Alcuni cibi possono ridurre l’efficacia della procreazione medicalmente assistita
- 05/07/2023
- Fertilità
Siamo ciò che mangiamo. Un vecchio detto che nasce dalla saggezza popolare e che riguarda anche un aspetto che a prima vista non sembrerebbe collegato: le probabilità di successo della procreazione medicalmente assistita (Pma). Uno studio presentato al 39esimo congresso della Società europea di riproduzione umana ed embriologia a Copenaghen indaga proprio sull’azione che gli inquinanti ambientali assunti col cibo hanno sulla fertilità.
I metalli nocivi
Sul banco degli imputati ci sono innanzitutto i metalli pesanti: dal mercurio contenuto nel pesce all’arsenico presente nel riso, dallo stronzio che si può trovare in cereali, verdure a foglia e latticini a piombo, stagno, cesio e rubidio. Il loro accumulo, dovuto all’alimentazione quotidiana, può portare diversi problemi di salute e anche, a quanto sottolinea lo studio, a una minore fertilità.
L’analisi, condotta dal centro spagnolo di riproduzione assistita Ivi, ha coinvolto 51 donne con un’età media di 39 anni. Il centro le ha sottoposte a trattamento di fecondazione in vitro con trasferimento di una singola blastocisti euploide, con un numero corretto di cromosomi. Poi, è stata analizzata la presenza di tracce degli inquinanti ambientali nel liquido follicolare, nel plasma e nelle urine in campioni ottenuti il giorno della puntura ovarica e nelle urine ottenute il giorno del trasferimento dell’embrione.
Quello che è emerso è che una maggiore concentrazione di metalli come il mercurio nel sangue e stronzio, stagno, cesio e rubidio nelle urine erano significativamente associati a una risposta ovarica inferiore e a risultati embriologici peggiori. Anche alte concentrazioni di arsenico sono state collegate con un esito clinico peggiore del trattamento di fecondazione in vitro.
Possibile correlazione tra fattori ambientali e stili di vita e il successo della Pma
“Senza dubbio, questi risultati suggeriscono un impatto diretto tra i livelli di oligoelementi non essenziali e i risultati del trattamento di fecondazione in vitro. E’ ancora presto per andare oltre e vedere la sua origine, ma possiamo intuire che potrebbero essere associati a componenti frequenti nella nostra dieta. A tutto questo dobbiamo aggiungere la nostra esposizione a queste tracce non essenziali a livello ambientale”, spiega la ginecologa Daniela Galliano, responsabile del Centro Pma Ivi di Roma.
“Sebbene i risultati siano ancora preliminari e devono essere confermati in un gruppo più ampio di partecipanti, possono indicare una possibile correlazione legata a fattori ambientali e stili di vita e il successo in un trattamento di riproduzione assistita”, conclude.
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