Denatalità, Roccella: “La solitudine è il nuovo problema che dobbiamo affrontare”
- 12/04/2024
- Europa Giovane Popolazione
“Possiamo vincere la battaglia contro la denatalità solo se la combattiamo tutti insieme”. Con queste parole la Ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità Eugenia Roccella ha aperto l’evento “Per un’Europa più giovane: transizione demografica, ambiente, futuro” di oggi, venerdì 12 aprile, promosso dal suo dicastero presso la Camera di Commercio di Roma.
“Il dibattito pubblico è concentrato sulle diverse transizioni: economica, climatica, digitale. Ma – ammonisce la ministra Roccella – si parla meno della transizione più clamorosa e impattante: quella demografica. Sono pochissimi i Paesi sviluppati che presentano il cosiddetto tasso di sostituzione di 2 figli per donna che garantirebbe equilibrio tra nascite e morti.
“Per molto tempo, almeno da anni 50 siamo cresciuti nella convinzione che la popolazione sarebbe cresciuta a dismisura e che questo avrebbe potuto creare problemi per le risorse. Si parlava di ‘Population bomb’, titolo di un celebre libro”. Sullo sfondo il “mito” della decrescita felice: “Si considerava l’aumento della popolazione una minaccia per l’umanità”, spiega ancora la ministra Eugenia Maria Roccella.
“Per decenni abbiamo visto piani per arrestare la crescita demografica, in particolare in alcuni Paesi asiatici. Oggi Cina e Corea sono nella situazione opposta e hanno bisogno di una maggiore natalità. Persino l’India – fa notare la ministra – è ancorata intorno ai due figli per donna o poco più. Persino il continente africano si sta allineando verso percentuali ridotte”.
Demografia e immigrazione
Un rapporto da sempre molto saldo è quello tra demografia e immigrazione: “In Italia il problema della demografia è stato sottovalutato e molti hanno creduto che la soluzione fosse l’immigrazione. Il nostro Governo – spiega – ha rifiutato soluzioni semplicistiche che prestano il fianco allo sfruttamento degli esseri umani. Con l’ampliamento dei flussi vogliamo favorire l’ingresso regolare mentre con le misure contro gli scafisti contrastiamo la tratta di esseri umani”.
Molti hanno fatto notare che con il governo Meloni, le immigrazioni in Italia hanno raggiunto livelli record, spesso sottolineando in questo una contraddittorietà. Invece, spiega la ministra Roccella: “Il nostro governo ha aperto agli immigrati nel lavoro come mai prima ma lo ha fatto evitando illegalità e sfruttamento”.
La conferenza del Cairo su cooperazione e sviluppo
La ministra Roccella sottolinea come le prospettive demografiche siano state stravolte nel giro di pochi decenni, evidenziano in questo un campanello d’allarme che dovrebbe stimolare una riflessione pubblica: “La situazione di oggi è rovesciata rispetto a quella prospettata nella Conferenza su cooperazione e sviluppo tenutosi al Cairo nel 1994. Non è un piano per abbassare le nascite che produce sviluppo ma è l’esatto contrario: producendo sviluppo le nascite tendono a calare”, dice la ministra Roccella riprendendo un concetto che ha più volte espresso.
“Stiamo capendo quello che possiamo fare come politiche nazionali ed europee, perché lo sviluppo è un obiettivo irrinunciabile ma dobbiamo conciliarlo con una nuova primavera demografica. Gli esiti negativi sono molti: sappiamo che c’è un problema di welfare e di sistema pensionistico, e anche maggiori difficoltà per la sanità perché l’invecchiamento della popolazione, che di per sé è una cosa positiva, implica anche una nuova organizzazione della sanità sul territorio.
Una popolazione sempre più sola
“Il presidente della Camera di commercio ha ricordato che anni fa nelle feste c’erano famiglie più grandi, più parenti, più figli. È la solitudine il nuovo problema che dobbiamo affrontare”, dice la ministra Roccella spiegando che: “Parlando di crisi demografica si pensa al fatto che ci siano meno bambini e più anziani, ma non si pensa che il calo delle nascite altera la struttura delle parentele e della intera popolazione. Significa, infatti, non solo famiglie composte da una sola persona ma anche una preponderanza di famiglie che, laddove hanno figli, ne hanno solo uno. Questo significa meno zii, cugini, nipoti. In pratica, meno persone della comunità naturale di prima prossimità all’interno della quale ciascuno di noi è cresciuto e si è sviluppato”.
La ministra consolida queste affermazioni con dei dati: “La rete parentale si assottiglia. Queste affermazioni sono state confermate da studio in prestigiosa rivista scientifica dove emerge che in media nel mondo una donna di 65 anni nel 1950 aveva una media di 41 parenti viventi, mentre nel 2095 ne avrà 25. Un calo di quasi il 40%. Questa tendenza – specifica Roccella – riguarda tutti i Paesi del mondo”.
Demografia e ambiente
Il tema della decrescita felice, sostenuta da alcuni e osteggiata dal governo Meloni e dalla ministra Roccella torna più forte quando la ministra parla del rapporto tra demografia e ambiente. “Non è vero che: ‘meno stiamo meglio stiamo’, citando un famoso programma di Renzo Arbore, ma il contrario. Proprio l’esperienza italiana ci dice che della rarefazione della presenza umana, l’ambiente non ne giova ma ne risente”.
La ministra per la Famiglia ricorda: “Ecologia deriva dalla parola “oikòs”, che in greco significa casa. Ecologia significa prendersi cura della casa dove l’uomo vive e opera. È la cura dell’uomo che preserva il territorio dall’incuria dall’abbandono”, spiega ancora Roccella riprendendo un concetto spiegato all’Adnkronos anche dal Senatore Guido Castelli.
Siamo in tempo?
“La disattenzione al tema della denatalità è durata troppi anni. Questo ritardo richiederà un grande sforzo per invertire la tendenza. Il calo delle donne in età ferite – spiega Roccella – è troppo prolungato perché le misure pro natalità diano i risultati che avremmo visto fino a qualche anno fa quando il numero delle donne giovani era ancora consistente”.
Per questo, appare inevitabile un approccio olistico: “Serve l’investimento pubblico e privato, una mobilitazione collettiva che passi dal più piccolo ente locale alla Commissione europea e coinvolga anche la comunicazione. La linea italiana per la natalità si basa su più punti: dalla prima finanziaria del governo meloni l’universalismo delle politiche familiari italiane ha preso una piega pro natalità e pro famiglia come dimostra l’aumento dell’assegno unico. Su questa base si sviluppano due muri portanti per la conciliazione famiglia-lavoro: i congedi familiari e i servizi socio educativi per i bambini tra 0 e 3 anni di età”.
Fondamentale anche intervenire sul lavoro femminile come, sottolinea la ministra, fatto dal governo Meloni tramite la decontribuzione per le madri di almeno due figli e misure che riducano il divario lavorativo tra le mamma lavoratrici e i papà lavoratori: “Il divario si sviluppa in particolare dopo il secondo figlio e su questo siamo intervenuti”, spiega
Demografia e Ue
“Sostengo economico, conciliazione e lavoro sono i tre punti fondamentali della strategia italiana. Rafforzare le fondamenta è il nostro obiettivo per il prossimo anno”. Una sfida difficile, per cui “serve collaborazione con autonomie locali per rilanciare la natalità. Un grande incentivo – afferma Roccella – può arrivare dall’Unione europea. L’Italia vuole portare demografia come priorità del prossimo quinquennio. Per questo abbiamo voluto organizzare questo evento. E siamo grati della presenza della Commissaria europea per la Demografia e vicepresidente della Commissione Ue Dubravka Suica e per la presenza della Commissaria per l’Uguaglianza Helena Dalli.
Il passaggio da un rigido inverno ad almeno una timida primavera di nuove nascite passa dall’audacia e dal senso di futuro dell’Europa. Noi ci crediamo e lavoreremo per questo”, chiosa.
“Non si capisce perché una statua che allatta sia discriminatoria”
Riprendendo la parola per chiudere l’evento “Per un’Europa giovane: transizione demografica, ambiente, futuro”, la ministra Roccella ha dedicato una riflessione alla polemica sulla statua dell’artista Vera Omodeo, a Milano, finita nella bufera perché mostra una donna che allatta. Ha destato particolare scalpore la decisione della commissione comunale di rifiutare l’opera dell’artista, considerata discriminatoria nei confronti delle donne.
“Non si capisce perché la statua di una donna che allatta sia da nascondere o da mettere solo in una chiesa o in un ospedale”, ha commentato la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità Eugenia Roccella sfruttando un assist dell’ambientalista Ermete Realacci, intervenuto precedentemente, anche lui sorpreso dalla decisione della commissione.
Per Roccella la polemica è l’emblema di come non si debba affrontare la tematica delle pari opportunità che, invece, “partono proprio dal riconoscimento della differenza, anche della nostra biologia. Se non partiamo dalla differenza – continua la ministra – non arriviamo alla parità di genere perché non riusciamo a riconoscere dove si crea il gap. Se non riconosciamo che sono le donne ad allattare e che sono le donne, non gli uomini, a lasciare il lavoro dopo la gravidanza, non arriveremo mai alle pari opportunità”.
Concludendo, Roccella ha evidenziato la necessità di cambiare passo: “Noi vogliamo che queste differenze non siano penalizzanti, che le competenze che le madri sviluppano anche perché madri vengano valorizzate nel mondo del lavoro, cosa che oggi non avviene”.
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