Mytho, cosa cambia con la scoperta del gene anti-età?
- 01/07/2024
- Popolazione
Una ricerca guidata dall’Italia ha identificato un nuovo gene anti-età, chiamato Mytho, che svolge un ruolo chiave nella longevità. Attivando questo gene, infatti, è possibile mantenere un invecchiamento in salute, rallentando il processo di senescenza cellulare.
Lo studio, durato 9 anni e pubblicato sul ‘Journal of Clinical Investigation’, è stato co-finanziato dal Pnrr nell’ambito del partenariato Age-It ‘Ageing Well in an Ageing Society’ ed è stato portato avanti da un team internazionale di ricerca. L’identificazione e la caratterizzazione di Mytho porta la firma di Marco Sandri, docente del Dipartimento di Scienze biomediche dell’Università di Padova e principal investigator dell’Istituto veneto di Medicina Molecolare (Vimm) con la collaborazione di Eva Trevisson, genetista del Dipartimento di Salute della donna e del bambino dell’università di Padova.
Attraverso esperimenti su modelli animali, i ricercatori hanno dimostrato che l’inibizione di Mytho accelera l’invecchiamento, mentre la sua attivazione migliora la qualità della vita. Questo gene agisce regolando l’autofagia, un processo biologico che permette la rimozione di proteine e organelli danneggiati, migliorando l’omeostasi cellulare. La scoperta apre quindi a nuove prospettive per comprendere i meccanismi molecolari dell’invecchiamento e sviluppare possibili terapie per contrastarlo. Inoltre, fornisce informazioni preziose sulla funzione di geni ancora sconosciuti nel nostro genoma, di cui fanno parte oltre 5.000 proteine.
“Dopo anni di studi, siamo arrivati a conoscere qualcosa del nostro genoma, ma la funzione della maggior parte del nostro codice genetico è ancora ignota. Un esempio sono i geni che codificano le proteine, di cui più di 5mila su un totale di 20mila sono completamente sconosciuti. Per questo negli ultimi anni abbiamo impiegato risorse ed energie per caratterizzare questo sconosciuto mondo del nostro Dna”, ha spiegato Sandri.
Le principali funzioni di Mytho
Le principali funzioni del gene Mytho nelle cellule muscolari dipendono dalla sua capacità di regolare l’autofagia muscolare: diversi studi hanno dimostrato che l’espressione di Mytho è indotta in condizioni di stress catabolico, come digiuno, cachessia da cancro, denervazione e sepsi. La traduzione di autofagia (dal greco “autos”, “da solo” + “fago”, “mangiare”) esprime bene la possibilità del gene di eliminare da solo le cellule correlate all’invecchiamento.
Secondo le conclusioni dei ricercatori, grazie alla sua capacità di intervento sulle cellule muscolari, Mytho potrebbe avere un ruolo chiave nella regolazione della longevità.
Nuovi approcci terapeutici dal gene Mytho
La scoperta del gene Mytho e del suo ruolo chiave nell’invecchiamento apre nuove prospettive per lo sviluppo di possibili terapie anti-età. Ecco alcuni degli approcci terapeutici che potrebbero essere esplorati.
Modulazione farmacologica di Mytho
Uno degli approcci più diretti sarebbe quello di sviluppare farmaci in grado di modulare l’attività del gene Mytho. Questo potrebbe essere fatto attraverso:
– Attivatori di Mytho: Identificare composti in grado di aumentare l’espressione o l’attività della proteina Mytho potrebbe permettere di rallentare il processo di invecchiamento. Ciò potrebbe essere ottenuto attraverso screening di librerie di composti chimici o di prodotti naturali;
– Inibitori di regolatori negativi di Mytho: Un’altra strategia potrebbe essere quella di identificare e inibire i fattori di trascrizione o le vie di segnalazione che normalmente reprimono l’espressione di Mytho. Ciò potrebbe portare a un aumento dell’attività di Mytho e a un miglioramento della salute durante l’invecchiamento.
Questi approcci richiedono di comprendere in dettaglio come questo gene venga regolato nelle cellule (cosiddetta ‘caratterizzazione’ del gene), nonché studi preclinici e clinici per valutare l’efficacia e la sicurezza dei composti identificati.
Terapia genica basata su Mytho
Un approccio più avanzato potrebbe essere quello di utilizzare la terapia genica per modulare direttamente l’espressione di Mytho. Ciò potrebbe essere fatto attraverso:
– Terapia sostitutiva genica: introdurre il gene Mytho in cellule o tessuti bersaglio, utilizzando vettori virali o non virali, potrebbe permettere di aumentare i livelli della proteina Mytho e ottenere gli effetti benefici sull’invecchiamento;
– Editing genetico di Mytho: tecnologie di editing del genoma, come CRISPR-Cas9, potrebbero essere utilizzate per modificare direttamente la sequenza del gene Mytho e potenziarne l’attività. Ciò richiederebbe però un’attenta valutazione dei rischi e degli effetti off-target.
Queste strategie di terapia genica sono ancora in fase di sviluppo e richiederebbero un’approfondita valutazione della sicurezza e dell’efficacia prima di poter essere applicate nell’uomo.
Terapie combinate
Infine, un approccio ancora più completo potrebbe essere quello di combinare diverse strategie, come la modulazione farmacologica di Mytho e la terapia genica. Ciò potrebbe permettere di ottenere effetti sinergici e di massimizzare i benefici terapeutici.
Come è cambiata l’aspettativa di vita nel mondo dal 1900 ad oggi
Ma come è cambiata l’aspettativa di vita nella storia recente dell’umanità?
Nel 1900, l’aspettativa di vita media globale era di soli 32 anni. Oggi, nel 2021, è più che raddoppiata, raggiungendo i 71 anni. Questo straordinario aumento è il risultato di una serie di progressi in campo medico, sanitario e del benessere, come gli avanzamenti in nutrizione, acqua potabile, igiene, cure neonatali, antibiotici e vaccini. Tutte le regioni del mondo hanno registrato un aumento significativo dell’aspettativa di vita. Nel 1800, nessuna regione superava i 40 anni di aspettativa di vita, mentre oggi la media globale è superiore a qualsiasi Paese del 1950. Nonostante le disuguaglianze persistenti, il mondo diviso del 1950 si sta gradualmente riducendo.
In Europa
Anche l’Europa ha sperimentato un notevole aumento dell’aspettativa di vita tra il XX e il XXI secolo. Nel 1900, l’aspettativa di vita era di circa 43 anni, mentre nel 2021 ha raggiunto i 79 anni. Paesi come Norvegia, Svezia e Danimarca erano tra i primi ad avere un’aspettativa di vita superiore a 40 anni già negli anni ‘40 del XIX secolo. Nel 1950, l’Europa occidentale aveva un’aspettativa di vita di oltre 60 anni, mentre in Europa orientale la situazione era peggiore.
Oggi, le differenze regionali persistono, con gli spagnoli di Madrid che possono aspettarsi di vivere fino a 85 anni, mentre i bulgari della regione di Severozapaden solo fino a 73 anni. Questi divari sono dovuti in gran parte a stili di vita malsani, a partire da una sbagliata alimentazione e da una scarsa o inesistente attività fisica. Influiscono sull’aspettativa di vita anche la salute mentale e i fattori ambientali, a partire dall’inquinamento atmosferico.
In Italia
L’Italia ha seguito il trend globale, registrando un significativo aumento dell’aspettativa di vita nel corso del XX secolo. Nel 1870, l’aspettativa di vita era di poco inferiore ai 30 anni, mentre nel 2020 ha raggiunto gli 83 anni. Questo miglioramento è dovuto a una serie di fattori, tra cui il progresso medico-sanitario, il miglioramento delle condizioni di vita e la riduzione della povertà. Inoltre, l’Italia ha beneficiato di un sistema sanitario pubblico universale, introdotto nel 1978 che oggi, complice la crisi demografica, sta attraversando molte difficoltà.
Chiaramente, l’invecchiamento della popolazione comporta anche delle sfide, come l’aumento delle malattie croniche legate all’età. La particolarità di Mytho e che, secondo i ricercatori, non ha effetti solo sulla durata della vita, ma anche sulla qualità della vita stessa. Anzi, la maggiore durata della vita è solo una naturale conseguenza di un invecchiamento sano e attivo.
Implicazioni per la silver economy
La scoperta di geni anti-età come Mytho potrebbe avere importanti implicazioni per la Silver Economy, ovvero l’insieme di attività economiche legate all’invecchiamento della popolazione.
Se attivare Mytho permettesse di rallentare l’invecchiamento e mantenere una migliore salute nelle persone anziane, ciò potrebbe ridurre i costi sanitari e assistenziali, liberando risorse per altri settori. L’Italia, inoltre, ha una elevata dipendenza dai lavoratori over 50, che mediamente hanno più problemi di salute e una produttività inferiore rispetto ai lavoratori più giovani. Un trend che il Paese, fanalino di coda in Ue per produttività, non può certo permettersi.
La ricerca Mytho potrebbe spingere più in avanti l’invecchiamento e rendere meno faticoso il lavoro per chi è più in là con l’età.
Inoltre, la ricerca su Mytho potrebbe portare allo sviluppo di nuovi farmaci e terapie anti-età, creando opportunità per l’industria farmaceutica e biotecnologica. Questo potrebbe stimolare l’innovazione e la crescita di un settore in rapida espansione, come dimostrato dall’interesse del Pnrr per la ricerca sull’invecchiamento. Una vita duratura non è sempre sinonimo di qualità, come dimostra il fatto che le donne vivano più a lungo ma peggio rispetto agli uomini. Insistere sulla qualità della vita è un pilastro centrale della ricerca.
Chissà che un domani il “Vorrei incontrarti fra cent’anni” non resterà solo il titolo di un capolavoro musicale, ma una concreta possibilità per gli esseri umani.
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