L’obesità in gravidanza ha effetti sulla salute del nascituro: lo studio
- 14/10/2024
- Popolazione
L’obesità durante la gravidanza può influire sulla salute del nascituro? Sì, secondo uno studio pubblicato su Cureus, che ha analizzato un campione di 42 coppie madre-figlio nei primi sei mesi di vita del bambino.
Metodologia e risultati dello studio
Lo studio ha monitorato due gruppi di gestanti suddivisi in base al loro indice di massa corporea (Imc). Da una parte, madri con un Imc nella norma (tra 19 e 25), dall’altra madri in sovrappeso, con un Imc superiore a 25.
L’obiettivo era valutare il peso per età gestazionale dei neonati, seguendo i criteri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. I risultati sono stati evidenti: i bambini nati da madri in sovrappeso mostravano un peso significativamente superiore rispetto a quelli delle madri con un Imc tra 19 e 25. Questo dato è particolarmente rilevante perché lo studio ha preso in considerazione madri che praticavano l’allattamento esclusivo al seno, generalmente ritenuto un fattore protettivo contro l’obesità infantile.
Le conseguenze per il bambino
L’obesità materna rappresenta una forma di disregolazione metabolica che può avere effetti negativi sullo sviluppo del feto attraverso diversi meccanismi, tra cui alterazioni ormonali e uno stato infiammatorio cronico.
Gli ormoni materni, in particolare l’insulina, così come lo squilibrio di nutrienti essenziali, possono alterare il metabolismo del feto, esponendolo a un maggior rischio di sviluppare obesità e altre patologie croniche come diabete e ipertensione nella vita adulta. Le conseguenze immediate includono un maggiore peso alla nascita e difficoltà nell’allattamento al seno, che potrebbe essere influenzato dal sovrappeso materno.
I rischi per la madre
Non solo il bambino, ma anche la madre in sovrappeso corre rischi durante la gravidanza. Lo studio ha osservato che le donne con un Imc superiore a 25 presentavano livelli più elevati di glucosio nel terzo trimestre e una maggiore probabilità di aborto rispetto alle madri con un Indice di massa corporea nella norma. Inoltre, queste donne hanno più difficoltà a perdere peso dopo il parto, una condizione che può influenzare la loro salute a lungo termine. Un corollario di questi risultati è l’importanza di monitorare il peso materno prima e durante la gravidanza in modo da ridurre i rischi sia per la madre che per il bambino.
Il ruolo dell’allattamento al seno
Il risultato non va letto in chiave solo negativa: lo studio conferma e sottolinea il ruolo protettivo dell’allattamento al seno contro l’obesità infantile. Secondo l’Oms, l’allattamento esclusivo al seno per i primi sei mesi di vita favorisce una crescita equilibrata e regola l’appetito del bambino, promuovendo un corretto sviluppo metabolico. Il latte materno, infatti, è in grado di adattarsi alle esigenze nutrizionali del neonato e della madre, offrendo il giusto apporto di nutrienti nelle diverse fasi dell’allattamento. L’allattamento al seno aiuta a contrastare il sovrappeso e altre complicazioni legate all’alimentazione, ma, pur essendo un fattore protettivo, non è sufficiente a compensare completamente gli effetti dell’obesità materna.
Le conclusioni dello studio
Le conclusioni dello studio pubblicato su Cureus sono chiare: l’obesità materna ha un impatto sia sulla salute del bambino che su quella della madre, e l’allattamento al seno, pur essendo benefico, non può eliminare del tutto questi effetti negativi. Lo studio sottolinea l’importanza di monitorare il peso della madre già prima del concepimento, coinvolgendo un team multidisciplinare composto da nutrizionisti, ginecologi e pediatri, per garantire un’adeguata gestione del peso durante la gravidanza.
I dati sull’obesità infantile in Italia
In Italia, l’obesità infantile in Italia è un problema sempre più allarmante. Secondo l’analisi Coldiretti sui dati Oms, quasi la metà dei bambini italiani tra i 5 e i 9 anni (42%) è obeso o in sovrappeso, uno dei dati peggiori in Ue (la media è del 29,5%). La situazione non migliora particolarmente tra bambini e ragazzi di 10 – 19 anni (31,2%, la media Ue è il 24,9%), che in molti casi (6 su 10) non mangiano ogni giorno né frutta né verdura, non praticano abbastanza sport (95%) e utilizzano i dispositivi digitali almeno 2 ore al giorno (70%) esasperando le conseguenze della sedentarietà. In pratica, circa 1 bambino italiano su 3 è sovrappeso o obeso.
Questi dati sono particolarmente preoccupanti, soprattutto nelle regioni del Sud, dove prevalgono disuguaglianze socioeconomiche e minore accesso a programmi di prevenzione e educazione alimentare (clicca qui per approfondire “Quanti giovani italiani soffrono la povertà alimentare”).
Sebbene ci sia stato un lieve miglioramento negli ultimi anni, il problema rimane grave e richiede interventi mirati che coinvolgano famiglie, scuole e istituzioni sanitarie, anche perché potrebbe essere ancora più diffuso nei prossimi anni.
Secondo il World Obesity Atlas 2023, redatto dalla World Obesity Federation, a livello mondiale l’obesità infantile potrebbe più che raddoppiare entro il 2035 (rispetto al 2020) fino ad arrivare a 208 milioni tra i ragazzi (con un aumento del 100%) e 175 milioni tra le ragazze (con un aumento del 125%).
L’importanza di un approccio multidisciplinare
Lo studio pubblicato su Cureus conferma la necessità di un intervento tempestivo per prevenire l’obesità materna e infantile. In questo contesto, è fondamentale un approccio multidisciplinare che includa una corretta gestione del peso prima e durante la gravidanza, oltre a promuovere l’allattamento al seno come pratica centrale per garantire una crescita sana del neonato.
Le politiche sanitarie dovrebbero puntare a sensibilizzare le donne sull’importanza di mantenere un peso adeguato e aiutare le famiglie in difficoltà economica che non possono accedere al giusto fabbisogno proteico e ad una dieta equilibrata. È anche fondamentale favorire stili di vita sani per ridurre i rischi a lungo termine per la madre e per il bambino come fa il ddl Sbrollini che vuole inserire l’attività sportiva tra le spese sanitarie fiscalmente detraibili.
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