Quanti giovani italiani soffrono la povertà alimentare?
- 28/08/2023
- Giovani
L’8,4% delle famiglie italiane non può permettersi un pasto a base di proteine ogni due giorni, come fortemente consigliato dai nutrizionisti. Le parole del ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida, secondo cui “i poveri spesso mangiano meglio” perché acquistano direttamente dal produttore, hanno riacceso i fari sul tema della povertà alimentare. Questa condizione può concretizzarsi quando una persona non ha la possibilità di consumare quotidianamente e in quantità adeguate cibi sani, equilibrati, nutrienti e sicuri.
Le scarse risorse economiche non sono l’unica causa della povertà alimentare, innescata anche dalla difficoltà di accedere ai servizi di assistenza, dalla scarsa educazione alimentare e dalla qualità del cibo presenti sul mercato.
Questa carenza assume un peso ancora più rilevante quando colpisce i bambini o i giovani in età di sviluppo, per la cui crescita è fondamentale una dieta sana e varia, come raccomanda l’Efsa (European Food Safety Authority).
Secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio Con i bambini, realizzato da Con i Bambini e Openpolis, in Italia il 2,8% dei minori non consuma un pasto proteico al giorno, segnale di una possibile povertà alimentare. Come spesso accade per le tematiche sociali, anche in questo caso si rilevano importanti differenze territoriali.
Come cambia la povertà alimentare nelle diverse Regioni
La povertà alimentare registra il suo conto più salato nelle regioni del Sud. In Sicilia la quota di bambini e ragazzi che non consumano almeno un pasto proteico al giorno supera l’8%: in una classe di 25 bambini, più di 2 non assumono il giusto apporto di proteine.
Seguono Campania (5,4%), Basilicata (4,9%) e Lazio (4,5%), mentre fa eccezione la Puglia, dove la percentuale si attesta sotto l’1% così come nelle Marche, in Abruzzo e in Piemonte.
Per diverse regioni (Calabria, Liguria, Lombardia, Molise, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta) il dato non è stato rilasciato perché corrispondente ad una campione inferiore a 20 unità.
È particolarmente interessante la relazione tra le statistiche di povertà alimentare e la distribuzione delle mense scolastiche nelle diverse regioni italiane. A giugno 2021, nella sua relazione al Parlamento, l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Carla Garlatti spiegava come il ruolo delle mense nel contrasto alla povertà alimentare sia spesso sottovalutato.
A giugno 2022, in occasione dell’ultima Relazione, l’Autorità ha dichiarato che “le mense scolastiche, per alcuni bambini, rappresentano il pasto più completo e sano della giornata”.
Infatti, le regioni a maggior rischio di povertà alimentare tra i minori coincidono in molti casi con quelle con meno mense scolastiche. Anche in questa speciale classifica, Sicilia e Campania registrano i dati peggiori con una sola mensa ogni dieci scuole pubbliche. Segue la Basilicata, in terza posizione per incidenza di bambini e ragazzi che non consumano quotidianamente pasti proteici (4,9%), che è quartultima per presenza di mense (presenti nel 20,2% delle scuole pubbliche). Analogamente il Lazio, quarto in base all’indicatore di deprivazione alimentare (4,5%), è quintultimo per distribuzione di mense scolastiche (21%), seguito a stretto giro dal Molise (21,8%).
Al contrario in Toscana e Piemonte, le uniche due regioni oltre alla Valle d’Aosta in cui la quota di edifici dotati di mensa supera il 60%, la percentuale di bambini e ragazzi che non consumano quotidianamente pasti proteici si attesta al di sotto del 2%. In particolare, il Piemonte è la regione con il migliore indicatore di deprivazione alimentare (0,2%) e la seconda con maggiore offerta di mense subito dopo la Valle d’Aosta, di cui il dato sui minori a rischio povertà educativa non è disponibile per scarsità del campione.
A livello locale, oltre alla provincia di Aosta (con mense presenti nel 71,3% delle scuole pubbliche), spiccano in positivo i territori delle province di Lucca (68,6%), Verbano-Cusio-Ossola (68,5%), Imperia (67,8%), Prato (67,2%), Biella (67%) e Vercelli (66%).
Dati molto negativi invece per altre 7 province, tutte del Sud: Trapani, Matera, Agrigento, Palermo, Catania, Ragusa e Napoli, dove la presenza delle mense scolastiche è inferiore al 10% degli istituti pubblici.
Le mense scolastiche e il Pnrr
Lo stesso Osservatorio Con i Bambini sottolinea che la presenza di mense scolastiche non rappresenta certo l’unico fattore che incide sulla deprivazione alimentare, ma è indice delle condizioni socio-economiche di ciascuna regione, oltre che del livello di educazione alimentare e della disponibilità economica delle famiglie.
Anche grazie agli interventi dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, la politica ha deciso di intervenire sul tema, riconoscendo l’importanza delle mense per lo sviluppo dei giovani. Infatti, il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede diversi interventi per l’edilizia scolastica: tra questi, il piano per l’estensione del tempo pieno che si baserà anche sulla creazione o ristrutturazione degli spazi per le mense, per almeno 1.000 edifici di istruzione pubblica.
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