Scuola, sicurezza precaria: 85 crolli in poco più di un anno
- 22/11/2023
- Giovani
Non solo istruzione e sensibilizzazione, alle scuole italiane serve un vero e proprio restauro. Si tratta, infatti, di un problema che va ben oltre possibili polarizzazioni e dibattiti politici e che richiede la massima attenzione per la salvaguardia delle nuove generazioni. Stiamo parlando, infatti, della sicurezza degli edifici scolastici.
A fornire dei dati in merito allo stato di salute dei plessi che ospitano i nostri studenti è Cittadinanzattiva. Secondo l’associazione che promuove l’attività sociale dei cittadini e che è solita monitorare lo stato degli edifici scolastici, da settembre ad oggi ha segnalato i 24 episodi di criticità strutturale di vario genere, compresi crolli.
L’anno scolastico, da poco iniziato, ha già un bilancio preoccupante che si aggiunge ai 61 incidenti registrati in quello precedente. Sette al mese: è record assoluto.
Giornata nazionale della sicurezza nelle scuole
Il 22 novembre è una data che segna la Giornata nazionale della sicurezza nelle scuole, è stata promossa dal 2003 da Cittadinanza e poi istituzionalizzata nel 2015 con decreto dell’allora ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini. Tale giornata fu istituita proprio il 22 novembre, per ricordare il crollo del liceo Darwin di Rivoli, in provincia di Torino. Nel 2008, infatti, il liceo divenne purtroppo famoso per una tragedia: Vito Scafidi, giovane studente di 17 anni, venne schiacciato da un controsoffitto crollato. Nella stessa città, così come in molte in cui i riscaldamenti non funzionano, sono state, inoltre, registrate anche altre criticità. Si tratta delle aule che raggiungono i 13 gradi costringendo così studenti e docenti a indossare sciarpe, giubbini o guanti in classe per ripararsi dal freddo e l’umidità.
A monitorare il fenomeno della fragilità delle nostre strutture scolastiche, è stato l’Osservatorio civico sulla sicurezza delle scuole che, sul portale Skuola.net, ha pubblicato un report elaborato proprio da Cittadinanzattiva. L’analisi evidenzia la distribuzione degli episodi avvenuti tra settembre 2022 e agosto 2023 nell’anno accademico 2022/2023. Dei 61 casi di crollo o cedimenti registrati, 24 si sono verificati nelle regioni del Sud e nelle Isole (il 39% del totale), 23 nel Nord (38%), 14 nelle regioni del Centro (23%).
L’analisi regionale
Se si confrontano i dati a livello regionale, è la Lombardia sul triste podio con nove episodi. A seguire, Lazio e Campania con otto episodi. La classifica prosegue con i sette della Sicilia, i cinque in Piemonte, Toscana e Sardegna, tre in Liguria ed Emilia-Romagna, due in Veneto. A chiudere, Friuli-Venezia Giulia, Puglia, Calabria, Abruzzo, Basilicata, Umbria, con un singolo episodio.
In 17 casi si è trattato di distacchi di intonaco o di calcinacci, di per sé pericolosi per l’impatto in base all’altezza dai quali cadono o dal loro stesso peso. In 11 casi, a cedere sono stati, invece, tetti e solai e ancora, altri 11 i controsoffitti. Crepe nei muri e nei cornicioni di finestre e balconi per nove situazioni. Anche gli alberi presenti nei cortili delle scuole, se non manutenuti, rischiano di diventare pericolosi, come hanno dimostrato sette casi. Cinque episodi, poi, sono stati relativi a porte, finestre e cancelli usurati e con problematiche che mettono a rischio la permanenza dei bambini all’interno delle scuole. Solo un caso è stato un crollo effettivo.
La “fortuna” degli studenti è stata che, spesso, si è trattato di episodi che accadevano nei fine settimana, quando le scuole sono solitamente chiuse o, ancora, in periodi di festività oppure di notte. Ma in altri casi, invece, sono stati feriti studenti, insegnanti e collaboratori scolastici. In queste circostanze si può generare caos e paura, soprattutto quando le classi sono composte dai più piccoli e si sgomberano le aule o si cerca di limitare danni ulteriori interrompendo la didattica e, quindi, portando a conseguenze di diversa entità.
Le cause della vulnerabilità degli edifici
Tra le cause della vulnerabilità degli edifici, abbiamo la longevità degli stessi. Quasi la metà dei plessi scolastici censiti in Italia, sono stati costruiti prima del 1976 (18.889, pari al 47% del totale). La “vecchiaia” degli edifici, però, è diventata fattore preoccupante proprio a causa della mancanza di manutenzione, di controlli e attenzione tempestiva da parte delle autorità competenti.
A peggiorare il tutto, sono quegli istituti che sono stati costruiti in Comuni italiani classificati in territori a rischio sismico elevato, la cui manutenzione dovrebbe essere prioritaria visto, anche, il numero di bambini e ragazzi che vivono quelle zone italiane (circa 4 milioni e 300 mila scolari).
Molto elevato è, inoltre, il numero degli edifici scolastici non in possesso dell’agibilità (23.330, 57,90%) né della prevenzione incendi (22.130, 54,92%). Il numero degli edifici privi di collaudo statico è meno alto, ma riguarda comunque un numero considerevole di scuole (16.681, 41,4%)
I fondi del Pnrr
Oltre 12 miliardi di euro sono gli investimenti, in parte dedicati alle infrastrutture e all’edilizia scolastica, previsti dal Pnrr. Riqualificazione energetica, messa in sicurezza delle strutture e sviluppo degli aspetti tecnologici in vista della digitalizzazione, obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Ue, sono solo alcuni degli aspetti su cui si sta puntando per rendere, non solo più sicure, ma anche più moderne le aule dei giovanissimi. Inoltre, gran parte dei finanziamenti sarà dedicato alla costruzione di oltre duecento nuove scuole.
Proprio il Governo, definendo le stime delle scuole con condizioni di criticità, ha sottolineato che sono oltre 2,4 milioni i metri quadri di edifici scolastici che necessitano di intervento. Il ministro dell’Istruzione ha pubblicato, tra l’altro, l’elenco dei 399 interventi che verranno finanziati con i fondi del Pnrr, proposti e coordinati dalle Regioni.
“L’edilizia scolastica – ha spiegato Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net – è la rappresentazione plastica di come la decentralizzazione dei poteri dello Stato iniziata negli anni ‘90 non abbia funzionato a dovere: da fine millennio le scuole non sono più proprietà dello Stato ma degli enti locali. Nel frattempo, ci si è “dimenticati” di trasferire adeguate risorse finanziarie ma soprattutto competenze per permettere agli stessi enti locali di sfruttare i fondi straordinari che via via venivano messi a disposizione per costruire nuove scuole o per mantenere in efficienza quelle già costruite”.
Il risultato? “Un patrimonio scolastico che invecchia, e questo sarebbe anche normale – ha continuato Daniele Grassucci -, gli edifici non sono usa e getta, senza essere adeguatamente mantenuto o rinnovato. Anche perché nel frattempo le Province, che hanno la competenza sulle strutture delle scuole secondarie, sono state abolite e poi recuperate”, ha concluso.
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