Diseguaglianze e mancanza di opportunità per i giovani che vivono in città
- 25/10/2023
- Giovani
Per i bambini e gli adolescenti italiani la città è un luogo di difficoltà e discriminazioni, privo di spazi per crescere e di opportunità. Questa l’estrema e impietosa sintesi del rapporto ‘Fare spazio alla crescita’ diffuso da Save the Children, che indaga proprio come siano distribuiti i minori lungo la penisola e le problematiche si trovano a fronteggiare nei centri urbani più grossi, in particolare nelle periferie che sempre più sono luogo di marginalità e degrado. Al centro, il concetto di ‘spazio’ – casa, scuola, pubblico –, elemento fondamentale per lo sviluppo e il benessere dei giovani.
La stessa Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza delle Nazioni Unite (1989) sottolinea il diritto a un ambiente familiare, a un’educazione di qualità (spazi scolastici adeguati), a un buon livello di salute (spazi verdi e ambienti puliti) e alla partecipazione alla vita culturale e sociale.
Le città metropolitane, da luogo moderno a trappola
In Italia ci sono 10 milioni e 493 mila bambini e adolescenti (0 e 19 anni), e la loro vita in città è piuttosto complicata. Devono infatti fronteggiare disparità nell’accesso a spazi abitativi, scolastici e pubblici che siano adeguati alla loro crescita e alla loro salute. Una situazione che si ripercuoterà inevitabilmente sul loro futuro, e conseguentemente su quello della società tutta.
Di questi 10 mln e mezzo, 3 mln e 785 mila (quasi 2 su 5) vivono nelle 14 città metropolitane (composte dal Comune principale e dal suo hinterland): Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino e Venezia. L’analisi di Save the Children evidenzia la presenza di discriminazioni non solo tra regioni, sostanzialmente secondo la nota frattura Nord-Sud, ma anche tra quartieri dello stesso centro.
Infatti, nell’ambito cittadino, la maggior parte dei più giovani vive in zone svantaggiate dove non a caso, in media, si trova anche il 13,7% dei contribuenti con reddito inferiore a 15 mila euro annui. Un dato significativo, perché le aree urbane più povere spesso sono quelle con meno spazi adeguati alla crescita dei minori e con minori stimoli.
E se a Catania, Palermo e Messina più della metà dei contribuenti ha un reddito inferiore ai 15mila euro annui, anche nelle città del Centro e Nord Italia troviamo percentuali molto alte, come ad esempio a Roma (38,8%) e Venezia (36,9%).
Su 114 municipi dei Comuni principali, 33 presentano i fattori di svantaggio più elevati in base all’analisi di Save the Children:
• Bari: Municipio 3 e 4
• Bologna: Navile e San Donato-San Vitale
• Cagliari: Mulinu Becciu e Sant’Avendrace
• Catania: Circoscrizione 1 e Circoscrizione 6
• Firenze: Quartiere 3 Gavinana-Galluzzo
• Genova: Municipio 5 Val Polcevera e Municipio 6 Medio Ponente
• Messina: Circoscrizione II e Circoscrizione III
• Milano: Forze Armate-San Siro–Baggio, Porta Ticinese-Vigentino–Gratosoglio, Porta Volta-Fiera-Gallaratese-Quarto Oggiaro
• Napoli: Municipalità 6, Municipalità 7, Municipalità 8
• Palermo: Circoscrizione Seconda e Circoscrizione Terza
• Reggio Calabria: Ortì-Podargoni-Terreti e Cannavò-Mosorrofa-Cataforio
• Roma: Municipio VI, Municipio V, Municipio X, Municipio XIII, Municipio XIV e Municipio XV
• Torino: Borgo Vittoria-Madonna di Campagna-Lucento-Vallette e Barriera di Milano-Regio Parco-Barca-Bertolla-Falchera-Rebaudengo-Villaretto
• Venezia: Lido-Pellestrina (Venezia Litorale) e Marghera
Lo spazio abitativo: la casa
Per capire le difficoltà dei giovani, si parte dalla casa, che dovrebbe essere un luogo sicuro, confortevole e adeguato all’affettività e alle loro necessità di base (tra cui studiare, giocare, riposare). In Italia c’è un problema abitativo, confermato dal fatto che il 39,1% dei minori vive in un’abitazione sovraffollata e che tra le famiglie con almeno un figlio c’è chi vive in case danneggiate (9,2%), con umidità (13,7%) o scarsa illuminazione (5,4%). In questo contesto generale, le città fanno ancora peggio, visto che concentrano 2 su 3 dei quasi 13 mila minori che sono senza casa o fissa dimora (il 63,8%). Di questi, il 76% si concentra nelle in tre sole città: Milano, Napoli e Roma.
Molto importante anche il ruolo svolto dalle spese per la casa: quando queste occupano grossa parte del reddito familiare, si investe di meno in beni per la crescita dei figli, anche essenziali. Negli ultimi anni la crisi economia ha fatto aumentare le spese per affitti, elettricità e gas, costringendo le famiglie con redditi più bassi a diminuire spese quali quelle per l’istruzione.
D’altronde vivere in città è più costoso: in media, una famiglia con almeno un minore in Italia spende circa l’11,8% del reddito mensile per la casa, ma nelle aree con più di 50mila abitanti tale percentuale raggiunge il 12,4%. Ne consegue un maggior rischio morosità per chi vive nelle aree urbane, dove si concentra infatti il 45% dei provvedimenti di sfratto.
Lo spazio educativo: la scuola
Passando all’istruzione, altro aspetto basilare nella crescita di un bambino, basterebbe già dire che nelle città metropolitane il 70% degli edifici scolastici è senza certificato di agibilità – media italiana 62,8% – per capire l’aria che tira. Eppure non basta: va anche sottolineata la mancanza sostanziale di spazi collettivi di studio e socializzazione, mense, palestre, aule tecniche o informatiche, la cui presenza è inferiore alla media del Paese, già non lusinghiera.
Nelle scuole di città manca una palestra in 3 istituti su 5, uno spazio comune in più di una su tre, e aule tecniche e informatiche sono una specie di miraggio per almeno la metà degli studenti minorenni di ogni ordine e grado.
Capitolo tempo pieno: in 8 città metropolitane è significativamente inferiore alla media nazionale, pari al 38%. Le situazioni peggiori si registrano a Palermo (6,5%), Catania (9,5%) e Reggio Calabria (13,7%), mentre nella scuola secondaria di I grado le città sotto la media (13,3%) sono 9, con Bari, Bologna, Venezia, Roma e Napoli che non superano il 5%.
Infine, nei 33 municipi delle città metropolitane con i fattori di svantaggio peggiori, ci sono 240 istituzioni scolastiche con meno di 900 iscritti e dunque a rischio “dimensionamento”.
Lo spazio pubblico: verde urbano e trasporti
Un altro aspetto fondamentale per il benessere dei più giovani è la fruizione di spazi di verde pubblico, che nelle città metropolitane risulta essere complicato. Il verde urbano infatti è di 16 mq a bambino contro la media italiana del 19,5 mq, a fronte dei 18 mq che rappresentano il livello minimo che dovrebbe essere a disposizione di ognuno. Eppure, in otto città metropolitane su 14, la superficie di spazi pubblici fruibili è inferiore a quella minima raccomandata.
Nello specifico, in Italia, per ogni bambino esistono 12 metri quadrati di aree sportive, 1,4 di parchi urbani, 1,05 di aree sociali/ricreative attrezzate, 0,59 di arredo urbano e solo 0,4 di giardino/orto botanico a scuola. Nel caso frequente in cui il minore non trovi tutto ciò vicino casa, si aggiunge un’altra difficoltà: la carenza di mezzi pubblici è un ostacolo al godimento degli spazi collettivi per il 30,7% delle famiglie perché, tra le altre cose, non consente di spostarsi verso un altro quartiere.
Livello di istruzione e di occupazione
Le disuguaglianze tra opportunità, stimoli e spazi disponibili sono ampie tra regioni ma anche all’interno dello stesso nucleo urbano. Il rapporto di Save the Children, in collaborazione con Openpolis, ha combinato due fattori fondamentali per valutare il grado di svantaggio di una zona, ovvero il livello di istruzione dai 9 anni in su e quello di occupazione tra i 15-64enni. Ha così determinato una scala che va da 2 (minor svantaggio) a 8 (maggior svantaggio) e ottenuto delle mappe cittadine, dalle quali emergono grosse differenze tra i vari quartieri. In particolare, si registrano gli svantaggi più elevati (valori da 5 a 8):
• Torino in 4 municipi su 8
• Roma in 9 municipi su 15
• Napoli in 7 municipalità su 10
• Palermo in 6 circoscrizioni su 8
• Bari in 4 municipi su 5
• Reggio Calabria in 10 municipi su 15
• Cagliari in 3 municipi su 6
• Bologna in 4 municipi su 6
• Genova in 6 municipi su 9
• Venezia in 4 municipi su 6
• Firenze 4 municipi su 5
La petizione e la campagna ‘Qui vivo’
Insieme al Rapporto, Save the Children ha lanciato una nuova campagna di sensibilizzazione dal titolo ‘Qui vivo’, che ha l’obiettivo di agire nelle periferie geografiche, sociali ed educative italiane particolarmente svantaggiate. Ha inoltre lanciato un programma di intervento specifico: ‘Qui, un quartiere per crescere’, che durerà nove anni e ha l’obiettivo di migliorare concretamente il contesto di vita di bambini, bambine e adolescenti.
Nella prima fase coinvolgerà cinque quartieri in cinque grandi città italiane:
• Torino (Aurora-Porta Palazzo)
• Prato (Macrolotto Zero)
• Roma (Ostia ponente)
• Napoli (Pianura)
• Palermo (Zen2)
E’ possibile aderire alla campagna ‘Qui vivo’ firmando la petizione lanciata dall’organizzazione “per assicurare educazione di qualità, attività sportive, opportunità e spazi sicuri in cui crescere a tutti i bambini, a partire da elementi molto concreti, come l’apertura delle scuole tutto il giorno o la presenza di biblioteche scolastiche e palestre in tutte le periferie”.
“Le periferie urbane oggi sono le vere città dei bambini perché è lì che vive la maggior parte di loro, ma spesso non offrono spazi, stimoli e opportunità adeguati alla crescita, alimentando, invece, isolamento e marginalità. Per questo, con la campagna Qui vivo e il programma di innovazione sociale puntiamo a valorizzare in positivo la partecipazione di bambine, bambini e adolescenti, loro sono la migliore risorsa per la rigenerazione e il futuro dei luoghi che abitano”, ha commentato Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children.
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