Il raduno delle famiglie numerose, quando i sussidi diventano “briciole”
- 04/09/2024
- Popolazione
Domenica 1° settembre, a Brescia, si è tenuta la convention annuale dell’Associazione Nazionale Famiglie Numerose (Anfn), un evento che ha riunito 350 famiglie con tre o più figli provenienti da tutta Italia. Le coppie che con tre o più figli rappresentano l’8,7% del numero complessivo dei nuclei familiari; una percentuale che scende all’1% se si considerano le coppie con quattro o più figli.
L’incontro è stato un’occasione per discutere delle difficoltà che le famiglie numerose affrontano in Italia e per fare il punto sulle politiche di sostegno che, secondo molti partecipanti, sono ancora gravemente insufficienti. Nonostante la presenza simbolica della ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella, tramite videomessaggio, il sentimento prevalente è stato di frustrazione, con numerosi genitori che hanno espresso il loro malcontento per la propria situazione anche in relazione agli altri Paesi europei.
Cosa chiedono i genitori delle famiglie numerose
I genitori delle famiglie numerose chiedono un impegno più concreto e incisivo da parte della politica. Andando oltre l’incontro di domenica scorsa, le lamentele principali delle famiglie italiane con figli riguardano l’insufficienza degli aiuti economici, come l’Assegno Unico Universale, che molti ritengono inadeguato a coprire i costi effettivi di crescere più figli.
A differenza di altri Paesi europei, dove le famiglie numerose ricevono sostanziali agevolazioni fiscali e sussidi, in Italia gli aiuti questi aiuti vengono spesso definiti come “briciole”. L’aumento del caro-vita ha aggravato questa condizione soprattutto perché gli effetti dell’inflazione si moltiplicano all’aumentare dei figli molto più velocemente dei benefici.
I genitori chiedono un miglioramento significativo delle politiche di sostegno, tra cui un aumento dell’Auu per le famiglie con più figli e l’adozione di misure che garantiscano un accesso più equo ai servizi essenziali, come l’istruzione e la sanità.
L’opzione del quoziente familiare
Un altro punto critico è l’inefficienza del sistema fiscale italiano, che offre detrazioni fiscali per figli a carico, ma con valori considerati inadeguati rispetto alle spese reali. Motivo per cui il governo ha messo da tempo allo studio il quoziente familiare. Per ora questo metodo di calcolo è utilizzato in via sperimentale soltanto per il Superbonus edilizio al 90% per gli edifici unifamiliari, ma l’intenzione governativa è quella di estenderne quanto prima l’uso.
Rispetto all’Isee, il quoziente familiare è un indicatore più semplice perché si ottiene dividendo il reddito complessivo del nucleo familiare per il numero dei suoi componenti in base a dei coefficienti, senza tener conto della composizione del patrimonio, come invece fa l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente.
Entrambi gli indicatori favoriscono le famiglie con più figli, ma con ratio differenti: il quoziente familiare perché divide il reddito per un numero maggiore di componenti, l’Isee perché considera la presenza di figli come un fattore che aumenta il bisogno economico della famiglia.
Il quoziente familiare ribalterebbe l’attuale sistema di tassazione, che è basato su redditi individuali.
Infatti, oggi se i due coniugi hanno guadagni diversi, si applicano due aliquote diverse nella tassazione. Con questo metodo si tasserebbe l’intero reddito del nucleo con la stessa aliquota rischiando di disincentivare il coniuge che guadagna meno.
Inoltre, il quoziente familiare avrebbe un impatto sul calcolo dell’Irpef: a parità di reddito sarà avvantaggiato il nucleo familiare più grande. Il governo ha messo al vaglio una più diffusa applicazione del quoziente familiare l’anno scorso, ma la Manovra 2024 non ha portato novità in tal senso. Durante quei giorni, il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon spiegò: “Col quoziente familiare ci sono meno tasse per chi ha più figli”. Per questo non si può considerare del tutto tramontata l’ipotesi di estendere questo metodo di calcolo il cui risparmio, bisogna sottolineare, aumenterebbe al crescere del reddito, avvantaggiando così le famiglie con redditi più elevati.
L’appello alle istituzioni
Le famiglie numerose italiane continuano a lottare con un carico fiscale elevato e una mancanza di agevolazioni paragonabili a quelle offerte in altri Paesi europei. Gli stessi da cui arrivano chiare indicazioni. In Francia, ad esempio, finché valeva la totale esenzione dalle tasse per chi aveva più di 3 figli, e la riduzione delle imposte proporzionale a partire dal primo, le famiglie francesi hanno fatto tanti bambini. Da quando la misura è stata modificata in senso restrittivo, anche la Francia ha visto le proprie culle svuotarsi.
Durante l’incontro di Brescia, i rappresentanti dell’Anfn hanno lanciato un appello alle istituzioni per un cambio di rotta nelle politiche familiari. La richiesta principale è quella di un sistema di sostegno più equo e uniforme, che riconosca il ruolo cruciale delle famiglie numerose nel mantenere la coesione sociale e la sostenibilità del sistema di welfare italiano soprattutto alla luce della crisi demografica del Paese.
Sgravi per i figli, ipotesi per la Manovra 2025
Il ruolo sociale a cui fanno riferimento i genitori è riconosciuto dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni che, introducendo lo sgravio contributivo totale per le lavoratrici di due o più figli, ha dichiarato: “Una donna che mette al mondo almeno due figli ha già offerto un importante contributo alla società, e lo Stato cerca di compensare pagando i contributi previdenziali”.
Ora il bonus mamme è uno dei nodi da risolvere in vista della Manovra 2025, con l’ipotesi di estenderlo alle lavoratrici autonome, fino ad oggi escluse dall’agevolazione. Se così fosse, le lavoratrici non dipendenti, circa 2 milioni di donne in Italia, si aggiungerebbero alle lavoratrici madri con tre o più figli che potranno godere di un esonero contributivo totale fino alla maggiore età dell’ultimo figlio. Si tratta di circa 3mila euro annui, quasi 250 euro al mese. E solo per il 2024, varrebbe anche per chi ha due figli (se almeno uno dei due ha età inferiore ai 10 anni).
Eppure, secondo i dati Inps, da inizio 2024 il bonus è stato chiesto da poco meno di 500mila lavoratrici su una platea di quasi 800mila aventi diritto. Una spesa di 500 milioni di euro per il governo che ha garantito così lo sconto in busta paga per 362 mila madri con due figli e 122 mila madri con tre figli.
Per approfondire: Perché il bonus mamme non decolla?
Sul tavolo a Palazzo Chigi c’è anche la rimodulazione dell’assegno unico figli utilizzando le risorse stanziate ma non impiegate per il 2024. Insieme ai 2 miliardi risparmiati dal reddito d’inclusione, dovuti alle richieste inferiori rispetto alle previsioni iniziali, questa somma potrebbe creare un budget dedicato alle famiglie. Il governo, in questo modo, vorrebbe premiare ulteriormente le famiglie meno numerose sostenendo, come ribadito in più occasioni, la natalità nel Bel Paese.
I partecipanti alla convention annuale dell’Associazione Nazionale Famiglie Numerose hanno anche sottolineato la necessità di una maggiore sensibilizzazione e coinvolgimento delle autorità nazionali e locali per garantire che le famiglie numerose ricevano il supporto di cui hanno bisogno per crescere i loro figli in modo dignitoso e sicuro.
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