Assegno di inclusione, ritardo e rischio sospensione per 300.000 famiglie
- 28/05/2024
- Popolazione
L’Inps ha annunciato un ritardo nei pagamenti dell’assegno di inclusione per circa 300.000 famiglie italiane. Non solo: nel mese di giugno potrebbero arrivare anche le prime sospensioni all’erogazione del beneficio. Questo perché per le domande presentate dal 1° marzo 2024, resta valido il termine di 120 giorni dalla sottoscrizione del Pad, il Piano di attivazione digitale.
In pratica:
- Se entro 120 giorni non c’è stata convocazione da parte dei Servizi sociali, l’erogazione del beneficio viene sospesa, e può essere riattivata a seguito dell’incontro;
- se entro il 120 giorni invece c’è stata la convocazione da parte dei servizi sociali ma il nucleo beneficiario non si presenta senza giustificato motivo, perde definitivamente il diritto all’assegno di inclusione ADI.
L’Istituto di previdenza ha anche ufficializzato lo sblocco delle domande per le famiglie con maggiorenni in condizione di svantaggio.
Normalmente il primo pagamento avviene il 15 del mese mentre per ogni rinnovo successivo è previsto il 27° giorno di ogni mese, anche se l’Inps si riserva uno o due giorni di anticipo o ritardo in caso di giorni festivi. Per il mese di maggio, l’assegno doveva arrivare mercoledì 15 maggio per chi deve ancora ritirare la carta Adi oppure per chi attendeva delle mensilità arretrate; mentre il pagamento doveva arrivare oggi 28 maggio per coloro che lo percepiscono da almeno un mese.
Cosa è l’assegno di inclusione
L’assegno di inclusione è un aiuto finanziario destinato a supportare le famiglie in condizioni di difficoltà economica e sociale. Introdotto per sostituire il reddito di cittadinanza, questo sussidio mira a promuovere l’inclusione sociale e lavorativa dei membri del nucleo familiare beneficiario.
L’Adi fornisce un beneficio economico fino a 6mila euro annui, integrando il reddito familiare. L’importo può includere un contributo per l’affitto dell’immobile fino a 3.360 euro annui. Il beneficio è erogato mensilmente per un massimo di 18 mesi, rinnovabile per ulteriori 12 mesi, con una sospensione di un mese tra i periodi di rinnovo.
Il contributo è erogato tramite una “Carta di Inclusione,” uno strumento di pagamento elettronico ricaricabile. La carta consente prelievi in contanti fino a 100 euro mensili per individuo, oltre a bonifici per l’affitto.
Requisiti per l’assegno di inclusione
Al momento della presentazione della richiesta e per tutta la durata dell’erogazione del beneficio, il richiedente la misura deve avere specifici requisiti:
- Cittadino europeo o suo familiare con diritto di soggiorno permanente o cittadino di paesi terzi con permesso di soggiorno UE;
- Isee entro 9.360 euro;
- Residenza in Italia per almeno cinque anni, di cui gli ultimi due in modo continuativo;
- Non essere sottoposti a misure cautelari personali o di prevenzione;
- Assenza di sentenze definitive di condanna negli ultimi 10 anni;
- Reddito familiare sotto una soglia di 6mila euro annui, con possibili variazioni in base alla composizione del nucleo familiare e alla presenza di disabilità;
- Valore patrimonio immobiliare (esclusa casa di abitazione) non superiore a 30mila euro;
- Valore del patrimonio mobiliare non superiore a 6mila euro, incrementato in base ai componenti del nucleo familiare.
Attualmente, oltre 672.000 famiglie in Italia beneficiano dell’assegno di inclusione, con altre 29.000 domande in fase di valutazione. Questo sussidio rappresenta un supporto essenziale per molte famiglie, contribuendo a coprire spese come affitto, utenze e altre necessità di base che spesso fagocitano i consumi degli italiani.
Gli ultimi dati Eurispes confermano le crescenti difficoltà degli italiani, alle prese con degli stipendi che non seguono il ritmo dell’inflazione. Il risultato è che il 57,4% arriva a fine mese con difficoltà, bollette (33,1%) e affitto (45,5%) mettono in difficoltà molte famiglie, seguite dalle rate del mutuo (32,1%) e dalle spese mediche (28,3%).
L’assegno di inclusione diventa un sostegno indispensabile per alcune famiglie anche a fronte del fatto che i prezzi dei beni di consumo “sono in aumento per l’83% degli italiani”. Secondo il rapporto, inoltre, “la maggior parte degli italiani (55,5%) ritiene che la situazione economica del paese abbia subìto un peggioramento nel corso dell’ultimo anno, per il 18,6% la situazione è rimasta stabile, mentre solo un italiano su dieci (10%) ha indicato segnali di miglioramento. Il 15,6% non sa o non ha voluto fornire alcuna risposta”.
Cause dei ritardi
Lo slittamento del pagamento dell’Adi di maggio è dovuto ad alcuni rallentamenti negli enti locali.
Le amministrazioni comunali stanno infatti procedendo ai controlli sulla condizione di svantaggio, ma con un certo ritardo.
La più grande preoccupazione per 300.000 famiglie che percepiscono l’Adi da gennaio 2024 è l’ipotesi di stop al beneficio in caso di mancata “presa in carico”.
A decorrere dalla mensilità di aprile 2024 sono state poste in pagamento le domande di Adi per le quali non sia stato comunicato all’Inps, da parte delle Amministrazioni interessate, l’esito delle verifiche della condizione di svantaggio e dell’inserimento in un programma di cura e assistenza entro i sessanta giorni dalla comunicazione da parte dell’Istituto e la cui istruttoria abbia avuto esito positivo.
Infatti, le tempistiche del primo incontro con i servizi sociali sono state dimezzate, e portate a sessanta giorni, per le famiglie che hanno richiesto la prestazione di sostegno solo in seguito.
Rischiano di vedersi sospesi i pagamenti dell’assegno di inclusione i beneficiari che, dopo aver sottoscritto il Patto di inclusione previsto per ottenere il beneficio, non si siano presentati al primo appuntamento con i servizi sociali entro quella scadenza. Sul sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, infatti, si precisa che “in caso di mancata presentazione, il beneficio economico è sospeso”.
Inoltre, si prevede la sospensione del beneficio anche per coloro che non hanno presentato l’Isee rinnovato prima del 29 febbraio. I pagamenti riprendono non appena si tiene l’incontro con i servizi sociali o viene regolarizzata la posizione con l’Isee, a seconda dei casi. Si sottolinea che quando riprende a decorrere, il beneficio prevede anche il pagamento degli arretrati non pagati nel periodo di sospensione.
La nota Inps specifica che “Con riferimento al servizio di ‘Validazione delle certificazioni ADI’ rilasciato per gli operatori delle ASL, si ricorda che l’operatore della Struttura sanitaria, accedendo al servizio, deve verificare e attestare se le indicazioni riportate siano ‘Valide’ o ‘Non Valide’”.
L’Istituto ha chiarito che ogni struttura competente deve validare la condizione di svantaggio e/o l’inserimento nel programma di cura e assistenza per quanto di propria competenza.
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