David Lynch ha un enfisema polmonare: “Fumo da quando avevo 8 anni”. Come sta cambiando il vizio del fumo?
- 19/11/2024
- Welfare
David Lynch non può uscire di casa a causa di un enfisema polmonare. Maestro di cinema visionario e artista poliedrico, Lynch ha rivelato in un’intervista a People il lato più oscuro della sua vita: un legame di lunga data con il tabacco, iniziato a soli 8 anni e durato fino ai 76. Oggi, a 78 anni, il regista combatte quotidianamente contro l’enfisema polmonare, una malattia debilitante diagnosticata nel 2020, che ha reso impossibile ignorare gli effetti devastanti della sua dipendenza. Lynch ha smesso solo due anni dopo la diagnosi di enfisema polmonare.
Lynch: “Fumo da quando avevo 8 anni”
Il regista descrive il fumo come parte integrante della sua identità creativa: “Amavo l’odore, il sapore del tabacco, accendere le sigarette. Faceva parte del mio essere pittore e regista.” Il tabacco è stato una costante durante la sua carriera, accompagnandolo nella realizzazione di capolavori come Velluto Blu e I segreti di Twin Peaks. La meditazione trascendentale, pratica a cui si dedica da anni, non è bastata a scardinare questo vizio.
La lotta contro l’enfisema
L’enfisema polmonare, una malattia cronica e incurabile che compromette progressivamente la capacità respiratoria, ha cambiato radicalmente la vita del regista. Costretto a utilizzare una bombola d’ossigeno anche per spostamenti minimi, Lynch descrive la sensazione come “camminare con un sacchetto di plastica intorno alla testa.” Nonostante le difficoltà, trova ancora il modo di scherzare, ammettendo che uscire non gli è mai piaciuto troppo, ma confessa che gli manca il contatto umano sui set cinematografici.
Dopo anni di tentativi falliti di smettere, Lynch ha abbandonato il fumo solo quando la malattia lo ha costretto a farlo. “Ho visto la scritta sul muro: morirei in una settimana se non smettessi,” racconta. Questo richiamo all’urgenza ha segnato il suo punto di svolta, ma non senza difficoltà: “Quando cercavo di smettere, l’astinenza diventava insopportabile. Bastava una sigaretta per ricominciare tutto da capo”.
Un monito per i fumatori
Nonostante il suo passato, Lynch non esita a parlare del rischio legato al fumo: “Nella mente di ogni fumatore c’è la speranza che ciò che ama gli faccia bene, ma è un’illusione. Ho giocato col fuoco e sono stato morso.” Le sue parole suonano come un avvertimento per chiunque consideri il tabacco una compagnia innocua.
Con l’enfisema che lo limita, Lynch guarda al futuro cercando di adattarsi. Tra le ipotesi, quella di dirigere film da remoto, mantenendo vivo il suo amore per la regia e l’arte, pur nella consapevolezza dei limiti imposti dalla sua malattia.
Età media in cui si inizia a fumare
In Italia, l’età media in cui si inizia a fumare si è abbassata: secondo un recente rapporto, oggi si inizia intorno ai 17 anni, rispetto ai 19 degli anni ‘90. Nel mondo, la situazione varia, ma in molti Paesi in via di sviluppo il debutto al fumo avviene anche prima, spesso a causa della mancanza di regolamentazioni rigide e di campagne di sensibilizzazione.
In generale, però, il trend è positivo sia a livello nazionale che internazionale. Se nel 2001 il 24% della popolazione sopra i 14 anni fumava regolarmente, nel 2021 questa percentuale è scesa al 19%. A livello globale, è stato osservato un trend simile, con un calo costante grazie alle politiche antifumo e all’aumento delle alternative meno dannose, come le sigarette elettroniche e i dispositivi senza combustione, anche se queste soluzioni hanno sollevato dibattiti sulla loro reale efficacia nel ridurre il tabagismo e su altri nuovi rischi per la salute.
Secondo i dati Aiom in Italia fuma il 22% degli under 17 e di questi, l’11% consuma più di mezzo pacchetto di sigarette al giorno. Tra i tabagisti abituali, di ogni fascia d’età, oltre il 44% ha iniziato prima dei 18 anni.
Nonostante il calo dei numeri, il fumo rimane uno dei maggiori killer nel Paese. Secondo i dati presentati dall’Aiom, nel 2023 sono state diagnosticate circa 40.000 nuove neoplasie polmonari, con il fumo responsabile di circa il 90% di questi casi. Ogni anno, si contano oltre 93.000 morti attribuibili al tabagismo, tra malattie oncologiche, cardiovascolari e respiratorie. Nonostante le campagne di sensibilizzazione abbiano portato a una leggera riduzione del numero di fumatori negli ultimi anni, il problema è tutt’altro che risolto. Particolarmente preoccupante è l’aumento della mortalità tra le donne, un dato che riflette un consumo di sigarette in crescita nella popolazione femminile.
Prezzo sigarette nel 2025
Il vizio del fumo è dannoso due volte: per la salute dei fumatori e per le casse del Sistema sanitario nazionale, che in Italia sta già vivendo una profonda crisi. Per questo, l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) insieme alla Fondazione Aiom e Panorama della Sanità, ha presentato una proposta di legge che chiede di aumentare di cinque euro il costo di ogni pacchetto di sigarette.
Il tema è centrale in un Paese come l’Italia che fa della sanità pubblica gratuita uno dei pilastri del proprio ordinamento.
Le difficoltà economiche del Ssn richiedono di tarare quanto dice l’art. 32, comma 1 della Costituzione: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. La gratuità e le pari opportunità di trattamento vengono consolidate dall’articolo 3 della Carta secondo cui “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
Nella realtà, la maggior parte degli italiani patisce un grosso gap di trattamento rispetto a chi può accedere alle strutture private senza aspettare i tempi della sanità pubblica. Per questo, occorre intervenire in modo da rendere più concreta la tutela, applicando un principio ‘meritocratico’: chi pesa di più sul Ssn, deve fare più sforzi per sostenerlo. Senza correttivi, anche chi si sforza di condurre una vita sana, continuerà a trovarsi in enormi difficoltà davanti alla necessità di cure pubbliche e gratuite (o meglio: sostenute dalle tasse di cittadini e aziende in base alla capacità contributiva).
Secondo le stime, l’aumento di 5 euro per ciascun pacchetto di sigarette potrebbe portare nelle casse del Ssn fino a 13,8 miliardi di euro all’anno, una somma ingente per rafforzare un servizio in crisi e ridurre al contempo il consumo di tabacco, una delle principali cause di tumori e malattie respiratorie.
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