Giornata contro la violenza sulle donne, un omicidio ogni 10 minuti
- 25/11/2024
- Mondo Popolazione
La violenza contro le donne non conosce tregua. Ogni anno, statistiche e rapporti offrono uno specchio impietoso della realtà, ma nonostante le denunce e l’impegno crescente delle istituzioni, i numeri sembrano crescere. Oggi 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, si torna a parlare di un problema che sembra ancora lontano da una soluzione. I numeri raccontano una realtà inquietante: un crescendo di violenze, stalking, maltrattamenti, fino ai tragici casi di femminicidio, che troppo spesso avvengono tra le mura di casa. Ma cosa ci dicono esattamente i dati e come possiamo interpretarli per comprendere meglio le dinamiche di questa emergenza?
L’aumento degli abusi
Nei primi sei mesi del 2024, le denunce per violenza sessuale sono aumentate dell’8%, un dato che non lascia spazio a interpretazioni: le vittime, nel 91% dei casi, sono donne, e ben il 28% di queste sono minorenni. Quasi una su tre. Ancora più inquietante è la distribuzione degli autori: nel 44% dei casi si tratta di stranieri, una cifra che spesso alimenta discorsi divisivi, ma che va letta alla luce della loro rappresentanza nella popolazione italiana, pari al 9%. Questi dati mostrano che il fenomeno della violenza non conosce confini di nazionalità, ma si nutre di dinamiche culturali e sociali che colpiscono trasversalmente.
Anche gli atti persecutori, o stalking, hanno registrato un incremento del 6%, colpendo le donne nel 74% dei casi. È un dato che conferma come il controllo e la pressione psicologica siano strumenti di dominio spesso usati in relazioni tossiche o situazioni di rifiuto. I maltrattamenti contro familiari e conviventi, che coinvolgono le donne nell’81% dei casi, mostrano un aumento ancora più marcato, pari al 15%. Questi crimini, spesso perpetrati tra le mura domestiche, sono indicativi di un ambiente che dovrebbe proteggere ma che, al contrario, diventa una gabbia.
A livello globale, nel 2023 sono stati registrati 85.000 omicidi intenzionali di donne e ragazze, come emerge dal rapporto “Femicides nel 2023: Global Estimate of Intimate Partner/Family Member” Femicides di UN Women e UNODC. Di questi omicidi, il 60% (circa 51.100 vittime) è stato perpetrato da un partner intimo o da un membro della famiglia. I dati rivelano che ogni giorno 140 donne e ragazze perdono la vita a causa della violenza domestica, con una vittima ogni 10 minuti.
Femminicidi
I dati sui femminicidi, purtroppo, non sono migliori. Nel 2023, 117 donne sono state uccise, e nel primo semestre del 2024 la situazione non sembra migliorare: il 56% delle donne vittime di omicidio è stata uccisa dal partner o dall’ex partner. Questo dato rappresenta un lieve miglioramento rispetto al 62% registrato nello stesso periodo del 2023, ma non basta a stemperare la gravità del fenomeno. Il contesto italiano presenta alcune peculiarità rispetto al resto d’Europa. Sebbene il nostro Paese abbia il tasso di omicidi più basso a livello continentale nel 2022, il fenomeno della violenza di genere rimane una piaga endemica. Secondo l’Istat, i femminicidi rappresentano l’82% degli omicidi di donne, con una maggiore incidenza tra le italiane rispetto alle straniere (51,5% contro 68,7%).
È interessante notare come, alla diminuzione degli omicidi commessi da partner o ex partner, corrisponda un aumento di quelli perpetrati da genitori o figli, che hanno rappresentato il 33% dei casi nel 2024 rispetto al 25% dell’anno precedente. Anche le modalità con cui vengono commessi gli omicidi raccontano una storia inquietante: l’uso di armi improprie e bianche prevale (19 casi nel 2024), seguito da asfissia, strangolamento e percosse.
Cosa spinge un uomo a uccidere la donna con cui ha condiviso parte della sua vita? La risposta è complessa, ma si lega indissolubilmente alla questione del controllo, del possesso, della gelosia morbosa che sfocia nella tragedia. La possessività, la paura di perdere il proprio “bene”, diventa un motore di azioni estreme. Le armi utilizzate, spesso improprie come coltelli o strumenti da casa, sono il segno di una violenza che vuole lasciare segni indelebili, non solo fisici, ma anche psicologici.
La geografia della violenza
I numeri non sono uniformi su tutto il territorio nazionale. Alcune province mostrano tassi preoccupanti di violenza contro le donne. Secondo un report dell’Istat sulle vittime di omicidio nel 2023, Enna è la provincia più a rischio per le donne. In generale, le zone dove la concentrazione è più alta sono l’Abruzzo, il Trentino-Alto Adige con le Province Autonome di Trento e Bolzano/Bozen e l’Umbria. Ma i dati più recenti ci mostrano anche una notevole diminuzione in alcune aree, come la Pianura Padana, dove i fenomeni di violenza sembrano rallentare. Tuttavia, queste isole di speranza non devono distogliere l’attenzione da quelle aree dove la violenza non si arresta e dove le donne sono ancora prigioniere del silenzio.
La geografia della violenza ha un volto diverso a seconda della classe sociale, dell’età e della condizione economica delle vittime. Le donne più anziane, ad esempio, sono più vulnerabili agli omicidi da parte di partner o familiari. Il movente, nella maggior parte dei casi, è legato a squilibri psicologici o alla volontà di “porre fine alla sofferenza” della donna. Le vittime più giovani, invece, sono maggiormente esposte a motivi passionali o, più frequentemente, a liti per futili motivi, che scatenano la violenza senza alcuna giustificazione apparente.
I delitti introdotti dal Codice Rosso
Il Codice Rosso, introdotto per rafforzare la tutela delle donne vittime di violenza, ha mostrato luci e ombre. Nei primi sei mesi del 2024 si è registrato un incremento del 67% dei casi di costrizione o induzione al matrimonio, un dato che evidenzia una violenza culturale ancora radicata. Cresce anche del 22% il revenge porn, ovvero la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti, una forma di violenza psicologica che sfrutta le tecnologie per distruggere la dignità delle vittime. Al contrario, i casi di deformazione dell’aspetto della persona tramite lesioni permanenti al viso hanno subito una lieve diminuzione del 2%.
Questi dati dimostrano che, sebbene siano stati fatti passi avanti sul fronte normativo, il problema rimane difficile da arginare. La legislazione, pur essendo fondamentale, non può da sola risolvere una questione che affonda le sue radici in diseguaglianze di genere e modelli culturali sbagliati.
Mattarella: “Nessuna scusa”
“La violenza contro le donne presenta numeri allarmanti. È un comportamento che non trova giustificazioni, radicato in disuguaglianze, stereotipi di genere e culture che tollerano o minimizzano gli abusi, che si verificano spesso anche in ambito familiare”. Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha sottolineato durante la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. La sua affermazione mette in evidenza un fenomeno che, purtroppo, non sembra arrestarsi nonostante l’impegno delle istituzioni e della società civile. La violenza, infatti, è un comportamento che si radica profondamente in visioni errate della donna come oggetto da possedere e controllare, un retaggio che persiste anche nei contesti familiari, dove dovrebbe prevalere il rispetto reciproco.
“Quanto fatto finora non è, tuttavia, sufficiente a salvaguardare le donne”, ha aggiunto il Capo dello Stato, evidenziando che, nonostante i progressi, la strada è ancora lunga. La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, meglio conosciuta come Convenzione di Istanbul, ha rappresentato un punto di svolta. “È il primo strumento giuridicamente vincolante a riconoscere la violenza di genere come una violazione dei diritti umani”, ha ricordato Mattarella. L’Italia ha ratificato la Convenzione nel 2013, dotandosi di strumenti giuridici e normativi per garantire una protezione più solida alle vittime. Tuttavia, la continua presenza di violenza e abusi mostra che, nonostante le leggi, le politiche e le campagne di sensibilizzazione, la realtà quotidiana delle donne rimane pervasa da un costante senso di insicurezza e vulnerabilità. La violenza colpisce donne di tutte le età, ma in particolare le giovani, che spesso subiscono le violenze in silenzio, senza il coraggio di denunciare.
Il presidente Mattarella ha ricordato come l’emergenza della violenza contro le donne non sia solo un problema giuridico, ma una questione che riguarda la dignità e la libertà delle donne: “Si tratta di madri, sorelle, figlie, persone con sogni e progetti che vedono violato il diritto di poter vivere una vita libera e dignitosa”. La lotta contro la violenza è una battaglia che riguarda ogni membro della società, un impegno che deve andare oltre la semplice condanna dei singoli atti violenti, ma che deve interrogarsi su come cambiare il sistema culturale che li alimenta.
Il tema proposto dalle Nazioni Unite per celebrare questa giornata, “Nessuna scusa”, è la sintesi perfetta di ciò che deve essere il cuore di ogni azione: nessuna giustificazione, nessuna tolleranza per chi abusa, per chi perpetra la violenza, per chi la minimizza. “Occorrono azioni concrete”, ha ribadito Mattarella, indicando la necessità di un impegno costante per eradicare i pregiudizi e gli atteggiamenti discriminatori che, ancora oggi, pongono le donne in una posizione di debolezza in ambito familiare, sociale e lavorativo. È un impegno che deve coinvolgere ogni settore della società, comprese le istituzioni, le forze dell’ordine e la società civile, affinché tutte le donne possano trovare il coraggio di denunciare e ricevere adeguato supporto.
“Le istituzioni, le forze della società civile devono sostenere le donne nella denuncia di qualsiasi forma di sopruso”, ha concluso Mattarella, invitando a garantire la piena protezione delle vittime e a promuovere una cultura che metta al centro la dignità e i diritti umani delle donne. Questo è un valore che deve essere condiviso dall’intera società, perché solo in un ambiente che rispetta i diritti delle donne si può parlare di una vera comunità giusta e equa.
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