Dall’opposizione 40 milioni per contrastare la violenza sulle donne, risultato storico
- 19/12/2023
- Welfare
La maggioranza ha votato un emendamento dell’opposizione. Già questo basterebbe per fare notizia in un Paese storicamente incline più al dibattito che al dialogo, ma la vera notizia è il contenuto di questo provvedimento che ha l’obiettivo di rendere concreta la tutela delle donne dalla violenza degli uomini.
La commissione Bilancio del Senato, infatti, ha dato il via libero all’emendamento con il quale i partiti d’opposizione, tutti d’accordo, doneranno i 40 milioni loro destinati per le modifiche parlamentari al fondo contro la violenza sulle donne. Anche la maggioranza ha votato a favore prima e il via libera è stato seguito da un sentito applauso in commissione. Segno che c’è ancora spazio per mettere al primo posto le idee e non le bandiere.
Quello approvato ieri è il più grande investimento economico della storia italiana a sostegno delle donne vittime di violenza. Sia chiaro: le misure antiviolenza non mancano, ma spesso restano lettera morta e non trovano applicazione proprio per mancanza di fondi e quindi di mezzi idonei.
Lo ha ribadito al Corriere della Sera Maria Stella Gelmini di Azione, prima firmataria dell’emendamento al cui testo ha lavorato insieme a Marco Lombardo e Giusy Versace: “Abbiamo molte leggi per contrastare la violenza di genere ma sempre risorse molto scarse. Questa è una vittoria di tutti per un tema delicatissimo che spesso, in mancanza di soldi, è stato declinato dal volontariato o da professionisti che hanno offerto gratis il loro lavoro. Ora finalmente ci saranno anche i fondi”.
Parole che fanno eco a quelle della dem Cecilia d’Elia, raccolte ancora dal CorSera: “non servono solo le norme penali ma anche le politiche per contrastare la violenza contro le donne e per fare queste politiche ci vogliono le risorse”.
Come saranno distribuite le risorse
Il tesoretto dell’opposizione destinato al fondo contro la violenza sulle donne servirà a finanziare diversi progetti. I (circa) 40 milioni saranno così distribuiti:
- 20 milioni alle case-rifugio;
- 10 milioni per il microcredito o reddito di libertà
- 5 milioni per i centri antiviolenza;
- 4 milioni per i centri che si occupano del recupero degli uomini violenti
- 3 milioni per le iniziative di formazione degli operatori della giustizia
Un’altra iniziativa da evidenziare è quella che concede ai datori di lavoro privati che assumono donne vittime di violenza di non versare i contributi previdenziali fino a 8 mila euro per 12 mesi. Questa misura sarà finanziata con 1,5 milioni nel 2024, 4 milioni nel 2025 e 5 milioni nel 2026.
Nello specifico, i fondi saranno distribuiti alle Regioni “ma bisogna agire in fretta”, dice ancora Gelmini, rivolgendo un appello al presidente della Conferenza Stato-Regioni affinché si evitino “lungaggini perché questi soldi vengano tutti spesi e arrivino dove devono arrivare”.
Il ruolo della formazione
Oltre al fronte unito della politica, il tesoretto delle opposizioni destinato al fondo contro la violenza sulle donne offre altri spunti interessanti. Tra questi, i 3 milioni di euro destinati alla formazione degli operatori della giustizia, “questione fondamentale in un Paese in cui nei processi ci si permette di chiedere ancora alla vittima perché nel corso dello stupro non si è difesa mordendo il carnefice”, scrive in una nota il Pd Cesena con riferimento alle domande dell’avvocata Antonella Cuccureddu nel caso “Grillo Junior”.
Quando si parla di femminicidi e di violenza sulle donne, spesso viene additato il contesto in cui questi comportamenti proliferano prima di sfociare in barbari reati. Anche le giovanissime attribuiscono a questo fattore la responsabilità principale di un problema che è e resta complesso, ma che per l’83% delle teenager italiane deriva, prima di tutto, dal contesto culturale.
Su questo, l’emendamento dell’opposizione interviene con un nuovo approccio, come sottolinea la vicepresidente del M5S al Senato Alessandra Maiorino: “La formazione è fondamentale. Per questo ritengo una svolta il piano sui percorsi che dovranno seguire gli uomini che commettono atti di violenza nei confronti delle donne. Questi ultimi vanno a smontare tutta l’impalcatura propria della cultura del possesso e anche gli stereotipi di genere. La formazione risulta un punto specialmente quando assistiamo ad alcune sentenze che testimoniano l’incapacità di leggere la violenza da parte di chi se ne occupa”, si legge ancora sul Corriere della Sera.
Gli stereotipi di genere
Dal contesto culturale viziato prendono forma i pregiudizi che non agiscono solo prima dell’evento criminoso, ma anche nella valutazione dello stesso. Infatti, nel contesto di una indagine Istat, il 48,7% degli intervistati ha ammesso di avere almeno uno stereotipo sulla violenza di genere:
- Il 39,3% degli uomini intervistati sembra ancora credere che, in determinate circostanze, una donna potrebbe evitare la violenza se lo desiderasse veramente;
- Il 20% degli intervistati ritiene che la violenza sessuale possa essere provocata dal modo di vestire delle donne;
- circa l’11% degli intervistati ritiene che se una donna è vittima di violenza sessuale quando è ubriaca o sotto l’effetto di droghe, sia almeno in parte responsabile;
- Il 10% ritiene che se una donna accetta un invito da un uomo dopo una festa e viene stuprata, ciò sia anche colpa sua.
Numeri e concetti che obbligano a intervenire concretamente sul tema della violenza di genere.
In tal senso, il tesoretto dell’opposizione destinato al fondo per il contrasto alla violenza sulle donne rappresenta una buona notizia, anche se non manca qualche appunto alle scelte della maggioranza:
“Questa legge di bilancio – scrive su Il Riformista Raffaella Paita di Italia Viva – aveva dimenticato totalmente il tema delle donne. Non c’è un atto e un numero che testimoni l’impegno del governo. Non vogliamo polemizzare con la maggioranza ma – conclude – se avessero fatto la stessa cosa adesso avremmo 100 milioni da utilizzare per la causa delle misure antiviolenza”. Anche la maggioranza, infatti, ha diritto ai fondi per le modifiche parlamentari per un importo pari a 60 milioni di euro.
Resta il fatto che l’accordo di tutti i partiti di opposizione tra loro e di questi con la maggioranza è un forte segnale di unità e di concretezza nella lotta alla violenza di genere. Quello di cui la società aveva bisogno dopo il timido tentativo del piano “Educare alle Relazioni”.
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