Elsa Fornero: “La demografia è legata all’evoluzione della professione”
- 28/11/2023
- Welfare
C’era un tempo in cui le nascite aumentavano, i salari crescevano e le opportunità di lavoro si moltiplicavano. Tutto sembrava roseo, soprattutto il futuro.
Oggi, invece, “I giovani, che numericamente scendono rispetto alla popolazione anziana, sono aiutati dai nonni che hanno pensioni”, citando l’ex ministra del Lavoro Elsa Fornero, madre di una delle riforme più contestate, ma che nessuna legislatura è riuscita a eliminare.
D’altronde ogni trimestre che passa le culle si svuotano, aumenta la distanza tra i giovani e il lavoro e il futuro fa più paura. Non si è ancora in una fase di crisi acuta per cui trovare lavoro diventa una chimera, ma anche quando lo si trova, si ha paura di non vedere la pensione prima dei 70 anni, 74 anni per i Millenials secondo alcune stime.
Figurarsi cosa possa significare la pensione per la Gen Z e le successive, con l’invecchiamento della popolazione che mette sempre più a dura prova la tenuta del sistema pensionistico.
“È inutile che ci giriamo intorno – chiosa Fornero nella trasmissione “Giù la maschera” di Rai Radio1 – il sistema pensionistico reggerà solo se avremo invertito il trend demografico, che oggi è fortemente in recessione. Oggi la popolazione italiana diminuisce e il peso della popolazione anziana sul totale cresce”.
La crisi demografica italiana in numeri
Parole che pesano come un macigno se lette con un occhio ai dati demografici dell’Italia: la popolazione residente è in costante decrescita e, secondo le previsioni dell’Istat, i 59 milioni registrati al 1° gennaio 2022 diventeranno 58,1 milioni nel 2030, 54,4 milioni nel 2050 e 45,8 milioni nel 2080. In meno di 60 anni, quindi, l’Italia è destinata a perdere circa 13 milioni di abitanti.
Il calo demografico risulterebbe più accentuato nel medio termine: da 58,1 milioni a 54,4 milioni tra il 2030 e il 2050 (tasso di variazione medio annuo pari al -3,3‰). Nel lungo termine le conseguenze della dinamica demografica prevista sulla popolazione totale si farebbero più importanti. Tra il 2050 e il 2080 la popolazione diminuirebbe di ulteriori 8,5 milioni (-5,7‰ in media annua). Sotto tale ipotesi la popolazione totale ammonterebbe a 45,8 milioni nel 2080, registrando una perdita complessiva di 13,2 milioni di residenti rispetto a oggi.
L’Istituto sottolinea che più lontane sono le previsioni, più aumenta il margine di incertezza. Nell’ipotesi più favorevole la popolazione potrebbe subire una perdita di 6,2 milioni tra il 2022 e il 2080, di cui 2,5 milioni già entro il 2050. Nel caso peggiore, invece, il calo di popolazione sfiorerebbe i 20 milioni di individui tra oggi e il 2080, 6,8 milioni dei quali già entro il 2050.
L’aspetto più preoccupante è che persino nello scenario demografico più favorevole il numero proiettato di nascite non compenserà quello dei decessi.
Tanto che lo stesso Istituto nazionale di statistica apriva le “Previsioni popolazione e famiglie-Base 1° gennaio 2022” ammettendo che “Le nuove previsioni sul futuro demografico del Paese, aggiornate al 2022, restituiscono tendenze difficilmente controvertibili”.
Le stesse tendenze che hanno impedito agli esecutivi successivi al governo Monti di cancellare la Riforma Fornero: “Se non si fosse allungato il periodo di proiezione avrebbe portato a una insostenibilità del sistema”, ha spiegato l’allora ministra.
Il lavoro per invertire il trend
Secondo Elsa Fornero, più che “giovani bastoni per la vecchiaia”, sono sempre più gli anziani a dover sostenere i giovani: “Questa è una patologia del sistema, in cui le giovani generazioni per mancanza di adeguate occasioni di lavoro devono rifarsi alla ricchezza cumulata dagli anziani e anche al loro reddito”.
Fornero, docente di economia politica all’Università di Torino, evidenzia un aspetto sottovalutato nel sistema pensionistico: “La demografia è legata all’evoluzione della professione perché nei cicli lunghi dell’economia i lavori cambiano”, per questo “i giovani devono avere la possibilità di svolgere un lavoro adeguato e un salario adeguato. Perché solo così si innesta un circolo positivo e possiamo salvare lo Stato sociale. Altrimenti lo Stato sociale muore perché non ci sono le basi per tenerlo in piedi”, spiega la professoressa facendo eco alle parole dell’attuale ministro del Lavoro Giancarlo Giorgetti per il quale “Nessuna riforma delle pensioni tiene con la denatalità che abbiamo”.
Dunque, la strada per invertire il trend demografico è, secondo Elsa Fornero, avvicinare i giovani e il lavoro puntando su salari più alti e lo sviluppo di competenze spendibili sul mercato. D’altronde, il fenomeno dei Neet, ovvero dei giovani che non studiano, non lavorano e non fanno formazione (Not in Education, Employment or Training), in Italia assume proporzioni preoccupanti. Se infatti nel 2021 in Europa i ragazzi tra i 15 e i 29 anni in questa situazione erano il 13,1%, nel Bel Paese erano il 23,1%. E i dati del 2022 ci confermano come uno dei Paesi con più ragazzi in questa condizione (19%). In pratica, in Italia un giovane su cinque è Neet.
Prima di tirare i remi in barca, dunque, c’è ancora molto su cui poter lavorare, anche perché dall’estero non mancano i segnali positivi: “Non tutta l’Europa è in calo demografico. – sottolinea all’Adnkronos il Senatore Guido Castelli – Ci sono Paesi come Germania, Repubblica Ceca e Ungheria dove le nascite stanno aumentando, così come il tasso di fertilità. Questo vuol dire il calo demografico non è ineluttabile. Investire il trend è possibile, però ci vuole un mix di elementi economici, culturali e di prospettiva. Né i soldi né la cultura da soli possono evitare il crollo della popolazione, ma lavorando su tutti i fronti possiamo garantire al nostro Paese un futuro demografico diverso”.
Intanto anche nelle previsioni della Manovra 2024 non c’è modo di eradicare la Riforma Fornero, i giovani continuano a scappare all’estero e l’età pensionabile si appresta a fare un altro scatto in avanti. Con questa tendenza, invertire la rotta demografica diventerà la priorità del Belpaese per non far collassare il sistema, come ha sottolineato la madre della riforma pensionistica più discussa di sempre.
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