Anche gli scimpanzè dicono “mamma”? Lo studio
- 30/07/2024
- Trend
E se gli animali potessero parlare? A chiederselo è stato un gruppo di scienziati che ha recentemente fatto una scoperta: gli scimpanzé in cattività riescono a pronunciare una parola umana, “mamma”.
Questa ricerca, pubblicata sulla rivista Scientific Reports, potrebbe offrire indizi preziosi sull’evoluzione del linguaggio animale e umano. Ma molti dubbi sono ancora aperti sulla vicenda. Scopriamo perché.
Anche gli animali parlano?
“Mamma” è una delle prime parole che si impara da bambini. Tendenzialmente si ripete ciò che si ascolta nei primi anni di vita, anche se studi sull’evoluzione della linguistica mondiale indicano la possibilità che il linguaggio sia una “scienza innata” e non un meccanismo di apprendimento basato solo sull’ascolto.
I ricercatori, guidati da Adriano Lameira, psicologo evoluzionista presso l’Università di Warwick, a sud di Coventry in Inghilterra, sostengono che i nostri antenati, gli scimpanzé, avevano cervelli già dotati di alcuni degli elementi costitutivi necessari per parlare. Secondo Lameira, la capacità di parlare è una delle caratteristiche più importanti che ci distingue dagli altri animali, ma non è detto che anche quest’ultimi non siano in grado di replicare il linguaggio umano.
La ricerca parte dall’interrogativo relativo al fatto che noi riusciamo ad articolari frasi di senso compiuto e le scimmie no. Questa curiosità ha portato, nel corso dei secoli, a una serie di esperimenti, alcuni dei quali piuttosto strani e per certi versi anche crudeli. Nel 1947, ad esempio, lo psicologo Keith Hayes e sua moglie Catherine adottarono una piccola scimpanzé chiamata Viki e iniziarono a insegnarle le parole. Dopo due anni di addestramento, la coppia affermò che Viki sapeva dire “papà”, “mamma”, “su” e “tazza”.
Tuttavia, questi esperimenti non hanno prodotto un linguaggio fluente. Gli animali hanno fatto fatica a produrre anche semplici schemi sonori. Questo divario tra le capacità degli esseri umani e quelle delle scimmie alimentò un dibattito: gli scimpanzé non erano in grado di parlare a causa della loro anatomia vocale o a causa del loro cervello?
Scoperte scientifica e lo studio su Johnny e Renata
Il problema della capacità animale di parlare o meno è ampiamente studiata nella letteratura scientifica, anche se con alcuni limiti. Il New York Times, riporta gli studi di Philip Lieberman, un antropologo della Brown University, che per decenni ha sostenuto con forza che il problema fosse di tipo anatomico. Lo spostamento della laringe e della lingua umane, posizionate più in basso rispetto agli animali, consentiva alle persone di emettere l’ampia gamma di suoni necessari per un linguaggio complesso.
Ma nel 2016, un team di scienziati ha realizzato delle radiografie di scimmie e ha scoperto che il tratto vocale dei primati era in realtà “pronto per il linguaggio”. Ciò ha portato alcuni ricercatori a considerare se al cervello delle scimmie mancasse qualcosa di essenziale per il linguaggio.
Nel nuovo studio di Lameira, gli scienziati hanno analizzato il modo in cui due scimpanzé, Johnny e Renata, pronunciavano la parola “Mama”. Johnny, uno scimpanzé che viveva al Suncoast Primate Sanctuary in Florida, è stato registrato mentre pronunciava questa parola. Il video, disponibile online, rappresenta l’unica registrazione esistente dell’animale. Le espressioni “Mama” di Johnny sembrano essere state apprese tramite imitazione e rinforzate con ricompense, pratica usata in psicologia cognitiva per educare e addestrare gli animali.
L’altra scimpanzé, Renata, è apparsa in un film del 1962 intitolato “Now Hear This! Italians Unveil Talking Chimp”. Anche lei è stata registrata mentre pronunciava qualcosa di simile al termine “mamma”. Entrambe le registrazioni sono state scaricate da internet e analizzate senza ulteriori elaborazioni dal team.
I filmati d’archivio di animali in cattività hanno concesso ai ricercatori di analizzare la capacità linguista dei due animali e suggeriscono che gli scimpanzé possono essere in grado di apprendere e pronunciare alcune parole umane. Tuttavia, il contesto esatto in cui queste espressioni sono state apprese non è noto.
“Gli studi sul linguaggio dei grandi primati sono stati fraintesi nella letteratura – scrivono i ricercatori -. I pochi soggetti scimpanzé coinvolti sono stati erroneamente rappresentati come esemplificativi del loro intero genere. Le nostre scoperte mostrano che l’interpretazione di questi studi classici deve essere fatta con cautela. Vale a dire, l’assenza di prove (cioè, ciò che si riteneva che questi animali fossero incapaci di parlare) non dovrebbe essere presa come prova di assenza. Cinquant’anni dopo questi progetti, i custodi che si sono presi cura del benessere dei grandi primati durante le ricerche e gli esperimenti hanno documentato la “negligenza e crudeltà inflitte a questi animali nella ricerca di studi psicologici”. Gli esemplari coinvolti negli studi sono stati traumatizzati, le loro esigenze emotive, ecologiche e sociali non sono state soddisfatte, con molti catturati in natura, sottoposti a ambienti malsani e innaturali e privati della modellazione di comportamenti di gruppo. Le discussioni attuali sull’evoluzione del linguaggio si basano ancora su questi studi, trascurando una nuova generazione di studi eticamente approvati e condotti in istituzioni accreditate che si preoccupano del benessere degli animali. I grandi primati possono produrre parole umane; il fallimento nel dimostrarlo un secolo fa è colpa dei ricercatori, non degli animali”, hanno concluso i ricercatori.
Questa scoperta ha portato a nuove domande e dibattiti nel campo del linguaggio delle scimmie.
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