Il “Condom King” che ha arrestato le nascite in Thailandia
- 28 Maggio 2025
- Popolazione
Nel corso della sua storia, c’è stato un momento in cui la Thailandia si è affidata al gioco e al suo “Condom King” per arrestare il boom demografico. Senza questa trovata, da molti considerata geniale, l’economia del Paese sarebbe implosa. Andiamo con ordine.
Per noi europei, oggi, la parola “demografia” fa rima con crisi; richiama alla mente le culle vuote e le pericolose conseguenze su produttività e welfare.
Eppure, ci sono stati periodi e ci sono ancora luoghi in cui le culle piene sono troppe e la crescita demografica è una seria minaccia alla sopravvivenza del sistema. Il primo caso che viene in mente è quello della Cina, che dal 1980 al 2015 ha adottato la politica del figlio unico, una scelta allora considerata necessaria, ma ora deleteria per il Dragone che in soli dieci anni (dal 2012 al 2023) ha dimezzato le nascite. Oggi, la Cina deve fare i conti con il problema opposto: il tasso di fecondità è sceso sotto un figlio per donna e Xi Jinping sta provando a rilanciare le nascite in tutti i modi, inclusi i corsi d’amore nelle università.
Pochi sanno che anche la Thailandia, in passato, ha messo un freno alle nascite. E per farlo ha scelto una via a dir poco originale.
Così la Thailandia ha ridotto drasticamente le nascite
In circa tre decenni, dal 1963 al 2000, il Paese asiatico è riuscito a far crollare il tasso di fertilità da oltre 6 figli per donna a 1,5, utilizzando l’umorismo.
Tutto è iniziato nel 1974, quando Mechai Viravaidya fondò la Population and Community Development Association (Pda). In quel periodo, la Thailandia aveva un tasso di crescita demografica del 3,2% annuo e una media di circa 6 figli per famiglia. Una situazione insostenibile per le risorse e l’economia della Thailandia.
I risultati ottenuti dall’associazione di Viravaidya furono straordinari. Anche troppo.
In sessant’anni, la Thailandia è passata da una società con famiglie numerose e crescita demografica esplosiva a un Paese che lotta contro l’estinzione demografica. Il tasso di fertilità è crollato dell’80% dal picco del 1963, mentre il tasso di natalità si è ridotto di oltre tre quarti.
Mechai Viravaidya, il “Condom King” che ha fermato il boom demografico
Ma cosa aveva fatto Viravaidya, ironicamente rinominato il “Condom King”?
Aveva capito che i metodi tradizionali – medici che prescrivevano pillole anticoncezionali – raggiungevano solo il 20% della popolazione. Il resto viveva in aree rurali, lontano dai servizi sanitari. La sua intuizione fu rivoluzionaria: se Coca-Cola riusciva a portare le sue bevande in ogni villaggio, perché non fare lo stesso con i contraccettivi?
Il suo approccio fu unico per creatività e spirito ludico. Viravaidya organizzò concorsi di gonfiaggio di preservativi nei villaggi, trasformando quello che altrove era considerato un oggetto imbarazzante in protagonista di gare pubbliche.
I monaci buddisti benedicevano le pillole anticoncezionali, gli insegnanti coinvolgevano i bambini nelle lezioni di pianificazione familiare, che poi tornavano a casa a educare i genitori.
Nel 1975, Viravaidya introdusse un sistema di microcredito che erogava prestiti alle donne che non erano incinte, creando un incentivo economico diretto all’uso dei contraccettivi. Il messaggio era chiaro: meno figli significava più opportunità economiche.
Come è cambiato il tasso di fertilità in Thailandia
Nel 1963, il Paese aveva raggiunto il picco storico del tasso di fertilità con 6,16 figli per donna; la popolazione era giovane e in rapida espansione: da 27,4 milioni di abitanti nel 1960. La Thailandia cresceva a ritmi sostenuti con un tasso di natalità che superava i 42 nati per 1.000 abitanti nel 1960. Il successo fu tale che il Paese divenne un modello per altre nazioni asiatiche come Indonesia e Corea del Sud. Oggi, quest’ultima deve affrontare il problema opposto, proprio come la Thailandia.
La grande transizione: 1970-2000
A partire dagli anni ‘70, la rivoluzione di tasso di Viravaidya e la politica di pianificazione familiare generarono un drastico calo del tasso di fertilità. I 42,7 nati per 1.000 abitanti del 1960 diminuirono costantemente fino a raggiungere 10,3 nel 2016: in appena cinque decenni, il rapporto nuovi nati/popolazione era crollato del 75%! Ben presto gli effetti di queste scelte sono diventati deleteri.
Dal 2000 in poi, la Thailandia è entrata nella categoria dei paesi con “fertilità ultra-bassa”. Nel 2016, il tasso di fertilità aveva toccato 1,48 figli per donna, ben al di sotto della soglia di sostituzione di 2,1 (ma comunque più alto di quello italiano, fermo all’1,18 figli per donna). Il trend è continuato inesorabilmente: nel 2023, il tasso è precipitato a 1,21 figli per donna, classificando la Thailandia tra i Paesi con la fertilità più bassa al mondo.
Dal successo alla crisi demografica
Esattamente come la Cina, oggi la Thailandia affronta il rovescio della medaglia. Con un tasso di fertilità persistentemente sotto la soglia di sostituzione da quasi tre decenni, il Paese sta invecchiando rapidamente. Nel 2024, i decessi hanno superato le nascite per il quarto anno consecutivo. Nel 2025, più del 20% della popolazione ha oltre 60 anni. Gli esperti prevedono che, con questo trend, la popolazione thailandese potrebbe dimezzarsi entro il 2083, scendendo a soli 33 milioni di abitanti.
Il governo thai si trova ora nella paradossale situazione di dover invertire le politiche che un tempo furono considerate un modello mondiale, inclusi i colpi di genio di “Condom King”. Nel 2023, l’ex ministro della Salute Cholnan Srikaew ha lanciato la campagna “Give Birth, Great World”, cercando di cancellare lo slogan degli anni Settanta: “Se hai più figli, diventerai più povero”.
Ma cambiare mentalità non è semplice come organizzare concorsi con i preservativi. Nel 2023, un quinto dei thailandesi era single, mentre il 40% delle persone in età riproduttiva (15-49 anni) non aveva alcun desiderio di sposarsi, in aumento rispetto al 35% del 2017.
Di sicuro, l’esperienza thailandese dimostra che i programmi di pianificazione familiare funzionano meglio quando sono volontari, creativi e rispettosi della cultura locale. Il successo di Viravaidya non derivò dall’imposizione, ma dalla capacità di rendere la contraccezione socialmente accettabile e persino divertente. Ma dimostra anche l’importanza di limitare le politiche contraccettive, per evitare che, da essere una soluzione, diventino un problema.