Servizi educativi per la prima infanzia: quali effetti sulla natalità?
- 09/02/2024
- Famiglia
I servizi educativi per la prima infanzia possono costituire una soluzione per mitigare la bassa natalità? Per risponde a questo quesito bisogna definire innanzitutto cosa si intende per servizi educativi. Con questo termine, infatti, si fa riferimento all’insieme di prestazioni a sostegno delle famiglie e dei minori erogato da istituzioni pubbliche o da imprese sociali private.
In una recente analisi, Stefani Scherer, Emmanuele Pavolini e Elisa Brini su Neodemos hanno mostrato che i servizi educativi per la prima infanzia sono cruciali per il sostegno alle famiglie, ma da soli non sono sufficienti a invertire il declino demografico.
Tale assunto è motivato dalla loro capacità di ridurre costi diretti e indiretti legati alla genitorialità. Inoltre, sembrerebbero promuovere dinamiche di parità sia nel contesto lavorativo che nella sfera familiare e, di conseguenza, influenzare le decisioni riproduttive. Più analisi hanno spinto i ricercatori a svolgere approfondimenti di natura socioculturale sul tema, mostrando così una serie di problematiche, sia che si parli di servizi, sia che si ragioni in merito alla loro gestione.
Asili nido
Il panorama dei servizi per l’infanzia, come riportato dai ricercatori, si presenta come “un variegato mosaico”. Le disparità tra le regioni italiane, settentrionali e meridionali nello specifico, sono il più grande problema da risolvere.
Alle scuole dell’infanzia pubbliche, molto diffuse su tutto il territorio, si contrappongono i nidi d’infanzia. Scuole per i bambini sotto i tre anni che faticano a soddisfare la grande richiesta da parte dei genitori. Seppur crescendo, in termini di offerta e di quantità, continuano ad essere numericamente in difetto, soprattutto rispetto alla maggior parte dei Paesi europei.
Nel 2019, il tasso di copertura in Italia era pari al 26,3%. In Europa occidentale, il tasso superava anche il 30%. Se approfondissimo le differenze territoriali, invece, il Centro Nord Italia ha una copertura quasi doppia rispetto al Mezzogiorno. Nel 2019, il 53,2% dei posti nei servizi per l’infanzia nel Sud era gestito privatamente, rispetto al 45,3% nel Centro-Nord: privato e pubblico a confronto, su servizi che consentirebbero un aumento della fecondità e del tasso di natalità.
Servizi pubblici e privati: effetti a confronto
Quando si parla dell’effetto dei servizi per l’infanzia sulla probabilità di avere figli, si può notare un legame molto forte tra i due fenomeni.
I risultati dell’analisi pubblicata su Neodemos mostrano un effetto positivo dei servizi educativi alla prima infanzia, presi nel loro insieme, sulla probabilità di avere il primo figlio, sia per uomini che donne. In particolare, vediamo che le donne e gli uomini di alcuni gruppi di età sono più propensi ad avere un primo figlio se aumenta l’uso dei servizi pubblici all’infanzia nella loro regione.
Se torniamo alla dicotomia tra privato e pubblico, i risultati indicano che la disponibilità pubblica di servizi per l’Infanzia ha un effetto positivo sulla probabilità di avere il primo figlio tra le donne under 30, ma non ha effetti significativi per i nati di ordine superiore o tra gli uomini. D’altra parte, la disponibilità di servizi privati mostra effetti leggermente positivi sui nati di ordine superiore: sulle seconde nascite tra le donne di 30-34 anni e gli uomini di 35-39 anni, e in misura minore, sulle nascite di ordine superiore tra le donne di 35-44 anni e gli uomini di 30-34 anni e oltre i 40 anni.
Il ruolo dell’istruzione
Studi sociologici hanno dimostrato che il livello d’istruzione è spesso una variabile critica nelle scelte di vita, di consumo, di investimento e di educazione, nei confronti di se stessi e dei propri figli. Come riporta l’analisi in questione, l’istruzione, anche in questo caso, svolge un ruolo chiave nelle decisioni di occupazione e di fecondità. Influenza le risorse e le preferenze verso le tipologie di servizi.
All’istruzione si aggiunge quello che è il livello occupazionale dei genitori. La partecipazione al mercato del lavoro è determinante nella valutazione della necessità di servizi all’infanzia, suggerendo che la fecondità di coloro che lavorano può reagire maggiormente all’offerta di tali servizi rispetto a chi non lavora.
“I risultati del nostro studio – scrivono gli autori della ricerca – rivelano che l’istruzione ha un ruolo importante nel modulare il legame tra servizi alla prima infanzia e comportamenti riproduttivi: gli effetti positivi dei servizi pubblici si manifestano in modo più marcato tra le donne e uomini poco o mediamente istruiti, mentre gli effetti positivi della disponibilità di servizi privati si concentrano soprattutto tra donne con un livello più elevato di istruzione. Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, non vi sono evidenze che gli asili nido abbiano un impatto differenziato per coloro che sono occupati rispetto a coloro che non lo sono”.
In sintesi, dallo scenario esposto è emerso che i servizi educativi sono fondamentali. Al loro aumento della disponibilità si aggiunge un progressivo e lento aumento della fecondità, tenendo conto delle varabili di istruzione e occupazione.
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