Se un coming out ti fa cacciare di casa, a che punto è l’Italia sui diritti LGBTQ+?
- 28/03/2024
- Popolazione
Aveva deciso di fare coming out davanti ai suoi genitori, sperava di essere compreso e di poter vivere finalmente senza la maschera dell’eterosessualità. Invece, il ragazzo di 18 anni, residente a Pontedera (Pisa) è stato cacciato di casa, e da un giorno all’altro si è trovato senza un tetto e un letto su cui dormire: “Figli gay qui non ne vogliamo, gli è stato detto” dopo accese discussioni con la famiglia, sorella inclusa.
Il 18enne si è rivolto allo sportello Voice di Pontedera, dove ogni giorno ragazze e ragazzi respinti dai genitori chiedono aiuto.
Quando si è presentato allo sportello, l’adolescente era ospite di alcuni amici fuori zona. La reazione dei genitori al suo coming out, avvenuto a febbraio, lo ha costretto a vagare da una casa all’altra, senza più tornare nella propria, abitata dai genitori che non hanno mai fatto un passo indietro rispetto alla decisione.
Fortunatamente, i genitori non sono gli unici che non ci hanno pensato due volte: anche l’insegnante che ha deciso di ospitare il ragazzo fino alla fine dell’anno scolastico non ha tentennato un secondo. Dopo aver appreso la sua storia, il professore si è offerto di ospitarlo per permettergli di continuare a studiare.
La carenza di strutture
Chi lavora allo sportello testimonia frequenti discriminazioni: “Abbiamo trattato già 24 casi simili. Cerchiamo di colmare un vuoto, non essendoci sul territorio, in Valdera come nel Valdarno, alcun punto di riferimento per il monto Lgbtq+”, spiegano dal centro assistenza in provincia di Pisa segnalando la carenza dei punti di ascolto. “Abbiamo accolto figli, genitori, persone alle prese con dubbi, pregiudizi e problemi, vittime di gravi discriminazioni. Questo sportello è l’unico in provincia di Pisa e uno dei pochi presenti sul territorio toscano”.
La carenza di strutture è stata anche attenzionata dalla politica: “Un abbraccio a questo ragazzo di Pisa, e un ringraziamento al prof., ma questa storia denuncia l’assenza sul territorio di strutture per accogliere chi subisce discriminazione, violenza ed emarginazione per ciò che è e di una cultura contro l’odio. Un fallimento dello Stato”, ha scritto sui social Alessandro Zan, responsabile Diritti del Partito Democratico.
La tensione sul movimento LGBTQ+
Nei giorni del coming out e a molti chilometri di distanza, un’altra scelta aumentava la tensione verso il movimento LGBTQ+. Nel Missouri, la candidata repubblicana Valentina Gomez Rainbow Europe Map and Index 2023 mentre dava fuoco con un lanciafiamme a dei libri a tema LGBTQ+, promettendo: “Quando sarò in carica, bruceranno tutti”.
Come ha riferito Pen America, ente che promuove la libertà di parola, i casi di censura negli Stati Usa sono aumentati negli ultimi anni. Il rapporto “Rainbow Europe Map and Index 2023” spiega che, la censura ha riguardato titoli o personaggi LGBTQ+ quasi una volta su due (41% dei titoli vietati).
E l’Italia a che punto è?
Parità LGBTI: Italia 34ma su 49 Paesi
Il caso del ragazzo pisano rispecchia una situazione non facile per le persone LGBTI in Italia.
Con questo termine ci riferisce agli stessi orientamenti sessuali dell’LGBTQ (Lesbiche, gay, bisessuali, trasgender e queer) con l’inclusione degli intersessuali, individui nati con caratteristiche sessuali che non rientrano nelle tipiche nozioni binarie del corpo maschile o femminile.
La Rainbow Europe Map and Index 2023 ha classificato l’Italia 34ma su 49 Paesi per la presenza di pratiche legali e politiche che tutelino le persone LGBTI.
I dati, basati sul periodo gennaio-dicembre 2022, hanno considerato 74 criteri suddivisi in 7 categorie tematiche: uguaglianza e non discriminazione, famiglia, crimine d’odio e incitamento all’odio, riconoscimento legale del genere, integrità corporea intersessuale, spazio della società civile e accoglienza.
Rispetto alla precedente valutazione, l’Italia, con un punteggio di appena 25 punti su 100, ha perso una posizione. Tra i miglioramenti proposti da ILGA-Europe, l’ente che ha realizzato l’indagine, c’è quello di adottare l’uguaglianza del matrimonio e consentire il riconoscimento automatico del cogenitore, (indipendentemente dall’orientamento sessuale e/o dall’identità di genere dei partner) al fine di evitare discriminazioni per i minori.
Nelle ultime settimane, questi temi sono balzati nuovamente agli onori della cronaca dopo che l’ok della Corte d’Appello di Roma alla dicitura “Genitore 1” e “Genitore 2” sulle carte di identità, da una parte, e la decisione (quasi definitiva) della Regione Piemonte di impedire l’affidamento alle coppie gay.
Il caso dell’adolescente pisano obbliga ad una riflessione sul tema dell’orientamento sessuale e sulla tutela dei minori, di cui la giurisprudenza italiana ha più volte sottolineato la priorità. Una riflessione che tocca le istituzioni tutte, a partire da quella più importante per ciascun individuo: la propria famiglia.
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