Toscana, primo suicidio assistito dopo la legge regionale: cosa prevede la legge nazionale
- 11 Giugno 2025
- Popolazione
Il 17 maggio scorso, Daniele Pieroni, scrittore sessantenne affetto dal morbo di Parkinson, ha scelto di porre fine alle proprie sofferenze nella sua casa in provincia di Siena, diventando il primo caso di suicidio medicalmente assistito realizzato in Toscana dopo l’approvazione della legge regionale.
La malattia e la decisione di Pieroni
Pieroni, malato di Parkinson dal 2008, era costretto a vivere con la Peg – la sonda gastrica che collega lo stomaco all’esterno – attiva per 21 ore al giorno a causa di una grave disfagia.
Il suo percorso verso la morte assistita era iniziato nell’agosto 2023, quando aveva contattato l’associazione Luca Coscioni per ricevere informazioni sulla procedura. Dopo aver inviato la richiesta formale all’Asl Toscana Sud Est il 31 agosto di due anni fa, aveva ricevuto l’esito positivo delle verifiche lo scorso 22 aprile.
La procedura si è svolta nel pieno rispetto della normativa toscana e delle condizioni stabilite dalla Corte costituzionale. Alle 16:47 del 17 maggio, Pieroni ha attivato il dispositivo a doppia pompa infusiva e alle 16:50 ha smesso di respirare, serenamente, circondato dai familiari, dalle badanti e dai rappresentanti dell’associazione Luca Coscioni. Erano presenti, su base volontaria, due dottoresse e un medico legale dell’Asl, che “hanno agito con grande umanità e professionalità”.
In Toscana la prima legge sul suicidio assistito
La Toscana è diventata la prima regione italiana a dotarsi di una legge completa che regola il suicidio assistito. Approvata l’11 febbraio 2025 con 27 voti favorevoli e 13 contrari, la normativa stabilisce tempi certi per ogni fase della procedura: massimo 54 giorni dalla richiesta del paziente alla conclusione dell’iter. La legge prevede l’istituzione di una commissione medica multidisciplinare nelle Asl, composta da sei professionisti: un medico palliativista, un neurologo, uno psichiatra, un anestesista, un infermiere e uno psicologo. La commissione ha 20 giorni per completare la verifica dei requisiti, seguiti da 7 giorni per il parere del comitato etico e altri 10 giorni per definire le modalità di attuazione.
Un aspetto cruciale della normativa toscana riguarda la gratuità delle prestazioni: il costo di medicinali e attrezzature necessari, prima a carico dei familiari, è ora sostenuto dal sistema sanitario regionale, con una spesa stimata non superiore ai 10mila euro annui.
Le altre regioni in movimento: contrasti in Emilia-Romagna
L’Emilia-Romagna ha approvato il 5 febbraio 2024 una delibera di giunta che stabilisce tempi certi di 42 giorni per valutare le richieste di suicidio assistito. La regione guidata da Stefano Bonaccini ha anticipato di una decina di giorni il voto consigliare, forse temendo che le cose sarebbero andate come in Veneto dove la proposta di legge non era stata approvata per un solo voto.
La delibera prevede un iter chiaro: la richiesta va inviata dal cittadino alla Direzione sanitaria dell’Ausl, che la passa alla Commissione di valutazione di Area Vasta per una prima visita. Nei successivi 20 giorni questa deve produrre una relazione che invierà al Corec, il Comitato regionale per l’etica nella clinica. Entro 7 giorni dalla ricezione, il Corec esprime un parere non vincolante, mentre la Commissione di valutazione stila la relazione conclusiva. Entro ulteriori 7 giorni, se la Commissione dà il via libera, si avvia la procedura.
Tuttavia, il percorso dell’Emilia-Romagna si è complicato. Il Tar dell’Emilia-Romagna ha accolto il 27 aprile 2025 l’istanza di sospensiva presentata dalla consigliera regionale di Forza Italia Valentina Castaldini, sospendendo le delibere regionali che permettono il suicidio assistito. Anche il governo, tramite la presidenza del Consiglio e il ministero della Salute, aveva presentato un ricorso analogo sollevando rilievi di legittimità costituzionale.
Prima della sospensione si erano già conclusi in Emilia-Romagna due iter di suicidio assistito, con una terza richiesta emersa proprio nei giorni precedenti la decisione del Tar.
Rispetto al provvedimento toscano, che è una legge regionale, quello emiliano-romagnolo è più debole anche da un punto di vista politico perché si tratta di una delibera che può facilmente essere modificata al primo cambio di giunta.
La delibera e i tentativi di legge della Puglia
La Puglia rappresenta un caso particolare in tema di suicidio assistito. La regione aveva approvato il 18 gennaio 2023 una delibera che istituiva presso il Policlinico di Bari un Comitato Etico, organo territorialmente competente a rendere il parere sulle richieste di suicidio medicalmente assistito.
La delibera stabiliva che le strutture sanitarie pugliesi dovessero dare attuazione alla storica sentenza 242/2019 della Corte costituzionale in tema di fine vita.
Tuttavia, questa delibera si è rivelata insufficiente nella pratica. Il caso emblematico è quello di Paolo – nome di fantasia – che ha preferito recarsi in Svizzera piuttosto che affrontare l’iter burocratico pugliese. Anche Lisa, pugliese ma residente nel Lazio, aveva tentato di accedere alla procedura in Puglia dopo il rifiuto nel Lazio, ma è morta prima di ricevere risposta.
Il consigliere regionale Fabiano Amati del Pd aveva già tentato più volte di far approvare una vera legge regionale. La sua proposta era arrivata in aula il 14 giugno 2022, il 5 ottobre dello stesso anno e il 18 gennaio 2023, venendo bocciata le prime due volte dal centrosinistra e vedendo affossata la discussione generale nel terzo tentativo. Amati ha definito la situazione pugliese come uno “stato di limbo ingiustificato”, sottolineando che “la delibera è qualcosa, certo. Ma è sufficiente? Penso di no”.
Anche il Veneto è andato vicino ad approvare tempi certi per la definizione del suicidio assistito, ma il provvedimento proposto dall’Associazione Luca Coscioni non è passato per un solo voto.
Il dibattito costituzionale e politico
Il governo ha impugnato la legge toscana davanti alla Corte costituzionale, sostenendo che la competenza sul tema non spetti alle singole regioni ma al Parlamento. L’incertezza deriva dal fatto che la sanità è materia concorrente Stato-Regioni secondo l’articolo 117 della Costituzione.
Nonostante l’impugnazione, la legge toscana resta in vigore fino al pronunciamento della Consulta. Come ha spiegato il presidente del Consiglio regionale toscano Antonio Mazzeo, la normativa mantiene la sua “piena applicabilità in virtù di giudicato costituzionale”.
I requisiti della Corte costituzionale
La sentenza 242/2019 della Corte costituzionale, nota come “Cappato-Antoniani” dal caso di Dj Fabo, ha stabilito la non punibilità di chi aiuta una persona a suicidarsi purché sussistano tutte le seguenti condizioni: la persona sia tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale, come ventilazione meccanica o nutrizione artificiale; sia affetta da una patologia irreversibile, senza speranza di guarigione o miglioramento; soffra in modo intollerabile, fisicamente o psicologicamente, a causa della malattia; abbia espresso il proposito di suicidio in modo “libero e autonomo, chiaro e univoco”; sia pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, senza pressioni esterne.
La Corte costituzionale ha successivamente precisato con la sentenza 135/2024 che il requisito dei trattamenti di sostegno vitale è integrato anche quando vi sia l’indicazione medica della necessità di tale trattamento, includendo i pazienti che dipendono fisicamente da un caregiver o familiare.
L’esodo verso la Svizzera
In assenza di una regolamentazione nazionale, molti italiani hanno scelto negli anni di recarsi in Svizzera per accedere al suicidio assistito. La Confederazione elvetica rappresenta l’unico Paese del continente europeo che consente la pratica anche agli stranieri.
Tra i casi più noti, quello di Fabiano Antoniani, in arte Dj Fabo, morto a Zurigo il 27 febbraio 2017 dopo una lunga battaglia legale condotta dall’amico Marco Cappato. Ma la lista include anche storie drammatiche come quella di un magistrato 62enne che si suicidò in Svizzera sulla base di una diagnosi errata, scoperta solo dall’autopsia, o quella di un ingegnere comasco affetto da depressione.
Lo scorso luglio, una donna lombarda di 51 anni colpita da sclerosi multipla ha scelto di morire in Svizzera dopo quasi vent’anni di malattia.
Da ultimo, Felicetta Maltese, coordinatrice della cellula toscana dell’associazione Luca Coscioni, è attualmente indagata insieme a Marco Cappato e Chiara Lalli per aver aiutato Massimiliano, cittadino toscano affetto da sclerosi multipla, ad accedere al suicidio assistito in Svizzera. Maltese era accanto a Daniele Pieroni nel momento del suicidio assistito.
Il vuoto legislativo
La Corte costituzionale ha ripetutamente sollecitato il Parlamento a regolare la materia con una legge nazionale, ma finora le uniche risposte concrete sono arrivate dalle regioni. Il 10 marzo la Camera ha approvato una proposta di legge sulla morte volontaria medicalmente assistita con 253 voti favorevoli, 117 contrari e un astenuto, ma il testo deve ancora passare al Senato.
Il caso di Daniele Pieroni rappresenta quindi un precedente significativo: dimostra che la legge toscana funziona e che è possibile garantire un percorso dignitoso e medicalizzato per chi si trova nelle condizioni stabilite dalla Consulta.