Social freezing in Italia, una tendenza in crescita
- 15/03/2024
- Fertilità
Il fenomeno del “social freezing” sta guadagnando sempre più terreno in Italia, con un crescente interesse per questa pratica che offre alle donne la possibilità di preservare la propria fertilità per il futuro.
Questa tendenza è stata recentemente messa in risalto dalla modella Bianca Balti, che ha annunciato sui social media di voler regalare alla figlia, all’età di 21 anni, la possibilità di crioconservare i suoi ovociti.
Secondo esperti come la ginecologa Silvia Colamaria del Centro Genera di Roma, la pratica del social freezing sta registrando un aumento del 20% circa di anno in anno, un trend che sembra essere iniziato dopo il periodo della pandemia di Covid-19 nel 2021. Tuttavia, nonostante questa crescente popolarità, molte donne rimangono ancora poco informate su questa opzione e spesso si trovano ad affrontare la questione troppo tardi.
In un mondo dove le pressioni sociali e professionali spingono sempre più le donne a ritardare la maternità, è importante considerare le implicazioni biologiche di tale scelta. Come sottolinea la ginecologa esperta, il nostro stile di vita moderno spesso ci porta a procrastinare la gravidanza fino a un’età in cui la fertilità femminile è già in declino. A 40 anni, potremmo sentirci ancora giovani e pieni di energia, ma biologicamente parlando, il tempo stringe. Dopo i 35 anni, le sfide legate alla gravidanza aumentano significativamente, con un rischio maggiore di aborto e anomalie cromosomiche.
È qui che interviene l’importanza del social freezing. Congelare gli ovociti a 20 o 30 anni può sembrare indifferente dal punto di vista scientifico, ma è dopo i 35-36 anni che la differenza diventa evidente. La finestra ottimale, come suggerisce la letteratura scientifica, è prima dei 35 anni, quando la qualità degli ovociti è ancora al suo apice.
Quindi, mentre affrontiamo le sfide della nostra carriera e della nostra vita personale, è essenziale considerare anche il nostro orologio biologico. Come consiglia l’esperta, potrebbe essere saggio pensare a fare figli prima, se le circostanze lo permettono, o almeno a prendere in considerazione la possibilità di congelare gli ovociti. Non è una garanzia assoluta, ma potrebbe essere un modo per dare un piccolo “assegno in bianco” al nostro futuro, un’opportunità di fermare il tempo e preservare le nostre possibilità di avere una famiglia quando saremo pronte.
Come funziona il social freezing?
Il social freezing è una procedura che coinvolge la crioconservazione degli ovociti, e funziona ottimizzando la riserva ovarica di ogni donna. Secondo la letteratura scientifica, l’ideale sarebbe congelare almeno 15 ovociti prima dei 35 anni per avere ottime possibilità, fino all’80-85%, di concepire un bambino in futuro. Tuttavia, raggiungere questo “magic number” non è sempre garantito e dipende dalle caratteristiche individuali di ciascuna paziente.
In Italia, le tecniche di riproduzione assistita possono essere utilizzate finché la donna è potenzialmente fertile, con il consiglio di non procrastinare troppo l’utilizzo degli ovociti crioconservati. Infatti, dopo i 45 anni, i rischi legati alla gravidanza aumentano significativamente, quindi è preferibile non aspettare troppo per avviare il processo di fecondazione.
La crioconservazione degli ovociti non ha una scadenza definita, e un ovocita congelato può essere utilizzato anche dopo molti anni con la stessa efficacia.
Quando si pianifica il social freezing, è necessario considerare anche i costi associati, che di solito variano dai 3.000 ai 4.000 euro, comprensivi dei farmaci per la stimolazione ovarica. Tuttavia, questi farmaci non sono coperti dal Servizio Sanitario Nazionale, contribuendo così ad aumentare il costo complessivo del trattamento.
Chi sono le donne che scelgono di sottoporsi al social freezing?
Le donne che optano per il social freezing rappresentano un gruppo determinato e consapevole, solitamente provenienti da un ceto socioeconomico medio-alto. Spesso laureate e ben informate sull’importanza di considerare l’età biologica e i rischi associati alla maternità tardiva, queste donne tendono a essere tra i 30 ei 40 anni di età. Prima di intraprendere il trattamento, valutano attentamente i loro casi specifici insieme ai professionisti medici per massimizzare i benefici della procedura.
Tuttavia, l’accessibilità economica rimane un ostacolo significativo per molte donne. Nonostante la crescente consapevolezza sull’importanza della preservazione della fertilità, il costo della procedura può essere proibitivo per alcuni.
Nonostante l’aumento della popolarità del social freezing, le statistiche ufficiali a livello italiano sono ancora limitate, e la procedura non è accessibile attraverso il Servizio Sanitario Nazionale se non per motivi oncologici. Tuttavia, nonostante gli ostacoli, il numero di donne che optano per il social freezing sta gradualmente aumentando, anche se ancora non al ritmo desiderato dagli esperti del settore. La consapevolezza rimane fondamentale, e molte donne si trovano ancora a pensare: “se solo avessi saputo”.
Il ruolo dello Stato
Il social freezing, o preservazione della fertilità per fini sociali, è un argomento che coinvolge non solo aspetti medici, ma anche socio-economici. Il Direttore Uoc di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) presso l’ASL di Bari, Giuseppe D’Amato, sottolinea che l’aumento dell’età in cui le persone diventano genitori è un problema diffuso in Occidente. Non basta potenziare le tecniche di fecondazione assistita; è necessario affrontare principalmente questioni socio-economiche.
Il dottor D’Amato propone un intervento dello Stato per rendere accessibile la procedura del social freezing, suggerendo un sistema simile a un prestito d’onore. “La paziente giovane, al primo impiego, potrebbe chiedere un contributo allo Stato da restituire con una piccola quota mensile, negli anni seguenti”, spiega. Questo approccio potrebbe rendere la procedura più accessibile, considerando che il costo complessivo si aggira intorno ai 5-6mila euro. “Se lo Stato corrispondesse anche solo l’importo dei farmaci, il valore si potrebbe dimezzare”, osserva l’esperto.
Riflettendo sulla situazione in altri Paesi, dove il social freezing è più comune tra i pazienti oncologici, D’Amato suggerisce che l’Italia potrebbe essere una pioniera in questo senso. “Dobbiamo considerare che quando discutiamo della preservazione della fertilità per fini sociali, stiamo anche lavorando per pareggiare i rapporti fra i generi”, riflette.
L’esperto evidenzia la possibilità offerta dal social freezing nel consentire alle donne di concepire anche al di fuori dell’orologio biologico. “Si tratta di offrire un’opzione in più per preservare la fertilità a costi non elevati”, conclude il ginecologo, sottolineando l’importanza di rivolgersi a centri altamente specializzati.
In definitiva, il “social freezing” rappresenta un passo avanti nella preservazione della fertilità femminile, offrendo alle donne la possibilità di scolpire il proprio futuro genitoriale in un contesto dove il tempo biologico e le pressioni sociali spesso entrano in conflitto.
Dalla moda alla medicina, il social freezing sta emergendo come una risposta tangibile alle sfide imposte dal ritardo nella maternità, offrendo una soluzione che combina tecnologia e saggezza biologica. È una prospettiva affascinante, che ci ricorda che, nonostante le sfide, abbiamo ancora il potere di influenzare il nostro destino riproduttivo.
Ora, più che mai, è tempo di abbracciare l’opportunità di dare al futuro un “assegno in bianco”, di fermare il tempo e di preservare le nostre possibilità di avere una famiglia quando saremo pronte. Il social freezing è il nostro alleato in questa battaglia contro il tempo, un’ancora di speranza che ci permette di affrontare il futuro con fiducia e determinazione.
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