Le malattie sessualmente trasmissibili stanno tornando ‘di moda’, soprattutto tra i giovani
- 27/02/2024
- Giovani
Sifilide, gonorrea, clamidia: malattie che sembrano rimandare a un romanzo dell’’800, e che invece stanno tornando “di moda”. Specialmente tra i giovani. Un fenomeno non solo italiano ma europeo, come ha sottolineato all’Adnkronos Salute l’infettivologo Andrea Gori, presidente dell’associazione Anlaids Lombardia, che lancia l’allarme: “Dobbiamo fare qualcosa. Fra i giovani abbiamo un aumento delle infezioni sessualmente trasmissibili. Stiamo parlando di sifilide, gonorrea, clamidia, micoplasma. Sulla sifilide abbiamo aumenti negli ultimi 4 anni che arrivano fino al 200%. E c’è anche il mantenimento di una quota importante di nuove infezioni da Hiv”.
Le infezioni sessualmente trasmissibili in Italia
Negli ultimi anni, lo confermano i dati dell’Istituto superiore di sanità, i casi di infezioni sessualmente trasmissibili (Ist) sono aumentati.
Dopo un trend costantemente in aumento dal 2004 al 2016 (+72%), dal 2017 si è rilevata una diminuzione del numero delle persone con una Ist confermata, molto evidente – tra il 2018 e il 2020 – tra gli uomini eterosessuali. Tuttavia, tra il 2021 e il 2020 i casi segnalati sono aumentati di quasi il 18%, soprattutto per quanto riguarda clamidia, gonorrea e sifilide primaria e secondaria, e in particolare tra maschi che fanno sesso con altri maschi (MSM, +23,2%). Il 2020 è stato però il primo anno della pandemia, caratterizzato da restrizioni e isolamento sociale, dunque si tratta di un periodo statisticamente particolare.
Nel dettaglio, i casi di Chlamydia trachomatis sono aumentati di quattro volte tra il 2008 e il 2021, soprattutto tra i giovani tra i 15 e i 24 anni, che per questa infezione mostrano una prevalenza tripla rispetto ai soggetti più adulti.
L’andamento dei casi di sifilide I-II invece ha rilevato tre picchi dopo il 2000: nel 2005, nel 2016 e nel 2021. I ‘maschi che fanno sesso con maschi’ sono il 79,1% dei casi di sifilide I-II segnalati nel 2020. Anche le segnalazioni di gonorrea hanno mostrato tre picchi dopo il 2000: nel 2006, nel 2019 e nel 2021.
Molto interessante il caso dei condilomi anogenitali, che dal 2004 sono aumentati rapidamente e diminuiti del 31% dopo il 2016, molto probabilmente grazie alle campagne vaccinali: il vaccino anti-HPV è raccomandato e disponibile per femmine e maschi dagli 11 anni anche se permangono molte resistenze.
Per quanto riguarda l’HIV, nel 2021 la prevalenza di questa infezione tra le persone con una Ist confermata è stata del 14,7%, circa settanta volte più alta di quella stimata nella popolazione adulta italiana. Un dato rimasto stabile tra il 2020 e il 2021.
Le cause
Sono molte le cause di questa recrudescenza delle infezioni sessualmente trasmissibili, o comunque del loro permanere. Innanzitutto, le mancate vaccinazioni, anche quando sarebbero disponibili, come è il caso del papilloma virus: “Continuiamo a vedere tantissime nuove infezioni da Hpv. Non si vaccinano i figli, perché sono ‘santi’, sono bravissimi, eppure si infettano. Rileviamo diffidenza e percepiamo che la vaccinazione non ha attecchito così tanto come dovrebbe. Il risultato è che stiamo vedendo molti casi di Hpv in giovani donne e uomini non vaccinati”, spiega Gori.
Un altro fattore favorente è lo stile di vita della città, come dimostra il fatto che i dati di Milano sono in linea con quelli delle altre metropoli europee come Barcellona, Madrid, Berlino, Parigi e Londra. Questo accade perché, sottolinea Gori, nelle città c’è movida, tante persone arrivano nel weekend e si riversano nei locali. “Dove i giovani viaggiano, dove ci sono le grandi comunità gay che hanno un loro ruolo forte. Anche se va precisato che oggi la comunità eterosessuale si avvicina sempre di più a una sessualità molto più promiscua”, sottolinea l’esperto.
Altro problema importante: non si usano i preservativi. “Coscienza zero. È quasi imbarazzante il preservativo in questo mondo di ‘mordi e fuggi'”, continua Gori.
Ma per quanto riguarda i giovani, il punto è ancora a monte: “I ragazzi sono impreparati: sanno tutto del sesso e molto poco delle relazioni. Mi colpisce tanto questo divario così forte fra l’immaturità e l’imbarazzo nei confronti di quello che può essere creare una relazione rispetto alla disinvoltura nell’andare a letto e basta”, continua l’infettivologo, ripensando alle testimonianze raccolte nell’attività portata avanti dall’Anlaids Lombardia con le scuole superiori di Milano e provincia.
“Ormai la scuola ha demandato il discorso sessualità a non si sa bene chi. Le famiglie, che oggi sembrano così aperte, amicali, vicine, in realtà fanno una fatica immensa a parlarne. Io colpevolizzo anche i media, che hanno un ruolo importante e spesso demandano anche loro. E questi giovani, che uno penserebbe informatissimi, lo sono in realtà molto poco. Non è che non ricevano informazioni – precisa Gori – non ricevono quelle giuste, le trovano su Internet, su siti pornografici a cui accedere è la cosa più facile del mondo. Non le ricevono da una struttura protetta come scuola o famiglia, ma dal passaparola che ti indica su quale sito andare. Il che ha un risvolto drammatico, perché per loro la pornografia e la sessualità finiscono per coincidere, essendo questi siti per tre quarti la loro fonte d’informazione al riguardo. Quello che vedono lì diventa normale e si stravolge totalmente il senso”.
Agire su più fronti
Eppure, l’obiettivo è zero contagi. Come arrivarci? Attraverso due campi d’azione, spiega l’esperto. “Innanzitutto, occorre il coinvolgimento e l’aiuto degli insegnanti. Ma occorre anche ascoltare i ragazzi, capire cosa capire cosa pensano, come vivono, quali sono le loro idee intorno ai sentimenti, alle emozioni, comprendendo come possiamo essere d’aiuto, senza nessuna imposizione, ma ascoltando e fornendo strumenti e consigli perché la loro sessualità sia consapevole e responsabile”.
Partire dai giovani è fondamentale, non solo per l’aumento dei casi di Ist tra i 18 e i 25 anni, ma anche perché per loro “il pericolo è la banalizzazione dell’atto sessuale”, conclude Gori.
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