Le madri surrogate rischiano tre volte più del parto naturale
- 25/09/2024
- Fertilità
Le madri surrogate presentano un rischio tre volte maggiore di gravi complicazioni rispetto a chi concepisce naturalmente. A confermarlo è una ricerca, pubblicata il 23 settembre negli Annals of Internal Medicine, che rappresenta uno dei primi studi su larga scala per confrontare gli esiti tra le diverse modalità di concepimento. Per i ricercatori è un passo avanti nella raccolta di nuove informazioni cruciali per migliorare la cura e la sicurezza delle gravidanze surrogate e non.
Lo studio
Il team di ricercatori, guidato dalla dottoressa Maria Velez dell’Institute for Clinical Evaluative Services di Kingston, Ontario, ha analizzato i dati di oltre 863.000 nascite singole avvenute in Canada tra il 2012 e il 2021. Di queste, il 97,6% era avvenuto tramite concepimento naturale, l’1,8% tramite fecondazione in vitro (Fiv) e lo 0,1% tramite una portatrice gestazionale, ovvero una madre surrogata.
L’obiettivo dello studio era di determinare il rischio di grave morbilità materna (Smm), cioè l’insieme delle complicanze che potrebbero portare alla morte della donna, e grave morbilità neonatale (Snm) e cioè l’insieme dei problemi che porterebbe alla morte del neonato, nelle gestazionali rispetto alle altre modalità di concepimento.
La metodologia
I ricercatori hanno utilizzato una tecnica statistica chiamata “modelli di regressione” per stimare la probabilità che si verifichino complicazioni nelle diverse modalità di concepimento (naturale, Fiv e surrogazione). Questi modelli sono in grado di analizzare i dati e identificare le relazioni tra il tipo di concepimento e i rischi di complicazioni, come ad esempio la pressione alta o il parto pretermine.
Parliamo di quei “rischi relativi ponderati” (wRR), cioè il confronto tra i rischi di complicazioni nei diversi gruppi, ma in modo bilanciato o “ponderato”. Questo bilanciamento è fatto attraverso un metodo chiamato “ponderazione basata sul punteggio di propensione”, che tiene conto dei fattori di rischio associati, come età, condizioni di salute o caratteristiche delle pazienti. In altre parole, si fa in modo che i gruppi siano comparabili in termini di fattori che potrebbero influenzare i risultati, così da isolare meglio l’effetto del tipo di concepimento sul rischio di complicazioni ed escludere che il problema avuto durante il parto sia stato causato da altri fattori.
I ricercatori hanno poi valutato le complicazioni gravi per la madre (come gravi emorragie o rischi per la vita) e per il neonato (problemi di salute subito dopo la nascita). Questi sono chiamati “principali misure di esito”, perché rappresentano gli obiettivi principali dello studio, ovvero capire quanto spesso si verificano queste gravi complicazioni nelle diverse modalità di concepimento.
Oltre a questo, i ricercatori hanno anche considerato “risultati secondari”, cioè altre complicazioni meno gravi ma comunque importanti, come:
• Ipertensione (pressione alta durante la gravidanza),
• Emorragia postpartum (forte sanguinamento dopo il parto),
• Parto pretermine (nascita prima delle 37 settimane di gestazione),
• Parto cesareo (quando il bambino nasce tramite intervento chirurgico invece che naturalmente).
Scopriamo insieme cos’è emerso.
Risultati: un rischio maggiore per le madri gestazionali
Tramite questo studio si è arrivati alla conclusione che le madri surrogate affrontano un rischio molto più elevato di complicazioni rispetto alle altre donne in gravidanza. Circa l’8% delle madri surrogate ha sviluppato gravi complicazioni come l’ipertensione o l’emorragia durante il parto, contro il 2,3% delle donne che hanno concepito naturalmente e il 4,3% di quelle che hanno utilizzato la Fiv.
In particolare, il rischio di morte materna per le portatrici gestazionali è risultato tre volte maggiore rispetto a quello delle donne che concepiscono naturalmente e quasi il doppio rispetto a quelle che usano la Fiv. Le portatrici gestazionali presentavano anche un rischio più elevato di ipertensione, emorragia postpartum e parto pretermine.
Tuttavia, per quanto riguarda il tasso di mortalità natale, le differenze tra le portatrici gestazionali e gli altri gruppi sono risultate meno marcate. Il rischio era del 6,6% per i bambini nati da madri surrogate, rispetto al 5,9% delle gravidanze naturali e all’8,9% delle gravidanze da Fiv. I ricercatori hanno concluso che, sebbene vi sia un rischio moderato di complicazioni neonatali, la maggiore attenzione dovrebbe essere posta sulle complicazioni materne.
Progetti futuri: la necessità di linee guida più rigorose
Lo studio evidenzia l’importanza di un’adeguata consulenza per le coppie e gli individui che intendono ricorrere ad una maternità surrogata. La dottoressa Velez ha sottolineato la necessità di informare sia le madri surrogate che i genitori committenti sui potenziali rischi di complicazioni durante la gravidanza e nel periodo postpartum.
Secondo i ricercatori, ulteriori studi sono necessari per comprendere meglio i meccanismi che portano a un maggiore rischio di morbilità materna tra le madri surrogate. Anche se esistono linee guida per minimizzare questi rischi, la dottoressa Maria Velez ha evidenziato come tali direttive non sempre vengano seguite rigorosamente, aprendo la strada alla necessità di sviluppare piani di assistenza più mirati e di migliorare l’adesione a tali criteri per la sicurezza delle portatrici gestazionali.
In sintesi, lo studio ha portato alla luce una realtà che necessita di maggiore attenzione medica e di un supporto più strutturato per garantire esiti migliori sia per le madri surrogate che per i neonati.
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