Il matrimonio aumenta il rischio di Alzheimer e demenza
- 18 Giugno 2025
- Popolazione
Sposarsi aumenta il rischio di Alzheimer e di demenza. A rivelarlo è una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica “Alzheimer’s & Dementia”, che ribalta la convinzione secondo cui il matrimonio sarebbe un fattore che migliora la salute mentale. Lo studio americano, condotto dalla Florida State University College of Medicine in collaborazione con l’Università di Montpellier, rappresenta la più ampia e recente indagine sul legame tra stato civile e rischio di sviluppare demenza. Lo studio dimostra anche che, in alcuni casi, il divorzio può aumentare il livello di felicità e di soddisfazione della propria vita, elementi che allontanano il rischio di demenza.
I risultati emersi sono inequivocabili.
I risultati dello studio
La ricerca ha analizzato 24.107 adulti di età compresa tra i 50 e i 104 anni, studiandoli per un periodo di 18 anni consecutivi.
Tutti i partecipanti hanno iniziato lo studio senza essere portatori di demenza, anche se alcuni presentavano un deterioramento cognitivo lieve. Durante l’intero periodo di osservazione, ogni partecipante ha ricevuto valutazioni neuropsicologiche annuali ed esami clinici.
I risultati sono eloquenti:
- il 21,9% sia dei partecipanti sposati che vedovi ha sviluppato demenza, Alzheimer o demenza a corpi di Lewy;
- Solo il 12,4% di coloro che non si erano mai sposati ha sviluppato queste patologie. Tra i divorziati, la percentuale è stata del 12,8%.
Anche nei casi in cui si manifestavano segni di lieve decadimento mentale, la progressione verso una demenza vera e propria era meno frequente tra i non sposati. Questo dato suggerisce che lo stato civile influenzi non solo l’insorgenza iniziale del deterioramento cognitivo, ma anche la sua evoluzione nel tempo.
Le spiegazioni scientifiche
Ma perché chi è sposato rischia più degli altri di incorrere in queste patologie? Principalmente perché tende ad avvalersi dell’aiuto del partner e a fare meno cose in autonomia, finendo per utilizzare il proprio cervello meno dei single. Insomma, il detto “chi fa da sé fa per tre” non è campato per aria.
Un elemento chiave emerso dallo studio riguarda proprio l’autosufficienza. Selin Karakose, coordinatrice della ricerca, ha sottolineato in un’intervista a MedPage Today che le persone sposate tendono a essere meno autosufficienti e possono sperimentare condizioni stressanti come l’assistenza al coniuge, che possono contribuire a un maggior rischio di demenza.
Secondo Karakose, coordinatrice della ricerca, gli individui sposati tendono ad avere meno integrazione sociale e sono impegnati in interazioni meno frequenti e di qualità inferiore nelle loro reti sociali rispetto alle controparti non sposate. La ricerca dimostra che chi non si è mai sposato tende ad avere una vita sociale più attiva, coltiva più relazioni amicali e partecipa maggiormente alla vita di comunità. Al contrario, le coppie sposate sono risultate più inclini a uno stile di vita routinario e meno stimolante a livello cognitivo. Se letta insieme al fatto che, come spiega la sociologa Chiara Saraceno, “la famiglia naturale non esiste” i risultati dello studio diventano ancora più interessanti e comprensibili.
In pratica, le persone single possono avere una maggiore varietà di esperienze stimolanti per il cervello. Questa diversificazione esperienziale rappresenta una forma continua di stimolazione cognitiva che mantiene il cervello attivo e reattivo.
La conferma da altri studi
Le evidenze emerse dallo studio della Florida State University College of Medicine in collaborazione con l’Università di Montpellier non sono un caso isolato.
La ricerca norvegese HUNT4 70+
Il progetto HUNT4 70+ aveva già analizzato oltre 15.000 partecipanti tra il 2017 e il 2019: l’11,6% aveva sviluppato demenza e il 35,3% deterioramento cognitivo lieve. In entrambi i casi, il rischio saliva notevolmente per le persone sposate rispetto ai single. Lo studio aveva dimostrato la correlazione tra matrimonio e rischio di declino cognitivo in età avanzata.
Lo studio americano Health and Retirement Study
Un’altra conferma arriva da più lontano: tra il 1996 e il 2014 la ricerca longitudinale dell’Health and Retirement Study ha seguito 15.379 partecipanti, dimostrando che tutti gli over 50 non sposati presentavano un rischio almeno del 50% inferiore di sviluppare demenza rispetto a quelli coniugati.
Una ricerca longitudinale è un tipo di studio scientifico che raccoglie dati sugli stessi soggetti in più momenti temporali, permettendo di analizzare i cambiamenti individuali nel corso del tempo a differenza delle ricerche trasversali, che fotografano una situazione in un singolo momento.
Un matrimonio infelice fa più danni del divorzio
Lo studio ha rivelato un altro dato particolarmente significativo: le persone che vivevano matrimoni infelici erano propense ad avere un rischio di salute e mortalità uguale o peggiore rispetto a persone vedove, divorziate o mai sposate. Questo suggerisce che la qualità del rapporto matrimoniale sia un fattore determinante, non solo lo stato civile in sé.
Implicazioni per la prevenzione
In definitiva, la ricerca non suggerisce di evitare il matrimonio, ma evidenzia l’importanza di adottare strategie preventive specifiche per evitare che aumenti il rischio di malattie quali Alzheimer e demenza, nello specifico demenza a corpi di Lewy (più giù vediamo meglio di cosa si tratta). Le misure consigliate dai ricercatori sono:
- Mantenimento di reti sociali autonome e diversificate al di fuori della coppia;
- Preservazione di attività cognitive stimolanti individuali;
- Coltivazione di interessi personali indipendenti dal partner;
- Partecipazione attiva alla vita comunitaria.
Anche al di fuori di questo studio, gli esperti suggeriscono tre macro-azioni per proteggere la propria salute cerebrale:
- Aumentare la socializzazione: incorporare esercizio fisico e diventare più sociali può migliorare significativamente la salute cerebrale;
- Ridurre i vizi: limitare tabacco, alcol, carboidrati raffinati e zuccheri;
- Allenare il cervello: secondo Alzheimer’s Research UK, il 98% delle persone potrebbe migliorare la propria salute cerebrale attraverso attività cognitive stimolanti.
Demenza a corpi di Lewy
La ricerca pubblicata su “Alzheimer’s & Dementia” parla specificatamente della demenza a corpi di Lewy, la seconda forma più comune di demenza progressiva dopo l’Alzheimer. Questa patologia è caratterizzata dall’accumulo di proteine alfa-sinucleina nel cervello, che formano depositi chiamati corpi di Lewy. I sintomi includono fluttuazioni cognitive, allucinazioni visive e problemi motori simili al Parkinson.
Valutazioni neuropsicologiche
La ricerca si è basata su valutazioni neuropsicologiche, ovvero test standardizzati che misurano diverse funzioni cognitive come memoria, attenzione, linguaggio, funzioni esecutive e abilità visuospaziali. Questi test permettono di identificare precocemente i cambiamenti cognitivi e monitorare la progressione nel tempo.
Integrazione sociale
Con “integrazione sociale”, i ricercatori fanno riferimento al grado di partecipazione di una persona nelle reti sociali e nelle attività comunitarie. Questo parametro include sia la quantità che la qualità delle relazioni interpersonali e rappresenta un fattore cruciale per la salute cerebrale.
Il messaggio dei ricercatori è chiaro: ben venga il matrimonio, purché inteso come un modo per vivere felicemente con la persona amata, e non come la via per annichilire sé stessi e la propria vita sociale. D’altronde, siamo animali politici, e la politica non si fa in due.