La famiglia è ancora il cuore della società? Un’analisi con Milena Santerini
- 27/09/2024
- Famiglia
Nel cuore di una società in costante cambiamento, la famiglia rimane il perno su cui si fonda ogni relazione sociale. È un tema che merita attenzione, specialmente in un contesto in cui i modelli familiari si diversificano e si complicano, rispecchiando le sfide e le opportunità del nostro tempo. Milena Santerini, politica di spicco e pedagogista di grande esperienza, offre uno sguardo illuminante su questa realtà.
Le evoluzioni della famiglia
Milena Santerini riflette su come i modelli familiari si siano sempre evoluti nel tempo, ma osserva che negli ultimi decenni questa trasformazione ha subito una forte accelerazione, soprattutto nei Paesi occidentali. “I fattori che incidono su questi cambiamenti sono molteplici”, spiega Santerini, “dalla crescente partecipazione della donna al mondo del lavoro, fino all’evoluzione del ruolo paterno. Anche la configurazione delle nostre società industrializzate, dal punto di vista urbanistico, e le nuove tecnologie hanno avuto un impatto significativo”.
La professoressa sottolinea come la famiglia si sia progressivamente ridotta, diventando sempre più nucleare, ossia passando dalla famiglia estesa o allargata (in cui più generazioni vivevano insieme o in stretta prossimità) verso un modello più isolato e limitato al nucleo centrale di genitori e figli. In Italia, il calo demografico è particolarmente marcato, tanto che “siamo tra i primi Paesi per diminuzione delle nascite,” nota Santerini, evidenziando come al contempo l’età media della popolazione continui ad aumentare. “Abbiamo una piramide demografica completamente diversa rispetto al passato, con una popolazione sempre più anziana e un numero ridotto di giovani”.
Accanto alla famiglia tradizionale, composta da madre, padre e uno o due figli, Santerini riconosce l’emergere di nuovi modelli: “Abbiamo famiglie monoparentali, famiglie arcobaleno, e famiglie allargate che si ricompongono dopo separazioni o divorzi”. Questi modelli, secondo lei, non sono del tutto nuovi: “Se guardiamo indietro nella storia, vediamo che tutti questi tipi di famiglia sono sempre esistiti in forme diverse”.
Santerini identifica un aspetto centrale dei cambiamenti odierni: “Viviamo in una società sempre più individualista”, spiega. Da un lato, questo può avere effetti positivi, come il rispetto della dignità umana e dell’autonomia personale. Tuttavia, aggiunge, “questo individualismo porta anche a una maggiore solitudine”. Per questo motivo, sottolinea l’importanza di tutto ciò che promuove relazioni e solidarietà: “Tutto ciò che crea relazione e solidarietà è fondamentale, soprattutto oggi, in un momento storico in cui la dimensione collettiva è trascurata o relegata alla comunicazione sui social, per questo i modelli familiari, che incarnano valori come la reciprocità e l’aiuto, sono cruciali per sostenere la società”.
Affrontare le fragilità delle famiglie
Nel panorama contemporaneo, le famiglie italiane si trovano a fronteggiare una serie di sfide che, sebbene variegate, sembrano tessere un comune denominatore di fragilità e vulnerabilità. Milena Santerini, con la sua acuta osservazione del contesto sociale, mette in luce alcuni di questi nodi critici, avvalendosi di un linguaggio che riesce a mescolare serietà e vivacità.
In primo luogo, il fenomeno dell’isolamento sociale è diventato un tema caldo, soprattutto nelle metropoli italiane. “Nelle grandi città” commenta Santerini “assistiamo a una crescita esponenziale di persone che vivono sole”. Questo non è solo un dato statistico, ma una realtà palpabile che riflette la frammentazione delle comunità e delle reti di supporto. Le famiglie, in questo contesto, emergono come un faro di speranza, un baluardo contro la solitudine. “La famiglia rimane una risposta fondamentale alla sfida dell’isolamento sociale” sottolinea. È evidente che la connessione familiare non è solo una questione di legami di sangue, ma diventa una necessità vitale per il benessere collettivo.
Tuttavia, il quadro non si ferma qui. Santerini porta alla luce un altro tema cruciale: la conciliazione tra lavoro e vita familiare, una questione che tocca da vicino le donne, tradizionalmente le più colpite da questa disarmonia. “Il lavoro delle donne è una conquista irrinunciabile” afferma con vigore, ma aggiunge che spesso ciò si traduce in una scelta dolorosa tra carriera e figli. Questa realtà mette in discussione l’equilibrio che molte famiglie cercano di mantenere, evidenziando come le istituzioni politiche debbano intervenire con misure concrete e lungimiranti. “È necessario”, insiste Santerini, “creare una cultura di supporto alle famiglie” piuttosto che limitarsi a rispondere solo in caso di crisi.
Investire in servizi di assistenza e supporto alla genitorialità diventa così un imperativo. “Ogni famiglia deve avere accesso a risorse adeguate” afferma, poiché affrontare le sfide quotidiane non dovrebbe essere un’impresa isolata. La costruzione di reti di sostegno, che includano servizi per l’infanzia e supporto psicologico, può rivelarsi la chiave per permettere a ogni membro della famiglia di prosperare.
Un altro aspetto di grande rilevanza è l’educazione dei giovani, che vivono un periodo di grande incertezza riguardo al futuro. “Molti giovani oggi affrontano sfide considerevoli” osserva Santerini, e ciò non solo influisce sulla loro vita individuale, ma ha ripercussioni dirette sulle dinamiche familiari. La fragilità dei legami generazionali può portare a tensioni e incomprensioni che richiedono un’attenzione particolare.
Le relazioni familiari al centro del dibattito pubblico
Milena Santerini, con una forte convinzione, mette in evidenza come le relazioni familiari siano sempre più al centro del dibattito pubblico. “In un’epoca in cui l’individualismo sembra prevalere, è cruciale tornare a valorizzare la dimensione collettiva, con un’attenzione particolare per le persone vulnerabili e le situazioni di fragilità, creando un ponte tra le famiglie e le istituzioni e promuovendo politiche più inclusive e sensibili alle esigenze reali delle persone” afferma. Questa necessità di riconnettere le famiglie con le istituzioni si traduce in un appello a sviluppare interventi socio-educativi mirati. “Per questo servono interventi socio-educativi e pratiche competenze nella gestione delle dinamiche familiari attraverso metodologie innovative” prosegue Santerini, sottolineando l’importanza di formare professionisti capaci di affrontare le fragilità e le vulnerabilità delle famiglie contemporanee.
Docente del Master in Esperti delle Relazioni Familiari, organizzato dall’Università degli Studi Roma Tre in collaborazione con l’Istituto Giovanni Paolo II, al via il prossimo ottobre, Santerini si impegna a formare professionisti capaci di affrontare le fragilità e le vulnerabilità delle famiglie contemporanee. Ma quali sono le competenze richieste per navigare in questo panorama complesso? Il Master propone un’educazione che combina teoria e pratica, enfatizzando l’importanza di un approccio riflessivo e operativo. Attraverso il suo impegno nel Master, Santerini non solo forma esperti, ma cerca anche di sensibilizzare l’opinione pubblica su quanto sia fondamentale investire nelle relazioni familiari, contribuendo così al rafforzamento del tessuto sociale.
Il Master si propone di affrontare tematiche cruciali come l’isolamento sociale, la conciliazione tra vita lavorativa e familiare, e il supporto a persone vulnerabili, riflettendo così la varietà e la complessità delle esperienze familiari. “In un contesto in cui assistiamo a un crescente numero di famiglie monoparentali e a una maggiore diversificazione dei nuclei familiari, è essenziale che i professionisti del settore siano formati per rispondere a queste nuove esigenze” ha sottolineato Santerini. Il Master, frutto di una sinergia tra l’Università pubblica Roma Tre e un istituto vaticano, che si occupa specificamente delle scienze della famiglia, si propone di formare professionisti in grado di accompagnare le famiglie in tutte le loro complessità. Con un focus sull’educazione interculturale e sulle relazioni familiari, il programma affronta tematiche fondamentali, quali l’isolamento sociale, la conciliazione tra lavoro e vita familiare, e l’educazione dei giovani in un contesto di crescente fragilità. “L’approccio educativo deve essere flessibile e dinamico,” afferma Santerini, “per rispondere adeguatamente alle sfide contemporanee”.
In un’epoca in cui il calo demografico rappresenta una sfida considerevole per il nostro Paese, la professoressa ha messo in luce l’importanza di politiche di accoglienza e sostegno all’adozione e all’affidamento. “Non possiamo trascurare il potenziale che queste pratiche hanno nel contrastare la diminuzione delle nascite,” ha spiegato, “e il nostro Master è un passo verso la creazione di professionisti in grado di promuovere una cultura dell’accoglienza e del supporto reciproco”.
Il dialogo con Santerini ha rivelato la sua visione lungimirante riguardo al futuro delle relazioni familiari in Italia. “Abbiamo bisogno di un approccio che integri il sapere pedagogico con una reale comprensione delle dinamiche sociali,” ha affermato, enfatizzando l’importanza di una formazione pratica che consenta agli studenti di lavorare a stretto contatto con le famiglie e le comunità.
L’accoglienza familiare contro il calo demografico in Italia
Il tema dell’accoglienza, in particolare attraverso l’affidamento e l’adozione, rappresenta un aspetto centrale nel dibattito sulle sfide demografiche che l’Italia si trova ad affrontare. In un paese in cui le nascite sono in costante diminuzione, la professoressa Milena Santerini offre un’analisi approfondita su come il sostegno a queste pratiche possa contribuire a contrastare un trend allarmante.
Inizialmente, la professoressa Santerini riconosce la complessità della situazione attuale. “Negli ultimi tempi,” osserva, “abbiamo assistito a un crescente ricorso alle tecniche di procreazione assistita, che molte famiglie preferiscono”. Tuttavia, per Santerini, esiste un’opzione spesso trascurata ma potenzialmente efficace: “C’è una misura potente che potrebbe rispondere a questa situazione ed è proprio l’accoglienza familiare, sia attraverso l’affidamento che l’adozione. Purtroppo, entrambe le pratiche sono in netto calo.”
Analizzando le ragioni di questa diminuzione, Santerini individua fattori pratici e culturali. “Dal punto di vista pratico” spiega, “l’affidamento richiede un impegno enorme. Stiamo parlando spesso di bambini o adolescenti provenienti da famiglie problematiche, quindi, l’affido coinvolge non solo il minore, ma anche la sua famiglia d’origine”. La professoressa chiarisce che le famiglie accoglienti devono essere preparate ad affrontare una sfida complessa e lunga, il che scoraggia molte coppie.
Anche l’adozione, continua Santerini, presenta difficoltà significative. “Ci sono più coppie che desiderano adottare rispetto ai bambini disponibili, e l’adozione nazionale è spesso un percorso lungo” afferma. “Per quanto riguarda quella internazionale, la situazione è cambiata profondamente negli ultimi anni. I paesi che permettono le adozioni sono diminuiti, e i percorsi sono diventati più complessi”. Questi fattori contribuiscono a creare un panorama in cui l’accoglienza familiare rischia di essere marginalizzata.
Tuttavia, il vero problema, secondo Santerini, è di natura culturale. “Viviamo in una società in cui c’è una crescente paura del rischio. Le famiglie sono sempre più invecchiate e spesso temono le incertezze legate all’accoglienza di un bambino con un passato difficile” afferma. Questo timore spinge molte famiglie a cercare alternative, come le tecniche di procreazione assistita, o addirittura a rinunciare all’idea di avere figli.
In questo contesto, Santerini sottolinea l’importanza di promuovere una maggiore fiducia nelle capacità delle famiglie di accogliere e sostenere i minori. “Uno degli obiettivi del nostro Master,” conclude, “è proprio quello di formare operatori capaci di sostenere le famiglie accoglienti e promuovere una maggiore fiducia in queste pratiche. Crediamo che il rafforzamento dell’accoglienza possa dare un contributo significativo anche nella lotta al calo demografico”.
Integrazione delle famiglie immigrate
La professoressa Santerini, con il suo background di docente e studiosa di processi interculturali, offre anche una visione sulle famiglie immigrate nel contesto italiano. “Nel nostro Master abbiamo due corsi dedicati a questo tema,” spiega, “uno sulle dinamiche storiche e sociali delle famiglie migranti in Italia e l’altro sui modelli interculturali di educazione familiare”.
Per quanto riguarda l’integrazione, Santerini evidenzia il ruolo fondamentale del welfare. “Tutto ciò che il welfare può fare per aiutare le famiglie migranti dovrebbe essere attuato” dichiara con forza. Tuttavia, nota che le misure di sostegno esistenti sono spesso limitate. “Per esempio” prosegue, “abbiamo assistito a restrizioni sul reddito di cittadinanza per i migranti. Ecco, questa è una delle aree dove si può fare di più”.
Analizzando il comportamento delle famiglie migranti, Santerini osserva che nel tempo tendono ad assumere comportamenti simili a quelli delle famiglie italiane, come la riduzione del numero di figli. “Non è una questione culturale” spiega, “ma una questione pratica. Spesso non hanno le risorse sufficienti per mantenere famiglie numerose, né una casa adeguata”.
Il tema della cittadinanza emerge come cruciale per l’integrazione. “È fondamentale” afferma, “concedere la cittadinanza ai figli dei migranti nati o cresciuti qui. Dobbiamo riconoscere come italiani di fatto coloro che vivono nel nostro paese, anche se ancora non lo sono nei documenti”. Secondo Santerini, garantire la cittadinanza stabilizzerebbe la situazione demografica e fornirebbe un senso di sicurezza a queste famiglie, evitando che i giovani immigrati lascino l’Italia.
La relazione tra cambiamenti demografici e fenomeni di intolleranza
Rivolgendo lo sguardo alle attuali tensioni sociali, Santerini osserva con rammarico che esiste una correlazione tra i cambiamenti demografici, come l’immigrazione, e l’aumento di fenomeni legati all’odio e all’intolleranza. “I migranti” spiega “sono diventati il capro espiatorio di un fenomeno che purtroppo ha radici antiche: la tendenza umana a cercarsi un nemico”. La professoressa mette in luce come il digitale giochi un ruolo cruciale in questo contesto. “Il digitale” afferma “è un ambiente che facilita l’odio e la polarizzazione, amplificando estremismi e radicalizzazioni”.
La facilità con cui il nemico viene identificato nello straniero è, secondo Santerini, una dinamica ricorrente, accentuata dall’uso dei social media. “L’immigrazione” prosegue “viene sfruttata anche da alcune forze politiche, che alimentano la polarizzazione per guadagnare consenso”. In questo quadro, la risposta a tali sfide deve essere articolata a più livelli. “Le forze politiche” sottolinea “dovrebbero impegnarsi per unire, non per dividere”. La scuola, quindi, gioca un ruolo cruciale nell’insegnare inclusione e rispetto delle differenze, mentre il mondo digitale richiede un intervento urgente per mitigare l’odio e la divisione sociale.
Il ruolo della scuola e dei servizi socio-sanitari nel sostegno alle famiglie
Santerini affronta anche la questione del calo delle nascite e delle trasformazioni delle strutture familiari, enfatizzando l’importanza di un supporto integrato. “La famiglia va supportata nel suo insieme” afferma con decisione, avvertendo che gli interventi spesso si frammentano e si concentrano solo su minori o adulti. “Dobbiamo invece lavorare per rafforzare il sistema familiare nelle sue relazioni” prosegue, sottolineando l’importanza di sviluppare interventi che considerino la famiglia come un’unità indivisibile.
In questo contesto, Santerini menziona l’educazione all’uso degli smartphone come un esempio concreto: “Non possiamo educare i bambini e gli adolescenti separandoli dal contesto familiare”. La scuola deve lavorare in sinergia con le famiglie, costruendo una comunità educante. “Il tempo da dedicare ai figli, la conciliazione tra lavoro femminile e famiglia” conclude “devono essere affrontate considerando il sistema familiare nel suo insieme”.
Le dinamiche demografiche in Italia e le competenze necessarie per affrontarle
Milena Santerini si sofferma sull’evoluzione delle strutture familiari in Italia, sottolineando la crescente presenza di famiglie monoparentali e la diversificazione dei nuclei familiari. “È fondamentale” afferma, “avere una conoscenza approfondita delle questioni sociali e politiche che influiscono su queste realtà in continua evoluzione”. Secondo la professoressa, la rapidità dei cambiamenti richiede un approccio pedagogico nuovo e flessibile. “Non possiamo fermarci su schemi rigidi che rischiano di diventare obsoleti,” avverte, evidenziando l’importanza di formare operatori capaci di interpretare queste trasformazioni in modo dinamico.
Santerini propone che gli operatori sociali debbano possedere competenze psicopedagogiche e progettuali, in modo da poter supportare le famiglie in maniera concreta. “Le competenze che vogliamo fornire” continua, “sono quelle di tipo formativo, ma anche di tipo politico-sociale”. Questo approccio consente agli operatori di intervenire non solo nel sostegno diretto alle famiglie, ma anche nella progettazione di servizi e politiche a livello locale. In questo contesto, Santerini sottolinea la necessità di portare la prospettiva delle famiglie nei tavoli di decisione. “La voce delle famiglie” conclude, “deve essere ascoltata e rappresentata nei processi di pianificazione delle politiche sociali, per garantire che le loro esigenze siano adeguatamente comprese e soddisfatte”.
L’attenzione verso famiglie con membri disabili o vulnerabili
Infine, la professoressa Santerini esprime preoccupazione riguardo alle famiglie con membri disabili o vulnerabili. “Assolutamente no” afferma riguardo alla consapevolezza politica e demografica sulle sfide specifiche che queste famiglie affrontano. Sottolinea che gli interventi sociali attuali tendono a dividere le famiglie invece di unirle. “Stiamo sostanzialmente lavorando per dividere le famiglie, non per unirle” lamenta, evidenziando la necessità di fornire un supporto adeguato alle famiglie con membri disabili.
Secondo Santerini, la risposta che le famiglie ricevono è spesso insufficiente. “Siamo primi in Europa per numero di badanti che assumiamo nel settore privato” denuncia. “La famiglia è lasciata sola”. Tuttavia, conclude con una nota di speranza: “Il sistema famiglia è il perno su cui si fonda una società in crescita. Se desideriamo davvero sviluppare il nostro Paese, dobbiamo costruire non solo un sistema di famiglie sostenuto dal welfare, ma anche una rete di famiglie che si aiutano reciprocamente”.
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