“Castità e velo, oppure carcere”, cosa prevedono le nuove sanzioni per le donne iraniane
- 02/10/2024
- Popolazione
Una nuova legge in Iran segnerà un ulteriore passo indietro per i diritti delle donne, imponendo pene più severe a chi non indossa l’hijab in modo corretto in pubblico. A oltre due anni dall’omicidio di Mahsa Amini, il provvedimento evidenzia una crescente repressione delle libertà individuali nel Paese.
E la preoccupazione è che sia solo l’inizio di un inasprimento dell’Iran nei confronti dei diritti delle donne.
Legge sulla castità e hijab: sanzioni rafforzate
Intitolata “Protezione della famiglia tramite la promozione della cultura della castità e dell’hijab”, la normativa è stata ratificata dal Consiglio dei Guardiani dopo modifiche apportate dal Parlamento.
Il testo ufficiale non è ancora stato approvato e reso disponibile, ma le informazioni trapelate da un report dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite rivelano sanzioni che vanno da multe significative a restrizioni sull’uso di Internet, fino a pene detentive e confisca di veicoli per chi non osserva l’obbligo del velo.
Conseguenze per le donne
Secondo il rapporto, le nuove disposizioni comportano sanzioni pecuniarie elevate e possibili pene detentive più lunghe, oltre a limitazioni nelle opportunità lavorative e scolastiche. Attualmente, le donne che non indossano correttamente l’hijab possono affrontare detenzioni da dieci giorni a due mesi. Questa legge arriva in un contesto in cui le forze di sicurezza intensificano la violenza fisica contro le donne, utilizzando metodi brutali.
L’eredità di Mahsa Amini e le proteste nazionali
La ratifica della legge si colloca in un periodo di crescente tensione sociale, alimentata dal ricordo di Mahsa Amini, la giovane curda uccisa nel settembre 2022 dalla polizia morale. La sua morte ha innescato una serie di proteste in tutto il Paese, con manifestanti che bruciavano i veli in segno di protesta contro il regime.
Questi eventi hanno rappresentato un punto cruciale nella battaglia per i diritti delle donne in Iran, rivelando la crescente insoddisfazione per le restrizioni governative.
Riforme promesse e repressione persistente
Durante la campagna elettorale, Masoud Pezeshkian si è presentato come un politico riformista, promettendo di abolire i controlli della polizia morale e di fermare la violenza contro le donne, suscitando speranza tra i sostenitori dei diritti umani.
Tuttavia, l’approvazione della legge sulla “protezione della famiglia tramite la promozione della cultura della castità e dell’hijab” ha messo in luce la frattura tra le sue promesse e la realtà politica dell’Iran, dove le forze conservatrici continuano a esercitare un forte controllo.
Questa situazione evidenzia una tensione persistente tra le aspettative popolari di cambiamento e la difesa di pratiche oppressive, rendendo il cammino verso la riforma difficile e segnato da un clima di paura e repressione che ostacola il progresso verso la parità di genere.
Un fenomeno globale
Le restrizioni ai diritti delle donne non sono un fenomeno esclusivo dell’Iran. In diversi Paesi, le donne affrontano limitazioni simili. In Arabia Saudita, ad esempio, il sistema impone severe restrizioni sulla libertà di movimento delle donne, obbligandole a ottenere il permesso di un familiare maschio per molte attività quotidiane.
In Afghanistan, dopo il ritorno al potere dei Talebani, le donne sono state escluse da scuole e posti di lavoro, mentre l’abbigliamento è rigidamente controllato e la voce o il canto in luogo pubblico sono vietati.
Questi esempi evidenziano una tendenza di oppressione sistematica, in cui le legislazioni e le pratiche culturali mirano a controllare il comportamento delle donne, limitando la loro autonomia e diritti fondamentali.
Il futuro delle donne in Iran
Con l’imminente attuazione di questa legge, le donne iraniane si trovano ancora una volta sotto pressione. La questione dell’hijab, da decenni al centro di controversie, è tornata a occupare un posto centrale nel dibattito pubblico, sollevando preoccupazioni sul futuro della libertà e dei diritti umani nel Paese.
La lotta delle donne per la loro dignità e libertà continua, mentre le autorità perseguono una cultura di sottomissione.
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