Educazione sanitaria a scuola, l’appello dei pediatri
- 27/01/2025
- Popolazione
La riforma scolastica annunciata dal ministro Giuseppe Valditara apre uno spiraglio importante per ripensare l’educazione come strumento di prevenzione e benessere. Tra le voci più convinte in questo dibattito c’è Rino Agostiniani, presidente della Società Italiana di Pediatria (Sip), che lancia un appello chiaro: “È il momento di portare la salute sui banchi di scuola. Insegnare ai ragazzi a prendersi cura di sé vuol dire garantire un futuro più sano per tutti”.
Il tema non potrebbe essere più attuale. Basta dare un’occhiata alla situazione negli ospedali pediatrici italiani: l’influenza stagionale sta colpendo duramente i bambini, responsabili dell’80% dei ricoveri per problemi respiratori. “Stiamo vedendo casi più gravi del solito – spiega Fabio Midulla, responsabile del pronto soccorso pediatrico del Policlinico Umberto I di Roma – e questa pressione si riflette su tutto il sistema sanitario”. Aggiungere l’educazione sanitaria al programma scolastico potrebbe essere la chiave per affrontare emergenze di questo tipo con maggiore efficacia, non solo oggi ma anche negli anni a venire.
La scuola come palestra di prevenzione
L’idea è semplice: trasformare le aule in luoghi dove, oltre alla matematica e alla storia, si imparano anche le basi per vivere in salute. E ce n’è davvero bisogno. In Italia, solo un bambino su tre mangia verdure ogni giorno e la stragrande maggioranza si muove in auto per andare a scuola. Sedentarietà, cattive abitudini alimentari e poca consapevolezza sulla prevenzione diventano un mix esplosivo che aumenta la vulnerabilità a malattie come l’influenza e, più in generale, indebolisce il sistema immunitario.
Educare alla salute fin dall’infanzia significa invertire questa tendenza. Non si tratta solo di promuovere stili di vita sani, ma anche di trasmettere il valore della vaccinazione e l’importanza di proteggere non solo se stessi, ma l’intera comunità. Gli ottimi risultati ottenuti con l’immunizzazione contro il virus respiratorio sinciziale – che ha ridotto del 70% i ricoveri neonatali – dimostrano quanto la prevenzione possa fare la differenza. Lo stesso approccio potrebbe essere esteso ad altre patologie, come l’influenza stagionale, che continua a rappresentare una sfida per la sanità pubblica.
La ricetta della Sip
La Società Italiana di Pediatria ha messo a punto un piano chiaro e ambizioso per portare l’educazione sanitaria tra i banchi di scuola. Cinque aree su cui lavorare per formare i cittadini di domani:
- Alimentazione e movimento: promuovere una dieta equilibrata, ispirata alla dieta mediterranea, e incentivare attività fisica quotidiana.
- Vaccinazioni: sensibilizzare bambini e famiglie sull’importanza dei vaccini per prevenire malattie gravi e sfatare i miti più comuni.
- Comportamenti a rischio: educare sui pericoli di fumo, alcol e dipendenze digitali, con un focus speciale sugli adolescenti.
- Natalità e fertilità: parlare ai giovani dell’importanza della salute riproduttiva, affrontando la denatalità con una visione lungimirante.
- Cittadinanza digitale: formare i ragazzi a un uso responsabile della tecnologia, prevenendo fenomeni come il cyberbullismo.
Un investimento per il futuro
Integrare l’educazione sanitaria nel percorso scolastico non è solo una risposta alle sfide sanitarie attuali, ma un investimento che può trasformare la salute pubblica nel lungo periodo. Prevenire significa ridurre i costi sanitari, migliorare la qualità della vita e creare una società più consapevole e resiliente.
“Un bambino che cresce sano sarà un adulto più forte e meno incline a malattie croniche o infettive – ricorda Agostiniani –. È una scelta che fa bene a tutti: alle famiglie, al sistema sanitario e al Paese intero”. Ora, però, spetta alle istituzioni raccogliere la sfida. La riforma scolastica di Valditara può diventare il punto di partenza per una vera rivoluzione culturale, in cui la scuola non solo educa, ma protegge e prepara i cittadini di domani.