A Milano il profilattico non va più di moda, interviene il Comune con il progetto “A Luci Accese”
- 23/05/2024
- Giovani
È allarme profilattici a Milano: meno di un giovane su due li utilizza abitualmente, con una percentuale del 43%, in drastico calo rispetto al 57% del 2019.
I dati emergono dall’Osservatorio Giovani e sessualità 2023 realizzato da Durex in collaborazione con Skuola.net e sono arrivati fino a Palazzo Marino. Le cause dello scarso utilizzo del profilattico a Milano sono diverse, anche se, come ricordano gli autori dello studio, “non esistono scuse per non utilizzarlo abitualmente, ma solo innumerevoli rischi”:
- scarsa educazione sessuale: l’educazione sessuale nelle scuole non è ancora obbligatoria in Italia, e questo può influenzare negativamente la consapevolezza dei giovani riguardo all’importanza del profilattico;
- tabù e imbarazzo: molti giovani si sentono imbarazzati o non a proprio agio nel parlare di sesso e contraccezione con adulti o coetanei;
- disponibilità e accessibilità: non sempre i profilattici sono facilmente reperibili o gratuiti per i giovani (non a caso il Canada li ha resi gratuiti per nove milioni di donne)
L’educazione sessuale a scuola
La scarsa educazione sessuale ha una serie di effetti corollari pericolosi.
Innanzitutto, il 39% dei ragazzi intervistati crede che il coito interrotto sia una pratica efficace per evitare gravidanze indesiderate e persino infezioni sessualmente trasmissibili. Non sorprende, quindi, che oltre un ragazzo su due (53%) non sappia riconoscere le infezioni sessualmente trasmissibili (Ist).
L’ignoranza tocca anche i risvolti pratici della faccenda, come dimostra il fatto che il 41% dei ragazzi non sa come si indossa un preservativo.
Chi lo sa fare, lo ha imparato “sul campo”, non certo a scuola o in corsi ad hoc, con l’evidente rischio di indossarlo senza seguire tutte le accortezze del caso (si pensi ad esempio alla necessità di tenere “tirata” la punta del profilattico mentre lo si indossa, dettaglio trascurato da molti giovani).
L’Osservatorio dimostra che proprio durante la fase centrale della formazione, i giovani hanno la loro prima esperienza sessuale. Per l’81% degli intervistati la prima volta arriva un po’ prima dei 19 anni, con una frequenza concentrata tra i 17 e i 18 anni. Non è trascurabile il fatto che un ragazzo su dieci (11%) abbia avuto la sua prima esperienza sessuale prima di compiere 13 anni.
Il tutto mentre la scuola tratta ancora l’argomento come un tabù, lasciando che i rischi si moltiplichino. Eppure, se fosse per i giovani la situazione sarebbe ben diversa: il 94% degli intervistati ha dichiarato che vorrebbe l’educazione sessuale a scuola, obbligatoria o facoltativa, come già avviene in altri Paesi europei. Secondo quanto riportato dal Report-GEM dell’Unesco 2023, solo 6 Paesi europei non hanno ancora disposto programmi formali e obbligatori di educazione affettiva e sessuale nelle scuole. E tra questi c’è l’Italia.
Se non è il banco, è lo schermo
“Vietato giocare a palla”, sanciva perentoriamente un cartello affisso su un muro a Milano. “E allora noi ci droghiamo”, scrisse qualcuno più sotto con un pennarello. Morale: i divieti possono fare molto male, soprattutto quando vengono imposti e non condivisi. Figurarsi poi quale possa essere sui giovani l’effetto della mancata educazione sessuale tra i banchi di scuola.
Nel frattempo, Papa Francesco paragona i profilattici alle armi: “Danno reddito, come le fabbriche delle armi sono investimenti redditizi, ma impediscono la vita”, ha detto il Pontefice, ospite degli Stati Generali della Natalità. Bergoglio ha quindi aggiunto “C’e un dato che mi ha detto uno studioso della demografia: in questo momento gli investimenti che danno più reddito sono la fabbrica di armi e i contraccettivi: uno distrugge la vita, l’altro impedisce la vita”.
Le conseguenze della mancata educazione sessuale sono già scritte, l’Osservatorio Durex-Skuola.net le fissa con i numeri:
- internet è la fonte più utilizzata dai giovani per informarsi sulla materia sessuale (45% degli intervistati);
- un giovane su due (51%) ha avuto esperienze di sexting: l’invio di testi ma soprattutto foto o video sessualmente esplicite tramite internet, quasi sempre sullo smartphone.
Su quest’ultimo punto giova sottolineare che per molti il consenso di entrambe le parti è condizione necessaria e sufficiente ad evitare problemi, ma in realtà non è proprio così. “Come quelle in carne ed ossa – scrivono gli autori del rapporto – anche il sesso digitale può presentare dei rischi: contenuti inizialmente privati possono diventare pubblici”.
Al termine del rapporto sentimentale, il sexting può facilmente e crudelmente trasformarsi in revenge porn, fenomeno che in alcuni casi ha portato al suicidio della vittima.
Perché si preferisce internet
Il tabù che serpeggia nella istruzione è lo stesso che si alimenta nella società, nelle famiglie, arrivando nelle teste di milioni di ragazze e ragazzi. Infatti, alla domanda “Perché preferisci usare Internet per informarti sulla materia?”
- Uno su tre (32%) spiega di cercare risposte sul web perché così evita l’imbarazzo;
- Il 29% lo preferisce perché è semplicemente più veloce;
- il 26% perché è abituato a trovare online tutte le risposte.
Il quadro diventa negativo soprattutto perché in Italia c’è poco formazione non solo sessuale ma anche digitale: spesso i giovani non considerano la fonte, ma solo la informazione. Mai come in questi casi, saper scegliere le fonti giuste può rivelarsi fondamentale. Le fonti migliori sono nel mondo offline e si chiamano medici, urologi e ginecologi.
Le malattie sessualmente trasmissibili
Secondo un report pubblicato a luglio 2023 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, 1 milione di persone al mondo ogni giorno contrae una infezione sessualmente trasmissibile (Ist), la maggior parte delle quali è asintomatica.
Nonostante il 76% dei giovani intervistati dall’Osservatorio siano consapevoli che alcune Ist possono essere asintomatiche, il 72% di chi ha avuto rapporti sessuali completi non ha mai fatto uno screening, che rappresenta l’unica via per sapere se abbia contratto un’infezione. Ogni anno oltre 300.000 donne perdono la vita a causa del cancro alla cervice associato a infezioni da Papilloma Virus (Hpv).
I dati dell’Istituto superiore di sanità dimostrano che negli ultimi anni sono aumentati i casi di Ist in Italia. Dopo un trend costantemente in aumento dal 2004 al 2016 (+72%), dal 2017 si è rilevata una diminuzione del numero delle persone con una Ist confermata, molto evidente – tra il 2018 e il 2020 – tra gli uomini eterosessuali.
Tuttavia, tra il 2021 e il 2020 i casi segnalati sono aumentati di quasi il 18%, soprattutto per quanto riguarda clamidia, gonorrea e sifilide primaria e secondaria, e in particolare nei rapporti omosessuali tra uomini (MSM, +23,2%). Chiaramente, il 2020 è stato un anno statisticamente particolare per le restrizioni anti-Covid.
Per quanto riguarda l’Hiv, nel 2021 si è attestata tra i giovani con una Ist del 14,7%, circa settanta volte più alta di quella stimata nella popolazione adulta italiana. Insistere sull’uso del profilattico diventa quindi determinante.
Milano con Durex: ecco il progetto “A Luci Accese”
Mosso da questa convinzione, il Comune di Milano ha iniziato a collaborare con la casa farmaceutica multinazionale Reckitt Benckiser Healthcare Italia e con Durex per promuovere il progetto “A Luci Accese” per l’anno scolastico 2024-2025, annunciato il 7 maggio scorso.
Il progetto consisterà in un corso di educazione sessuale e affettiva nelle scuole superiori della città e nella realizzazione della nuova edizione dell’Osservatorio “Giovani e Sessualità” sul territorio di Milano.
Martina Riva, assessore a sport, turismo e politiche giovanili, ha ringraziato le aziende partner per aver “voluto mettere a disposizione della città e della comunità di Milano la loro esperienza e la loro conoscenza”.
Una sinergia pubblico-privato per costruire una società migliore e diffondere il sesso sicuro: “La partnership con il Comune di Milano è un passo avanti cruciale e significativo nella missione di Durex di promuovere una sessualità libera, protetta e consapevole e nel diffondere l’importanza dell’educazione affettiva e sessuale tra i giovani”, ha spiegato Paolo Zotti, Amministratore Delegato della Reckitt Italia.
Come visto, il Belpaese è in netto ritardo sul tema dell’educazione sessuale nonostante le Ist siano in aumento e anche i giovani chiedano di introdurre questi corsi a scuola. Laura Savarese, Direttrice Affari Regolatori e Relazioni Esterne della stessa multinazionale, si auspica che “A Luci Accese” sia da esempio per il prossimo futuro: “Ci auguriamo che questo possa essere solamente un primo passo d’ispirazione per altre realtà, locali e nazionali, a intraprendere un percorso di educazione alla sessualità e all’affettività rivolto ai più giovani”.
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