Rientro a scuola: allarme burnout genitoriale, Italia seconda in Europa
- 18/09/2024
- Popolazione
Stress da rientro a scuola. Non si tratta di capricci, di termometri riscaldati sotto il calore delle lampadine o di mal di stomaco improvvisi, ma di un fattore critico per la salute pubblica. L’allarme parte dagli Stati Uniti e travolge anche l’Europa, con impatti sul benessere mentale dei genitori e dei bambini. Tra i Ventisette, l’Italia è seconda per stress dei genitori da ritorno a scuola.
Ma andiamo con ordine. Un avviso del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani Usa, supportato da ricerche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e della Harvard T.H. Chan School of Public Health, ha evidenziato la gestione della routine scolastica stia portando a livelli di pressione che potrebbero sfociare in sindromi più gravi, come il burnout genitoriale e lo stress cronico.
Il 64% dei genitori dichiara di sentirsi esausto entro il primo mese di scuola. Tra questi, 6 su 10 attribuiscono tale fatica al sovraccarico mentale legato alla pianificazione familiare. Lo stress impatta anche il benessere emotivo dei bambini, che risentono indirettamente delle difficoltà affrontate dai genitori e vivono in prima persona il ritorno tra i banchi di scuola. La Harvard T.H. Chan School of Public Health ha confermato che i genitori che soffrono di esaurimento tendono a trasmettere ai figli ansia e nervosismo, aumentando il rischio di disturbi comportamentali nei giovani.
I costi emotivi ed economici del ritorno a scuola
C’è poi un tema di ‘stress finanziario’ anche per l’aumento dei costi, arrivato puntuale all’inizio del nuovo anno scolastico. Un trend inflazionistico che colpisce ogni bene e servizio (ma non gli stipendi): secondo una ricerca Eurispes, nel 2023, le famiglie italiane hanno speso mediamente 600 euro per l’acquisto di materiale scolastico e libri di testo, un aumento del 5% rispetto all’anno precedente.
Cambia l’anno, ma non la sostanza: secondo il monitoraggio effettuato dall’Osservatorio nazionale Federconsumatori, per l’anno scolastico 2024/2025 i prezzi del “back to school” hanno registrato in media il +6,6% rispetto allo scorso anno (considerando grande distribuzione organizzata, cartolibrerie e segmento online), con una spesa complessiva per materiali e ricambi scolastici di circa 647 euro per alunno.
Questi rincari, uniti alle spese per le attività extrascolastiche e l’abbigliamento, stanno mettendo in crisi molte famiglie, soprattutto quelle che già affrontano difficoltà economiche.
Come emerge dal sondaggio di HelloFresh, il servizio di box ricette a domicilio leader del settore, commissionato all’istituto di ricerca Censuswide, la preparazione dei pasti è tra le prime cause del carico mentale provato dai genitori durante il periodo del ritorno a scuola.
Quasi 3 genitori su 4 (74%) hanno confermato che la pianificazione, il budget, la spesa e la preparazione della cena per la famiglia sono tutti momenti che incidono sul livello di stress mentale quotidiano.
Nel panorama europeo, gli italiani sono il secondo popolo più stressato dal rientro a scuola, dietro solo a quelli spagnoli (78%). Sul terzo gradino del non invidiabile podio si collocano i genitori francesi con il 68% dei genitori che riferisce un eccessivo stress per il back to school.
Altre attività che vengono considerate stressanti sono l’esecuzione corretta dei compiti dei propri figli (45%), il ritorno ad un’efficace routine quotidiana mattutina pre-scuola (41%), l’organizzazione logistica dei trasporti dei vari componenti della famiglia (31%), la preparazione delle nuove divise e la ricerca del materiale scolastico (25%).
Le conseguenze a lungo termine sulla salute mentale
Dunque, oltre allo stress economico, il ritorno a scuola è spesso associato a disturbi del sonno e a un aumento dei sintomi ansiosi tra i genitori. Secondo uno studio del National Institute of Mental Health, il 40% dei genitori riferisce di dormire meno di sei ore a notte durante i primi due mesi dell’anno scolastico. La mancanza di sonno e il carico mentale costante possono portare a condizioni di burnout, una sindrome riconosciuta dall’Oms come una condizione medica associata a esaurimento fisico e mentale.
La Harvard Medical School ha evidenziato come il burnout sia direttamente collegato a un peggioramento della salute mentale e fisica dei genitori, con un aumento dei rischi di depressione e malattie cardiache. Per i bambini, le conseguenze sono altrettanto preoccupanti: lo stress genitoriale è stato correlato a una maggiore incidenza di disturbi comportamentali e difficoltà scolastiche. Il rischio è che si apra un ciclo che può influenzare negativamente lo sviluppo emotivo e cognitivo degli studenti.
A questo, va aggiunta la preoccupazione per quello che gli esperti definiscono il “burnout empatico” dei più giovani. Spesso, però, la mancanza di empatia è solo l’anticamera di problemi più gravi: alcuni hanno sottolineato sui social la difficoltà di molti studenti delle scuole medie nel mantenere la concentrazione anche per pochi secondi durante le esperienze di tirocinio. Molti hanno attribuito all’uso eccessivo dei social media, in particolare TikTok, la riduzione della capacità di attenzione e comunicazione.
È difficile individuare una causa specifica di questa condizione ma gli esperti sono concordi su un aspetto: il ruolo dei genitori e del dialogo in famiglie è cruciale per formare i giovani sia intellettualmente che emotivamente. A tal proposito, alcuni utenti hanno evidenziato un cambiamento nel rapporto tra genitori e scuola, con i primi che spesso si comportano come “clienti”, interferendo in modo controproducente nell’educazione dei figli e rallentandone la maturità.
La flessibilità lavorativa come soluzione
Per affrontare questa emergenza, sia gli esperti americani che europei richiedono un cambio di prospettiva culturale. Il Centro Nazionale per la Salute Pubblica degli Stati Uniti ha pubblicato una serie di raccomandazioni che invitano le istituzioni e le aziende a offrire maggiore flessibilità lavorativa ai genitori, quindi orari di entrata e uscita dinamici o giornate di lavoro ridotte durante i primi mesi di scuola. Come abbiamo spesso sottolineato su queste pagine, inoltre, una maggiore flessibilità lavorativa potrebbe aiutare la fertilità. Uno studio dell’Institute for Fiscal Studies ha evidenziato che l’aumento della fertilità era concentrato tra le donne che, con il lockdown, hanno aumentato la propria flessibilità lavorativa: “Interpretiamo questo come una prova che l’aumento della flessibilità dovuto al lockdown ha permesso a queste donne di conciliare meglio carriera e famiglia, in linea con il nostro modello teorico. Stabiliamo anche che la fertilità è aumentata di più per le donne che guadagnavano sopra il reddito medio prima del lockdown”, scrivono gli autori del rapporto.
In Italia, il Censis e altre associazioni hanno suggerito l’introduzione di bonus scolastici e agevolazioni fiscali per le famiglie, oltre alla creazione di servizi di supporto psicologico per i genitori in difficoltà. Anche l’OMS sostiene che sia necessaria una maggiore consapevolezza sociale del problema, con politiche pubbliche mirate che diano priorità al benessere familiare.
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