Come il calo demografico colpisce il commercio di prossimità
- 09/02/2024
- Welfare
Il calo delle nascite può portare alla chiusura dei negozi? Per rispondere a questa domanda, bisogna analizzare su diverse sfaccettature il tema della denatalità, entrato ufficialmente nell’agenda politica. Sempre più spesso si sente parlare di come risolvere il problema del calo delle nascite nel nostro Paese. Una tendenza che ha coinvolto diverse altre nazioni e che si prevede possa peggiorare.
Riduzione del mercato di riferimento in caso di una popolazione ridotta, così come riduzione della domanda di lavoro, della concorrenza e delle tendenze di consumo, sono solo alcune delle conseguenze che si potrebbero verificare. Un primo impatto di questo fenomeno, seppur non puramente collegato, lo si può notare negli ultimi dati di Confcommercio sulla demografia d’impresa nelle città italiane. Vediamo nel dettaglio cosa sta accadendo al commercio nazionale.
Demografia, conseguenze sulle imprese
Sempre meno le attività tradizionali, ma crescono quelle dei servizi. Così si può riassumere quanto si sta verificando in Italia. Il direttore dell’Ufficio Studi Confcommercio, Mariano Bella, ha presentato a Roma la nona edizione dell’indagine “Città e demografia d’Impresa: come è cambiato il volto delle città, dai centri storici alle periferie, negli ultimi dieci anni”.
Chiudono a vista d’occhio le attività commerciali in tutte le città italiane. Così, se l’anno scorso erano state quasi 100mila le attività di commercio al dettaglio e oltre 15mila le imprese di commercio ambulante a essere “sparite” nei dieci anni precedenti, stavolta – nel conteggio 2024 – il totale sale rispettivamente a più di 110mila e a oltre 24mila.
Il dato è emerso dall’indagine dell’Ufficio Studi Confcommercio sulla demografia d’impresa nelle città italiane, effettuata in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne.
L’Anpal (Agenzia Nazionale Politiche Attive per il Lavoro) ha fatto anche i suoi calcoli in materia che dimostrerebbero il legame che si sta producendo tra il calo della popolazione e alcuni settori commerciali colpiti. Da qui al 2027 serviranno 3.798.600 persone, 1.073.400 saranno necessarie per accompagnare la crescita economica, mentre 2.725.200, la maggioranza, per sostituire gli italiani in pensione, cioè quando il segmento più numeroso della popolazione, i figli degli anni Sessanta, si ritireranno.
Gentrification
Quello dello spopolamento delle piccole città in Italia è un trend che si aggiunge a questo quadro e che si conferma e si accentua nel corso dei mesi. Lo dimostra la crescita delle attività di alloggio e ristorazione, aumentate di quasi 10mila unità tra il 2012 e il 2023, anche se in misura leggermente minore rispetto alla rilevazione precedente. Da notare la crescita esponenziale dei bed and breakfast: +168% nei centri storici del Sud e +87% in quelli del Centro-Nord. Nello stesso periodo risultano rilevanti la riduzione del numero di imprese italiane attive nel commercio, negli alberghi e nei pubblici esercizi (-8,4%, con bar in calo e ristoranti in crescita) e il conseguente aumento di quelle straniere (+30,1%). Ad essere maggiormente colpiti sono i centri storici sia al Nord che al Sud.
Il tessuto commerciale nei centri storici
Nei centri storici sono sempre meno le attività tradizionali (carburanti -40,7%, libri e giocattoli -35,8%, mobili e ferramenta -33,9%, abbigliamento -25,5%) e sempre più quelle che offrono servizi e tecnologia (farmacie +12,4%, computer e telefonia +11,8%), oltre alle attività di alloggio (+42%) e ristorazione (+2,3%).
In altre parole, sta sparendo quello che viene definito nell’ambito, il “commercio di prossimità”. Un tipo di commercio, quest’ultimo, che si basa su efficienza e produttività, ridefinendo sempre più spesso il tipo d’offerta.
Le proposte di soluzione
Seppur il legame con il calo demografico è al momento ancora ad uno stato iniziale, la diminuzione della popolazione non contribuirà a questo fenomeno che riguarda sempre più le famiglie e le piccole attività commerciali locali e di quartiere.
“Prosegue la desertificazione commerciale delle nostre città – ha detto il commento il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli -, un fenomeno che riguarda soprattutto i centri storici dove la riduzione dei livelli di servizio è acuita anche dalla perdita di commercio ambulante. Il commercio rimane comunque vitale e reattivo e soprattutto mantiene il suo valore sociale. Rimane, in ogni caso, prioritario contrastare la desertificazione commerciale con progetti di riqualificazione urbana per mantenere servizi, vivibilità, sicurezza e attrattività delle nostre città. In questa direzione vanno il progetto Cities di Confcommercio e la rinnovata collaborazione con l’Anci a conferma del nostro impegno per favorire uno sviluppo urbano sostenibile e valorizzare il ruolo sociale ed economico delle attività di prossimità nelle città”.
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