’Italia che invecchia a vista d’occhio, con una natalità in continua flessione dagli anni ’60. Nel 1960, infatti, nascevano 923.000 bambini all’anno, mentre nel 2022 le nascite sono scese a 392.598. La diminuzione delle nuove generazioni non è solo un dato statistico ma una sfida sociale, economica e culturale.
A tenere alto lo spirito di giovinezza rimane la speranza di vita che, con 85,2 anni per le donne e 81,1 per gli uomini, ci pone fra i popoli più longevi al mondo. Tuttavia, l’invecchiamento della popolazione italiana va di pari passo con un fenomeno che tocca il cuore della società: la “fuga dei cervelli”.
Quando i giovani scelgono di partire
Il rendiconto dell’Inps descrive il quadro di un’Italia in cui, oltre alla naturale emigrazione degli anni passati, è riemersa negli ultimi decenni una nuova ondata migratoria. Stavolta, però, il fenomeno riguarda soprattutto i giovani dai 18 ai 39 anni, spesso laureati, specializzati, competenti. Quella che un tempo era una “migrazione per opportunità” è oggi una “migrazione per necessità”: un nutrito gruppo di italiani cerca all’estero le opportunità che spesso mancano in patria.
Questo flusso di giovani rappresenta un capitale umano inestimabile che l’Italia rischia di perdere definitivamente. I motivi sono molteplici: salari più bassi rispetto alla media europea, instabilità dei contratti e un mercato del lavoro che fatica a integrarsi con i progressi della digitalizzazione e delle nuove competenze. La “fuga dei cervelli” è così divenuta non solo un trend ma un tratto del nostro tempo: si stima che ogni anno decine di migliaia di giovani italiani decidano di emigrare, stabilendosi per lo più in Paesi come Germania, Regno Unito e Svizzera.
Mercato del lavoro frammentato
Anche il mercato del lavoro contribuisce a dipingere un ritratto a tratti malinconico, a tratti speranzoso. In Italia il tasso di occupazione ha raggiunto il 61,5% della popolazione attiva (15-64 anni) con un miglioramento rispetto al 2022. Tuttavia, rimane un altro dato significativo: l’11,8% della forza lavoro è concentrato nei settori finanziari e dei servizi alle imprese, e solo il 9,9% nel commercio. Il settore industriale rappresenta il 17,6%, ma le imprese italiane, in media, restano di piccole dimensioni: circa 4,8 milioni di micro-imprese contano meno di dieci addetti ciascuna.
A complicare il panorama è la distinzione salariale di genere: le donne, sia nel settore privato che pubblico, percepiscono ancora retribuzioni giornaliere mediamente inferiori rispetto agli uomini. Questo “gender gap” non è solo una questione di parità, ma un freno per un Paese che rischia di escludere parte del suo potenziale creativo e produttivo.
Una generazione di NEET e il peso delle pensioni
Un altro dato cruciale è la percentuale di NEET (giovani che non studiano, non lavorano e non sono in formazione) che rappresenta il 16,1% della popolazione fra i 15 e i 29 anni. Il divario regionale in questo aspetto è forte: in Sicilia la percentuale di NEET tocca quasi il 28%, mentre nel Trentino-Alto Adige scende all’8,8%. Questo divario tra Nord e Sud è uno dei grandi nodi che il Paese deve affrontare per sostenere lo sviluppo delle generazioni future.
Nel frattempo, le pensioni gravano come una voce importante nelle spese del Paese. Con oltre 15 milioni di pensionati Inps e 16,4 milioni di pensioni erogate, i costi previdenziali sono elevati, pur segnando una distribuzione a vantaggio delle generazioni passate. Gli importi delle pensioni, nel 2023, sono aumentati rispetto al 2022, ma permane una discrepanza di genere, con pensioni medie più basse per le donne.
Prestazioni sociali e assistenziali
Nel 2023, anche il panorama delle prestazioni sociali ha subito mutamenti. Si è registrata una riduzione delle domande per Reddito e Pensione di Cittadinanza, misure pensate per sostenere le fasce più deboli della popolazione. Tra gli interventi si è inserito l’Assegno Unico e Universale, introdotto per snellire l’accesso ai benefici e rivolto a supportare le famiglie.
Il rendiconto sociale evidenzia però una contrazione delle prestazioni di Reddito di Libertà, destinate alle donne vittime di violenza, un segnale che evidenzia quanto i budget regionali influenzino l’accessibilità ai fondi di assistenza.
Il futuro dell’Italia
Nel panorama di oggi, l’Italia si presenta come una Nazione di anziani, ma anche una terra in cui i giovani, per trovare il proprio spazio, a volte decidono di partire. Il Paese, che da sempre ha una forte tradizione di legami familiari e di assistenza intergenerazionale, si trova ora davanti alla sfida di evitare che questi legami diventino un ostacolo alla crescita delle nuove generazioni. Il paradosso della “fuga dei cervelli” e dell’invecchiamento lascia intravedere un rischio: se non si riesce a trattenere i giovani talenti, si perde la linfa vitale per l’innovazione e lo sviluppo.
L’Inps, attraverso le sue prestazioni, gioca un ruolo chiave in questo contesto, sia nella previdenza per gli anziani che nel supporto alle famiglie e ai giovani. Tuttavia, è evidente che, per costruire un’Italia più inclusiva e innovativa, servono riforme che vadano oltre la sfera previdenziale e si traducano in una spinta concreta verso l’occupazione giovanile, la parità di genere e una maggiore valorizzazione delle risorse umane.
Quindi, chi sono gli italiani oggi? Un popolo di anziani longevi, di giovani spesso in partenza e di famiglie che continuano a sostenerli. È un’Italia di passaggi, in cui le nuove generazioni cercano ancora il proprio ruolo.
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