Afghanistan, le donne cantano la Resistenza con “Bella ciao”
- 06/09/2024
- Mondo
Questa mattina mi sono alzato ed ho trovato l’invasor… Così intona Bella Ciao, la canzone simbolo della Resistenza italiana contro il regime fascista e l’esercito della Germania nazista.
Solo qualche settimana fa era il coro in Francia della sinistra radicale, la France Insoumise, il partito di Jean Paul Mélenchon, per festeggiare in piazza a Parigi la vittoria della coalizione del Nuovo Fronte Popolare al secondo turno delle legislative del Paese contro la destra di Le Pen.
Oggi, la cantano le donne afghane contro il divieto di far sentire la propria voce imposto dai talebani. È una questione “privata”, secondo il regime. Ma sui social sono diventati virali i video nei quali le si sente cantare forte e chiaro. E cantano proprio “Bella ciao”.
Bella Ciao has become an anthem for the oppressed women in Afghanistan and Iran. pic.twitter.com/UqdGl39Ul8
— Habib Khan (@HabibKhanT) August 30, 2024
La Resistenza delle donne afghane
Le donne in Afghanistan sono tra le più vessate al mondo. I loro diritti sono cambiati in maniera molto significativa nel corso degli ultimi anni: prima, tra il 2000 e il 2001, con la caduta del regime talebano, il quale aveva imposto terribili limitazioni ai loro danni, e, successivamente, con il ritorno dei Talebani nel 2021 che ne ha inasprito i limiti.
Non possono viaggiare da sole, non si possono allontanare per poco più di 70 chilometri dalla loro abitazione, non possono truccarsi, mostrare il proprio volto. Le donne afghane vengono lapidate in caso di mancato rispetto delle regole e, non per ultima per importanza, il divieto alla libertà di esprimersi è stato sancito con un decreto relativo alla Legge sulla promozione della Virtù e la prevenzione del Vizio.
La legge prevede che la loro voce non si senta nel “canto, nella recita o nella lettura in pubblico e, in generale, in ogni luogo che non sia un’abitazione privata”. È fatto inoltre divieto alle donne di guardare direttamente uomini che non siano loro parenti o loro familiari, e viceversa. Ma le donne afghane cantano. E cantano “Bella Ciao”.
Diversi sono ormai i video che girano sui social nei quali si vedono donne a volte coperto o scoperto che intonano la canzone della Resistenza italiana in lingua pashtu. Stanche della condizione non umana alla quale sono soggette, oggi, le donne afghane combattono più che mai per la loro libertà. “La mia voce non è proprietà privata”, scrivono sui social, mentre il mondo si commuove dinanzi alla barbarie alla quale sono assoggettate.
Afghan Women Singing in English for Freedom and Gender Apartheid 🇦🇫
The slogan “My voice is not private” of Afghan women after the Taliban enacted a new law for women and banned women’s voices in the media.#Poems_For_Freedom #GenderApartheid #UN pic.twitter.com/rWxsPflX4v
— Jahanzeb Wesa (@JahanzebWesa) August 30, 2024
Diritti umani e supporto internazionale
Le Nazioni Unite hanno condannato fermamente queste ultime azioni. Così come, Josep Borrell, Alto rappresentante per gli affari esteri dell’Ue, in una nota si è detto preoccupato della situazione: “L’UE continua a sostenere le donne e le ragazze dell’Afghanistan e tutti coloro che in Afghanistan sono minacciati dai talebani”. Ma non basta.
Fereshta Abbasi, ricercatrice per la divisione Asia, per conto della Ong Human Rights Watch, “per le donne afghane il canto è resistenza. Questa è una delle poche leggi che i talebani hanno pubblicato sulla gazzetta ufficiale da quando hanno preso il potere tre anni fa, un ulteriore segno della loro determinazione a riprogettare strutturalmente la società per garantire che le donne siano raramente, se non mai, viste o ascoltate fuori casa”.
“Il Consiglio per i diritti umani dell’Onu – ha aggiunto – dovrebbe creare urgentemente un organismo internazionale ben fornito di risorse per raccogliere e preservare le prove di gravi violazioni dei diritti umani in Afghanistan, passate e presenti, in particolare quelle contro donne e ragazze. Inoltre, uno qualsiasi dei 149 paesi che sono parte della convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle donne può intentare una causa contro l’Afghanistan dinanzi alla Corte internazionale di giustizia per violazione delle sue disposizioni”.
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