Il quartiere in cui nasci influenza quanto peserai?
- 25/09/2024
- Giovani
L’obesità infantile è un problema globale, ma non tutte le regioni del mondo sono colpite allo stesso modo. Gli Stati Uniti, in particolare, mostrano un legame profondo tra le disuguaglianze sociali ed economiche e la salute dei bambini. Un recente studio pubblicato su Jama Pediatrics mette in luce un aspetto critico di questa problematica: i bambini concepiti e cresciuti in quartieri a basso reddito e con scarso accesso a cibo di qualità hanno maggiori probabilità di soffrire di obesità, e il rischio aumenta con l’età.
Quartieri e obesità: il quadro della situazione
Secondo lo studio, che ha analizzato i dati di oltre 28.000 bambini, la residenza in quartieri a basso reddito e con un accesso limitato a cibi sani durante la gravidanza e i primi anni di vita è associata a un aumento del 50% della probabilità di sviluppare obesità. Tale rischio si estende dall’infanzia all’adolescenza e si manifesta anche con un indice di massa corporea (BMI) più elevato. I bambini che vivono in queste aree povere si trovano spesso in condizioni di “deserto alimentare”, dove il supermercato più vicino si trova a oltre 800 metri per chi vive in aree urbane o a più di 16 chilometri per chi risiede in zone rurali. Questo rende difficile l’acquisto di cibo fresco e di qualità, favorendo una dieta povera e squilibrata.
L’aspetto più preoccupante è che queste associazioni tra residenza in aree svantaggiate e rischio di obesità restano costanti anche quando vengono presi in considerazione altri fattori, come le caratteristiche prenatali dei bambini. In altre parole, non è solo la predisposizione genetica o l’ambiente familiare a determinare il rischio di obesità, ma anche le condizioni ambientali legate all’accesso al cibo sano.
Povertà alimentare
Le conseguenze della povertà alimentare si riflettono non solo negli Stati Uniti ma a livello globale. Secondo il Global Report on Food Crises 2024, nel 2023 quasi 282 milioni di persone nel mondo hanno vissuto in condizioni di insicurezza alimentare acuta. Questo significa che milioni di famiglie non sono in grado di accedere regolarmente a cibo nutriente e adeguato, aumentando il rischio di malnutrizione, sia in termini di carenza che di eccesso. Come riporta l’Unicef, 181 milioni di bambini sotto i cinque anni vivono in condizioni di povertà alimentare grave, con gravi ripercussioni sul loro sviluppo fisico e cognitivo.
In Italia, la situazione non è altrettanto drammatica ma resta preoccupante. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che il 19% dei bambini tra gli 8 e i 9 anni sia in sovrappeso, mentre il 10% soffra di obesità, con un 2,6% che rientra nella categoria di obesità grave. Ciò che emerge chiaramente è che il legame tra povertà e obesità non è un fenomeno esclusivamente americano, ma una tendenza che si riscontra ovunque ci siano disuguaglianze sociali ed economiche.
Accesso al cibo e salute
Ma qual è il meccanismo che collega la residenza in aree povere con l’aumento del rischio di obesità? La risposta risiede nell’accesso limitato a cibi di qualità. In molti quartieri a basso reddito, le opzioni alimentari disponibili sono spesso costituite da alimenti trasformati, ricchi di zuccheri e grassi, ma poveri di nutrienti. Questi cibi, oltre a essere più economici, sono più facilmente reperibili nei piccoli negozi di quartiere, mentre l’accesso a frutta, verdura e proteine fresche è limitato.
La distanza dai supermercati, soprattutto nelle aree rurali, rende complicato l’acquisto di cibo sano, e le famiglie finiscono per optare per prodotti meno costosi e più calorici. Questa dieta squilibrata, unita a uno stile di vita sedentario, è uno dei principali fattori che contribuiscono all’aumento del BMI nei bambini che vivono in questi contesti.
I dati riportati nello studio mostrano chiaramente che i bambini esposti a un ambiente alimentare povero già durante la gravidanza hanno un rischio aumentato di soffrire di obesità nei primi anni di vita. L’impatto è visibile già a 5 anni, quando il BMI di questi bambini è significativamente più elevato rispetto ai coetanei che vivono in aree con migliori risorse alimentari. Il rischio si acuisce con il passare degli anni, tanto che, all’età di 15 anni, i ragazzi che vivono in quartieri poveri hanno quasi il doppio delle probabilità di essere obesi rispetto ai loro pari.
Investimenti per la salute: la soluzione è nei quartieri
Cosa si può fare per invertire questa tendenza? Izzuddin Aris, il ricercatore che ha guidato lo studio, propone una soluzione semplice ma efficace: investire nei quartieri più poveri per migliorare l’accesso a cibo sano. Aprire nuovi supermercati, incentivare la vendita di prodotti freschi e nutrienti nei negozi locali e promuovere programmi di educazione alimentare sono solo alcune delle misure che potrebbero avere un impatto significativo sulla salute dei bambini.
Questo approccio è supportato anche da studi precedenti, che hanno dimostrato come l’accesso a cibo di qualità possa ridurre il rischio di obesità fino all’80% nei bambini che vivono in quartieri svantaggiati. Investire nelle risorse alimentari non solo contribuirebbe a migliorare la dieta dei bambini, ma potrebbe anche avere un impatto positivo sulla salute generale delle comunità, riducendo il rischio di malattie croniche come il diabete e le patologie cardiovascolari.
Il legame tra povertà e obesità non è una novità, ma questo studio fornisce ulteriori prove dell’importanza di affrontare il problema da una prospettiva sistemica. Non si tratta solo di educare le famiglie a mangiare meglio, ma di creare le condizioni affinché possano farlo. Le disuguaglianze sociali ed economiche si riflettono sulla salute delle persone, e i bambini, con il loro organismo in crescita, sono i più vulnerabili a queste disparità.
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