Trento migliore per qualità di vita degli anziani, Sondrio per i bambini (che sono sempre meno)
- 31/05/2024
- Popolazione
Qual è la migliore provincia italiana in cui vivere? Con il benestare degli Jarabe de Palo, la risposta giusta è “Dipende”. Se pensiamo ai bambini Sondrio, Gorizia per i giovani e Trento per gli anziani, ricordando che in Italia un cittadino su quattro ha almeno 65 anni.
Le risposte arrivano dall’indice “La Qualità della vita di bambini, giovani e anziani” de Il Sole 24 Ore, giunto alla quarta edizione, e presentato in anteprima al Festival dell’Economia di Trento. Le classifiche elaborate misurano le risposte delle varie province italiane alle esigenze specifiche dei tre target generazionali più fragili e strategici, i servizi a loro rivolti e le loro condizioni di vita e di salute.
Tra i nuovi indicatori inseriti quest’anno nell’analisi del quotidiano ci sono gli utenti dei servizi sociali comunali e la partecipazione civile degli over 50, elaborato dal Centro Studi Tagliacarne, nell’indice dedicato agli anziani; le trasformazioni in contratti a tempo indeterminato di rapporti di lavoro in essere e l’imprenditorialità under 35 per l’indice dei giovani; il numero di progetti finanziati con fondi Pnrr nell’istruzione e i fruitori di servizi comunali all’infanzia per l’indice dei bambini.
Se per nell’indice climatico ha recuperato posizioni, il Mezzogiorno continua ad occupare le ultime posizioni per quanto riguarda il benessere territoriale, tanto che la stessa testata parla di “dinamiche ormai consolidate”. Oltre al Sud, l’indagine generazionale conferma performance medie, se non basse, nelle grandi aree metropolitane.
In generale, il report conferma che “l’Italia non è un Paese per giovani”.
Principali trend demografici
La notizia positiva è che tra i giovani si è riscontrato un lieve miglioramento delle condizioni. Quella negativa è che le nuove generazioni sembrano rimanere comunque bloccati e “con scarsa iniziativa”:
- Diminuisce la disoccupazione giovanile (-6,9% nel 2023);
- Cala il numero di matrimoni tra gli under 35 (-3,1% nel 2023);
- Cala il rapporto tra canoni d’affitto e reddito probabilmente anche a causa delle iniziative contro il caro-affitti (-12,2% nel 2024);
- Diminuiscono le imprese con titolari under 35 anni (-3,2% nel 2024).
Quest’ultimo dato dimostra come la crisi demografica del Paese si traduca anche in un calo “demografico” delle imprese italiane. Uscendo per un attimo dall’analisi generazionale, si nota una generale diminuzione delle aziende presenti nella penisola. Già nel secondo trimestre 2023, l’Istat certificava un calo del 3,7% provocato soprattutto dai fallimenti. Il dato diventa ancora più preoccupante se si considera che la crisi demografica delle imprese è più ampia della crisi della natalità, “L’entità del fenomeno non può che destare preoccupazione”, aveva detto il presidente di Confcommercio Mariano Bella commentando i dati Istat.
Il calo delle imprese è proporzionalmente maggiore rispetto al calo demografico anche perché non conta solo quante persone ci siano in uno Stato, ma la loro età. Una popolazione più anziana genera meno consumi e, al tempo stesso, non costituisce domanda di lavoro.
La crisi demografica produce effetti anche sulle tipologie di attività operanti in Italia. L’analisi de Il Sole 24 Ore registra infatti:
- -2.9% per gli esercizi commerciali legati al divertimento;
- -2,61% i pediatri presenti in Italia (17.257 nel 2023 a 16.806 nel 2024);
- +1,5% i geriatri;
- Sale ancora l’età media al parto, che nel 2023 arriva a 32,5 anni (+0,3% rispetto al 2022).
Sondrio al top per i bambini
Nell’ultima edizione dell’indice della Qualità della vita dei bambini primeggia la provincia di Sondrio, che fa un significativo balzo in avanti rispetto al 2022. Questo miglioramento è attribuibile anche all’introduzione di nuovi indicatori che hanno premiato la provincia valtellinese.
In particolare, Sondrio eccelle negli indicatori che misurano la competenza numerica e alfabetica, con basse percentuali di bambini con difficoltà in queste aree, e nell’indice “Sport e bambini”, che riflette una buona disponibilità di strutture sportive per i più giovani.
Sul podio dell’indice troviamo anche Ravenna e Trieste, con Gorizia a ridosso delle prime posizioni. Gorizia, infatti, emerge come la provincia che garantisce il maggiore benessere ai giovani, seguita da Ravenna e da Forlì-Cesena. La top 10 di questo indice è dominata dalle province emiliane e romagnole: oltre a Ravenna e Forlì-Cesena, troviamo anche Ferrara e Piacenza, che confermano le loro positive performance delle edizioni precedenti.
Trento al top per gli anziani
Trento si conferma al vertice per la qualità della vita degli anziani, con una classifica che vede una forte presenza delle province del Nord Italia. In generale, per gli over 65 dominano Trentino-Alto Adige, Lombardia e Veneto che occupano le prime posizioni. In particolare, tre province lombarde – Como (2° posto), Cremona (3° posto) e Lodi – e quattro venete – Treviso, Vicenza, Padova e Verona – si distinguono per le loro eccellenti condizioni di vita per gli anziani. Oltre a Trento, figura nella top ten anche la provincia di Bolzano.
I trend generazionali
Come più volte analizzato su queste pagine il calo demografico unito alla maggiore aspettativa di vita sta generando un costante aumento dell’età media in Italia. Particolarmente preoccupante è quanto si osserva al Sud dove nonostante il calo della popolazione totale, aumenterà il numero totale (e non la percentuale) di anziani.
Secondo le previsioni Istat, nelle regioni meridionali gli over 65 passeranno dagli attuali 4,61 milioni ai 5,27 milioni del 2032. Restando al meridione, i giovani (15-39 anni) passeranno dagli attuali 5,4 milioni ai 4,8 milioni del 2032. Quindi, nel giro di otto anni, secondo le previsioni dell’Istituto nazionale di statistica, al Sud ci saranno più over 65 che persone nella fascia 15-39 anni.
E al Nord Italia? Anche nelle regioni meridionali si registrerà un invecchiamento della popolazione: gli anziani passeranno dagli attuali 6,69 milioni ai 7,63 milioni del 2032, mentre i giovani passeranno dagli attuali 6,97 milioni ai 7,2 milioni attesi tra otto anni. Anche in questo caso ci saranno più over 65 che persone nella fascia 15-39 anni, con le annesse ricadute economiche e di welfare.
Sul punto va segnalato che nonostante continui la migrazione interna dal Sud e dalle interne al Nord e ai grandi centri, si registra uno scarso benessere dei giovani nelle grandi città. Ad eccezione di Bologna (14° posto) e Firenze (33ª), le grandi città italiane si posizionano tutte da metà classifica in giù, con Milano 45ª in forte ascesa rispetto al 2022. Bari, Catania, Napoli, Palermo e Roma registrano i punteggi peggiori.
Insomma, nelle grandi città ci saranno più giovani, ma spesso i giovani nelle grandi città ci stanno peggio.
Nelle regioni del Centro Italia si prevede un lieve aumento della popolazione giovanile, dai 3,05 milioni del 2024 ai 3,08 attesi nel 2032. L’aumento degli anziani sarà comunque più accentuato con quasi mezzo milione di over 65 in più (3 milioni nel 2024, 3,41 milioni attesi nel 2032).
Se si passa ad analizzare i bambini, l’allarme arancione diventa rosso. Nel decennio 2022-2032 gli abitanti nella fascia 0-14 caleranno del 16,2% (-2,2% i giovani, +16% gli anziani). Il calo della natalità, già vicina al minimo storico, interesserà in maniera quasi omogenea tutta la penisola e gli italiani entro i 14 anni passeranno dagli 7.187.973 attuali agli 6.275.345.
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