#Childfree, cos’è il trend TikTok che parla di chi non vuole avere figli
- 04/11/2024
- Popolazione
“Perché non vuoi avere figli?” Inizia sempre con questa domanda uno dei dibattiti più accesi tra le nuove generazioni. La risposta è nell’hashtag “#Childfree”. Diventato un vero e proprio slogan social, “Child free” si è diffuso su piattaforme come TikTok, ad esempio, che ha raccolto sotto questa espressione tutte le testimonianze delle donne o di giovani coppie che decidono deliberatamente di non voler avere figli o che, per motivi diversi, non possono averne.
Ma oltre ad essere un semplice hashtag social, è anche un vero e proprio movimento e un fenomeno radicalmente diffuso da oltre 60 anni, con una Giornata internazionale dedicata che cade il primo agosto di ogni anno e che è nata proprio per rivendicare la libertà di coloro che scelgono di non avere figli.
Come nasce “#Childfree”?
L’espressione Child free, a differenza di “Child less (cioè chi non può avere figli, ma li desidera)”,
ha lo scopo di enfatizzare sull’intenzione e la volontà di non avere figli. Una scelta, insomma, che ha ripercussioni sociali e culturali su chi la prende e che oggi è tornata ad essere al centro del dibattito politico per le ripercussioni che ha anche sulla società e sul futuro della popolazione.
Anche se possa sembrare un termine diffusosi da poco, in realtà questa affermazione di una scelta di vita ben precisa pone le sue basi nella letteratura sociologica sin dagli anni ’60. L’espressione si è diffusa di pari passo con l’uso della pillola anticoncezionale, strumento usato dalle donne per avere il controllo sulle proprie scelte riproduttive, compresa quella di non avere figli.
Due attiviste di questo movimento, Ellen Peck e Shriley Radl, hanno fondato la National Organization for Non-Parents, nel 1972, che difende il diritto dei “senza figli per scelta”. In America, questo movimento fu ampiamente criticato da chi riteneva che la genitorialità fosse una caratteristica distintiva della famiglia americana tradizionale, ma più in generale dei valori occidentali.
Poiché questa scelta è stata culturalmente associata alla mancanza del desiderio di maternità, la maggior parte degli studi e delle statistiche sul fenomeno hanno per anni analizzato la percentuale di donne, e non di uomini, che intendeva rinunciare alla genitorialità.
A spiegare le cause di questi stereotipi è stata recentemente Kisten Varian, dottoressa dell’Istituto di salute comportamentale di Parkview, Fort Wayne, Indiana (Stati Uniti), studiosa del fenomeno “Child free”, secondo la quale, le persone che prendono volontariamente la decisione di non avere figli vengono “poi viste sotto una luce negativa”. Sono etichette che vanno dall’egoismo, all’innaturalezza della scelta, così come la manifestazione di un’insoddisfazione e infelicità relazionale.
“Tuttavia – ha spiegato la dottoressa Varian -, nessuna di queste ipotesi è necessariamente vera. Inoltre, gli studi hanno scoperto che le donne senza figli hanno semplicemente valori e atteggiamenti diversi rispetto alle madri o alle donne che vogliono avere figli. Le coppie senza figli sono anche percepite come aventi una soddisfazione coniugale più bassa rispetto alle coppie con figli, il che non è automaticamente vero, poiché i genitori negli anni di crescita dei figli hanno una soddisfazione coniugale significativamente inferiore rispetto ai non genitori”. A rilevare questo grado di soddisfazione sono stati gli studiosi J.M. Twenge, W. K. Campbell e C.A. Foster, in una ricerca dal titolo “Genitorialità e soddisfazione coniugale: una revisione meta-analitica, pubblicata nel 2003 sul Journal of Marriage and Family.
Perché ci sono persone che non vogliono avere figli?
Le motivazioni dietro la scelta di non avere figli includono un desiderio di libertà o di concentrarsi sugli obiettivi professionali, ma recentemente si sono aggiunte preoccupazioni riguardante i cambiamenti climatici, pandemie globali e crisi geopolitiche internazionali.
In uno studio sui modelli di maternità, in un campione rappresentativo a livello nazionale, Heaton et al. (1999) hanno scoperto che, mentre alcuni adulti sono rimasti “coerentemente childfree” nel tempo, altri che inizialmente intendevano avere figli hanno poi cambiato idea e deciso di non averne. Ma la maggior parte delle indagini quantitative in questo settore non distingue tra chi è volontariamente e involontariamente senza figli, riducendo all’essere o non essere genitore la dimensione del fenomeno.
Studiosi italiani, invece, quali Christian Agrillo e Cristian Nelini, entrambi docenti del dipartimento di Psicologia generale dell’Università di Padova, nel 2008, hanno esaminato il motivo per cui alcuni adulti decidano di non avere figli in uno studio dal titolo “Childfree by choice: a review”. Tra le motivazioni, configuravano come prioritarie forze macrosociali, come la crescente partecipazione delle donne al mondo del lavoro e microsociali come l’autodeterminarsi come “child free” semplicemente per avere maggior libertà e autonomia.
Oggi, per comprendere al meglio cosa ci sia dietro questo fenomeno è sufficiente cercare online hashtag come #childfreetok, #childfreebychoice e #nothavingkids, presenti su TikTok da un po’ di tempo, hanno guadagnato molta più popolarità negli ultimi anni.
La scrittrice Adrienne Rich ha raccolto nella sua produzione letteraria le motivazioni, gli scenari, le cause, le ripercussioni e la dimensione del fenomeno Child Free. In Of Woman Born, uno dei suoi libri più famosi, scrive: “Le madri: che vanno a prendere i figli a scuola; che siedono in fila durante le riunioni genitori-insegnanti; che calmano i neonati stanchi nei passeggini del supermercato; che tornano a casa per preparare la cena, fare il bucato e accudire i bambini dopo una giornata di lavoro; che lottano per ottenere un’assistenza dignitosa e aule vivibili per i loro figli; che aspettano gli assegni di mantenimento mentre il padrone di casa minaccia lo sfratto; che rimangono di nuovo incinte perché la loro unica via di fuga verso il piacere e l’abbandono è il sesso; che si infilano lunghi aghi nelle loro delicate parti interiori; che vengono svegliate dal pianto di un bambino dai loro sogni esteriormente incompiuti: le madri, se potessimo guardare nelle loro fantasie, nei loro sogni ad occhi aperti e nelle loro esperienze immaginarie, vedremmo l’incarnazione della rabbia, della tragedia, dell’energia sovraccarica dell’amore, della disperazione inventiva, vedremmo il meccanismo della violenza istituzionale lacerare l’esperienza della maternità”.
In sintesi, dietro questo fenomeno confluiscono forze sociali e culturali che variano negli anni e nei contesti geografici, ma che in tutto il mondo occidentale restituisce un quadro chiaro e preciso della consapevolezza che c’è dietro questa scelta e del peso che possa avere su di sé e sugli altri. Un principio di autodeterminazione, insomma, che sotto il vocabolo “Child free” ha trovato tutta la sua espressione massima di protesta.
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