Olimpiadi, storie di mamme atlete a Parigi 2024 (e non solo)
Olimpiadi di Parigi 2024. Incinta di sei mesi e mezzo, con arco e freccia in mano, tira e colpisce il centro. Sono 10 punti per Yaylagul Ramazanova, l’atleta dell’Azerbaigian che negli scorsi giorni ha commosso tutti raccontando di aver sentito il figlio in grembo scalciare prima di scagliare quell’ultima freccia con la quale ha vinto contro la sfidante cinese An Qixuan, favorita nella gara.
Così come Nada Hafez, sciabolatrice egiziana, vincitrice agli ottavi di finale e altrettanto in dolce attesa, che ha attirato l’attenzione sul web per aver raccontato dopo la sfida di essere incinta di sette mesi.
Le due donne, mamme e atlete, rappresentano due esempi di come la maternità non sia più un ostacolo per le donne nei Giochi. Ma quanto è stata lunga la salita per raggiungere questo traguardo?
Maternità e sport
Non hanno mai avuto tutele specifiche. Spesso i supporti economici erano scarsi. Società sportive e sponsors non intendevano investire tempo e risorse su di loro. L’annuncio di una gravidanza per un’atleta a livello agonistico può corrispondere anche alla fine della propria carriera lavorativa.
Per fortuna, però, negli ultimi anni le cose stanno subendo una piccola inversione di tendenza. E per questo, c’è da ringraziare quell’insieme di volti e voci prestati alla causa che ne hanno rappresentato esempi importanti: mamme-atlete del calibro di Allyson Felix e Serena Williams e, ancora, Naomi Osaka e Alysia Montaño.
La maternità oggi rappresenta una scelta che nel mondo sportivo assume un peso specifico. Ma nelle Olimpiadi di Parigi 2024, quelle che per la prima volta hanno lo stesso numero di donne e uomini in gara, ripensare gli spazi, i ruoli e i tabù rispetto al ruolo della genitorialità nello sport, è stato necessario.
Quest’anno sono aumentati i servizi per le mamme atlete, seppur di poco, ma con significativi spazi dedicati all’allattamento, come un Village Nursery, ad esempio. Perché una donna che gareggia con il figlio in grembo, in caso di vittoria o perdita, il risultato è sempre positivo.
Lo ha spiegato Nada Hafez che sui social, dopo il suo traguardo sportivo, ha scritto che su quel podio “eravamo in tre. C’ero io, la mia rivale e il mio futuro figlio. Io e il mio bambino abbiamo avuto la nostra buona dose di sfide, sia fisiche che emotive. Le montagne russe della gravidanza sono dure, ma dover lottare per mantenere l’equilibrio tra vita e sport è stato faticoso, per quanto ne sia valsa la pena.
Scrivo questo post per dire che l’orgoglio per essermi assicurata il posto agli ottavi di finale, mi riempie l’anima”. Poche parole, poi i ringraziamenti alla famiglia, e le lacrime in una foto: il suo coraggio è stato l’ennesimo esempio di come le cose stiano cambiando.
La denuncia di Allyson Felix
Una tra le più famose denunce relative a quanto la maternità possa compromettere il futuro di un’atleta è quella fatta da Allyson Felix, nel 2019, al New York Times. Il suo sponsor, Nike, le aveva garantito il 70% della remunerazione invece che la totalità, perché meno in forma dopo la gravidanza.
“Dopo la nascita di mia figlia nel novembre 2018, ho sentito la pressione di dover tornare in forma il prima possibile, anche se alla fine ho dovuto sottopormi a un taglio cesareo d’urgenza alla 32esima settimana a causa di una grave preeclampsia che metteva a rischio la mia vita e quella della mia bambina – ha scritto nel suo editoriale la velocista statunitense -. Nel frattempo, le trattative non andavano bene. Nonostante tutte le mie vittorie, Nike voleva pagarmi il 70 percento in meno di prima. Se è questo che pensano che valga ora, lo accetto […] Ho chiesto a Nike di garantire contrattualmente che non sarei stata punita se non avessi dato il massimo nei mesi vicini al parto. Volevo stabilire un nuovo standard. Se io, una delle atlete più pubblicizzate da Nike, non vedevo garantite queste protezioni, chi le avrebbe avute?”.
La sua battaglia è stata vinta con non pochi sacrifici. La Nike ha dimostrato il suo impegno nel sostegno alla maternità e, insieme ad altri esempi di mamme-atlete che rivendicavano il proprio diritto professionale, si è smosso qualcosa nell’ecosistema agonistico.
Storie italiane
In Italia, invece, la legge prevede limitate tutele per le atlete e scarsi supporti durante la maternità. La maggior parte delle discipline si basa su contratti siglati tra le società e gli atleti. Il Dipartimento dello sport della presidenza del Consiglio ha introdotto nel 2018 un contributo di mille euro al mese per massimo 12 mesi a coloro che percepiscono un reddito inferiore a 15mila euro e non godono di altri tipi di tutele alla maternità.
Nel 2024, questo contributo è stato incrementato a 2 milioni di euro, cifra comunque insufficiente per tutte le sportive che vorrebbero avere una medaglia oro tanto quanto un figlio.
Intanto, non sono mancate le voci di coloro che hanno alzato il tricolore sul podio raggiungendo traguardi significativi nelle rispettive categorie. Lo sanno bene alcune delle mamme-atlete che difendono il tricolore a Parigi 2024: come, ad esempio, Arianna Errigo, che ha avuto due gemelli a marzo 2023 per poi, vincere in squadra il bronzo ai Campionati del mondo di Bath a dicembre 2023.
O Valentina Vezzali, la regina italiana del fioretto, tre volte oro olimpico, che a Marco Lollobrigida ha raccontato: “Non devono essere gli altri a decidere se si può tornare a fare attività agonistica (dopo la maternità, ndr); nonostante trenta chili presi in gravidanza, nonostante il mio maestro fosse stato male […] io ho dimostrato che dopo quattro mesi si può tornare a vincere”. L’incontro disputato contro il Brasile permette a Vezzali di vincere la medaglia d’oro numero 14 ai Campionati mondiali di scherma a pochi mesi dalla nascita del primogenito. Ha così superato il record di 13 ori ai Campionati mondiali, che apparteneva a Edoardo Mangiarotti, e di 19 ori tra Campionati mondiali e Olimpiadi, appartenente sempre a Mangiarotti.
E infine, Alice Sotero (Fiamme Azzurre) premiata al Coni come Atleta-Mamma. La pentatleta azzurra ha ricevuto, nel corso del Consiglio Nazionale del Coni, al Foro Italico, la borsa di studio per le atlete mamme impegnate verso Parigi 2024, istituita dalla Giunta Nazionale Coni lo scorso 26 ottobre.
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