Crisi demografica, cosa stanno facendo aziende e politica
- 12/12/2024
- Talk | Essere genitori oggi Welfare
Sostenere la genitorialità agendo su diversi pilastri: la politica economica, l’educazione e la prevenzione per favorire la fertilità, le tecniche per superare l’infertilità, l’implementazione di un welfare aziendale che sia orientato a favorire scelte di vita coerenti con un incremento della natalità. Se ne è parlato all’evento “Essere genitori oggi, tra scienza e welfare” organizzato giovedì 12 dicembre dall’Adnkronos presso Palazzo dell’Informazione, a Roma.
Le misure adottate dalla politica
Centrale è la sinergia tra aziende e politica, anche se finora i risultati ottenuti non sono quelli sperati. Su quali canali bisogna insistere, allora, per rilanciare la natalità?
Matera: “Sfida demografica è la madre di tutte le sfide”
Una delle cause principali della crisi demografica sono i salari troppo bassi, che in Italia sono ancorati al 1991: “Questa situazione perdura da trent’anni, il che significa che sono mancate le politiche adatte a contrastare la crisi demografica” esordisce Mariangela Matera, membro della Commissione Finanze della Camera dei Deputati che sottolinea l’impegno dell’esecutivo: “Per questo governo la sfida demografica è la madre di tutte le sfide perché solo i figli potranno dare un futuro alla nostra società”. Come più volte analizzato, i salari sono una delle diverse cause della crisi demografica: “Credo che ai giovani manchi la consapevolezza di un futuro – sottolinea Matera – e quindi, non avendo una progettualità, tendono a preservare sé stessi piuttosto che a procreare”. Matera ricorda che l’esecutivo Meloni “è il primo che ha un ministero per la natalità e per la famiglia accanto alla parità di genere nella consapevolezza del problema e della sua entità”.
Sulla necessità di interventi strutturali per risolvere la crisi demografica, Matera aggiunge: “L’Italia ha un saldo negativo nascite/decessi da tre decenni. È chiaro che non si può invertire questo trend con politiche di breve termine. Finora, tra le varie misure messe in campo, questo governo ha investito 16 miliardi di euro per rilanciare la natalità”.
Per contrastare la crisi demografica, “ad agosto abbiamo istituito la Commissione per la Transizione Demografica, che partirà dopo l’individuazione dei deputati che ne faranno parte. Si tratta di una commissione di inchiesta monocamerale che andrà ad analizzare le cause e le conseguenze della denatalità. Sulla base dei risultati, la Commissione ha anche il compito di suggerire misure adeguate a rilanciare la natalità”.
Tenerini: “L’ostacolo maggiore è il gap di genere”
“In questo momento ci sono trasformazioni molto importanti, la percezione della genitorialità sta cambiando molto rispetto agli anni precedenti”, sottolinea Claudia Tenerini, deputata della commissione Lavoro pubblico e privato.
“I dati non ci fanno stare sereni per il futuro – continua Tenerini – anche se sono stati inseriti tanti incentivi ai giovani che vogliono avviarsi alla genitorialità. C’è però un problema di genere da estirpare, ovvero il fatto che la cura della famiglia ricade in gran parte sulle donne con evidenti ripercussioni sulla carriera. In questa finanziaria è stato reintrodotto il ‘Bonus bebè’. Chiaramente sappiamo che questo non risolve il problema, ma è il segno che questo governo vuole far sentire la propria vicinanza ai giovani che si avvicinano a un progetto di famiglia. Lo stesso dicasi per il ‘Bonus asilo nido’, che però si scontra con la mancanza di strutture sul territorio”, ricorda la deputata che insiste sulla difficoltà dei primissimi mesi di vita: “C’è una fascia scopertissima, che va dagli 0 ai 6 mesi e dai 6 mesi fino all’anno di vita del bambino. Chi non ha i nonni vicino va in seria difficoltà e questo è del tutto comprensibile”. La deputata ricalca quindi gli incentivi che riguardano il lavoro, come la decontribuzione per le madri introdotta già con la scorsa Legge di bilancio e confermata dall’esecutivo.
Nonostante queste misure, le nascite in Italia continuano a diminuire. Per Tenerini, il canale principale su cui insistere è quello del gender gap: “Finché non si risolverà il problema di genere, non troveremo una soluzione certa alla denatalità. Il cambiamento deve essere a monte e dipende dal contesto culturale. Non possiamo permetterci di tenere le donne fuori dal nuovo mondo del lavoro, profondamente segnato dall’Intelligenza artificiale”. Il riferimento è al gap, prima di tutto culturale, che tiene le donne ancora lontane dalle discipline Stem con conseguenze sulla loro carriera e, quindi, sulla demografia del Paese.
Anche l’aspetto economico pesa sulle scelte dei giovani, spesso messi spalle al muro dagli stipendi troppo bassi: “Le aziende hanno un ruolo sempre più importante nelle trasformazioni sociali del nostro tempo, così come una buona contrattazione di secondo livello deve riuscire a far quadrare il cerchio. Serve un lavoro in sinergia tra politica, sindacati e aziende”, conclude la deputata Tenerini.
Il ruolo del welfare aziendale
Nel corso della mattinata, i relatori hanno più volte sottolineato l’importanza della sinergia tra politica e istituzioni per rilanciare la natalità. Come sta cambiando il quadro in tal senso?
Trovò: “Il genitore sviluppa soft skills utili anche per il lavoro”
“Sono abbastanza sconfortata nel constatare che ormai si parla di famiglia solo per fatti di cronaca nera o in termini di inverno demografico”, spiega Annamaria Trovò, consigliere di amministrazione di Fondimpresa che individua dei trend interessanti nel sondaggio condotto da Adnkronos sulla crisi demografica, con cui il vicedirettore Giorgio Rutelli ha introdotto il panel: “Quando gli intervistati danno un giudizio lapidariamente negativo su tutte le politiche, sia aziendali che istituzionali, ci descrivono qualcosa a cui noi dobbiamo rimediare.
Parlando di crisi demografica ci occupiamo di welfare, ma non parliamo mai del fatto che il genitore sviluppa competenze utili e importanti anche per il lavoro. Chi diventa genitore amplia notevolmente le proprie soft skill. La genitorialità aumenta le capacità di collaborare, collaborare, comunicare e affrontare le emergenze. Tutte abilità preziose sia come genitori che come collaboratori di un’azienda”, aggiunge Trovò sottolineando che l’acquisizione di competenze deve continuare nel mondo del lavoro. Invece, per gran parte degli italiani, l’acquisizione di competenze termina con la fine degli studi, come certifica l’Ocse nella sua recente Survey of adult skills.
Massagli: “Occorre insistere sull’assistenza sanitaria integrativa”
In questo contesto, cresce il ruolo delle aziende per contrastare la denatalità: “Il welfare aziendale è vantaggioso tanto per le aziende quanto per il lavoratore”, esordisce in collegamento Emmanuele Massagli, Presidente dell’Associazione Italiana Welfare Aziendale (AIWA), che ricorda il ruolo fondamentale della politica: “È il legislatore che decide quali beni o servizi possono rientrare nel welfare aziendale e, quindi, essere detassati. Quello preferito dai lavoratori è l’assistenza sanitaria integrativa, per cui tutte le soluzioni sanitarie in tal senso, tra cui quelle che incentivano o sostengono la natalità, possono essere inserire nel novero del welfare aziendale”.
L’impatto sui lavoratori italiani è importante: “Considerando anche l’assistenza sanitaria integrativa, sono circa 11 milioni i lavoratori che accedono a piani di welfare aziendale. È un numero buono, ma non ottimo sia a livello europeo che in assoluto perché è ancora meno della metà dei lavoratori totali”.
Una nota positiva arriva dalla legislazione italiana sottolineato da Massagli: “Le nostre norme sul congedo genitoriale, di maternità e di paternità sono molto più forti rispetto a quelle degli altri Paesi.
Il problema – evidenzia il presidente di AIWA – è che tutto questo impianto è incentrato sul garantire reddito senza che il dipendente lavori. Questo è un elemento problematico per il mercato del lavoro, perché l’assenza dal lavoro incide sulle scelte di carriera e di reddito per cui troppo spesso il congedo facoltativo non viene utilizzato. Al contrario, il welfare aziendale permette di accompagnare le famiglie nella conciliazione vita-lavoro permettendo l’accesso a beni e servizi pro natalità pagato dall’azienda stessa”.
Grazie alla creatività aziendale e alla collaborazione con i sindacati, le soluzioni non mancano: “ci sono le convenzioni col terzo settore per la cura dei minori, il coinvolgimento del doposcuola per recuperare i debiti scolastici, le borse di studio per gli alunni di qualsiasi età, anche in età prescolare, il sostegno ai centri sportivi estivi o invernali, così come il pagamento dei servizi educativi delle persone. Queste sono tutte soluzioni che vanno incentivate e che non danneggiano in alcun modo la carriera”, conclude Massagli.