Perché il bonus mamme non decolla?
- 03/07/2024
- Welfare
Immaginate di poter ricevere un bonus di tremila euro all’anno solo per essere madri lavoratrici. Sembra una manna dal cielo, vero? Si tratta del bonus mamme introdotto dal governo Meloni, non richiesto, però, dal 40% delle lavoratrici con due o tre figli. Un’opportunità sfuggita di mano o una misura mal comunicata? I dati dell’Inps relativi ai primi cinque mesi del 2024 offrono uno sguardo su questa vicenda, rivelando le ragioni dietro la mancata adesione di molte donne.
Un’opportunità non colta da molte
A fine maggio 2024, solo 484.730 lavoratrici avevano richiesto il bonus mamme, nonostante la platea delle aventi diritto fosse significativamente più ampia, contando 793 mila potenziali beneficiarie tra dipendenti pubbliche, private e lavoratrici agricole a tempo indeterminato. Le lavoratrici precarie, autonome e domestiche, tuttavia, sono escluse da questa misura, il che riduce ulteriormente la possibilità di raggiungere una parte consistente della forza lavoro femminile.
Una delle ragioni dietro il basso tasso di adesione potrebbe essere la confusione generata dalla gestione di due differenti bonus mamme. Il primo, destinato alle madri con tre o più figli, è valido fino al 2026, mentre il secondo, riservato a quelle con due figli, uno dei quali sotto i dieci anni, scade a fine 2024. Questa distinzione ha creato incertezza tra le lavoratrici, amplificata dall’obbligo di presentare una domanda formale al datore di lavoro, un passaggio che molte non avevano previsto.
Solo 142 euro al mese nelle tasche delle mamme
La scoperta che il bonus di tremila euro è lordo e corrisponde solo a circa 1.700 euro netti ha deluso molte lavoratrici. Questo importo, distribuito mensilmente, si traduce in un aumento di circa 142 euro al mese, un contributo significativo ma non rivoluzionario. Inoltre, per ottenere il massimo beneficio, è necessario avere una retribuzione annua lorda superiore a 27.500 euro; chi guadagna meno riceve proporzionalmente di meno. L’aumento effettivo della busta paga è ulteriormente influenzato dalla decontribuzione generale del 6-7% prevista per il 2024, il che significa che l’incremento potrebbe essere inferiore rispetto alle aspettative.
Il bonus erogato dall’Inps è accessibile anche a dirigenti e funzionarie, senza limiti di reddito. Tuttavia, molte lavoratrici con redditi superiori ai 35 mila euro hanno erroneamente pensato di non aver diritto all’agevolazione, a causa di informazioni fuorvianti. Inoltre, la scarsa pubblicità della misura ha contribuito alla limitata adesione, lasciando potenzialmente inutilizzati parte dei 450 milioni di euro stanziati per questo scopo.
Un’analisi delle categorie di lavoratrici rivela differenze significative nell’adesione al bonus. Solo il 37% delle lavoratrici agricole a tempo indeterminato ha fatto richiesta dell’agevolazione, mentre la percentuale tra le dipendenti pubbliche è del 56%. Nel settore privato, il 62% delle lavoratrici aventi diritto ha presentato domanda.
Un bonus con tante ombre
Il bonus mamme 2024, pur essendo stato concepito per sostenere le lavoratrici con figli, ha sollevato diverse critiche. Una delle principali riguarda l’esclusione delle lavoratrici domestiche, autonome, libere professioniste e quelle con contratti a termine. Inoltre, l’esonero contributivo può comportare la riduzione di altre misure di sostegno come l’assegno unico o un aumento dell’Irpef, che potrebbero annullare parzialmente i benefici del bonus. Le simulazioni mostrano che l’incremento effettivo dello stipendio netto potrebbe essere inferiore alle aspettative a causa di imposte aggiuntive.
L’implementazione del bonus ha incontrato ostacoli burocratici che hanno causato ritardi nell’erogazione. A gennaio 2024, molte lavoratrici non avevano ancora ricevuto il bonus nelle loro buste paga a causa della mancata pubblicazione tempestiva della circolare Inps necessaria per l’attuazione della misura. Questo ritardo ha ulteriormente complicato la situazione, generando insoddisfazione e confusione tra le beneficiarie.
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