Paraplegico torna a camminare, primo caso al mondo: il successo del San Raffaele e i dati sulla disabilità in Italia
- 29 Maggio 2025
- Popolazione Welfare
Andrea Scotti non ricordava di essere così alto. Quando i medici del San Raffaele lo hanno rimesso in piedi dopo quattro anni di sedia a rotelle, le sue prime parole hanno catturato l’essenza di un miracolo scientifico che ha fatto il giro del mondo. A 34 anni, Andrea, originario di Ceto (Brescia), è diventato la prima persona paraplegica al mondo a tornare a camminare grazie alla neurostimolazione midollare epidurale, aprendo una nuova frontiera nella medicina riabilitativa.
Il caso clinico rappresenta molto più di un successo medico: è la dimostrazione che l’Italia può essere all’avanguardia nella ricerca neurologica quando competenze diverse si uniscono in un progetto comune. Dietro questa storia di speranza si nasconde una realtà demografica complessa, fatta di migliaia di persone che ogni anno perdono la mobilità e di un sistema sanitario sempre più sotto pressione.
Il miracolo scientifico made in Italy
L’intervento di Andrea rappresenta il culmine di un percorso di ricerca iniziato nel 2023 dal team multidisciplinare del Mine Lab, che ha visto collaborare l’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano, l’Università Vita-Salute San Raffaele e la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Il 23 novembre 2023, il professor Pietro Mortini e la sua équipe hanno impiantato un sistema di stimolazione midollare con 32 elettrodi tra T11 e L1, riuscendo a “riaccendere” i circuiti nervosi residui che controllano i muscoli del tronco e i flessori dell’anca.
La lesione di Andrea, causata da un incidente sportivo subito nel 2019, aveva colpito la colonna vertebrale all’altezza delle ultime vertebre toraciche, danneggiando sia il midollo spinale che i nervi. Questo doppio danno aveva paralizzato completamente le gambe, una condizione che fino a poco tempo fa i medici consideravano permanente.
I progressi sono stati straordinari. Dopo appena tre mesi dall’intervento, Andrea riusciva a muovere meglio le anche e a controllare il busto quando stava seduto. A sei mesi dall’operazione ha camminato da solo per un chilometro intero, aiutandosi solo con un deambulatore e delle protezioni per le gambe. Oggi riesce a percorrere due chilometri a piedi e, lo scorso inverno, ha addirittura scalato il ghiacciaio dell’Adamello con i ramponi ai piedi.
L’orgoglio tricolore della ricerca
“Il resto del mondo lavora poco su questa tecnica per ragioni di stili di lavoro che ci sono in altri Paesi”, spiega il professor Mortini. Il successo italiano nasce dalla capacità di mettere in sinergia un team multidisciplinare unico: neurochirurghi, neurobioingegneri e riabilitatori hanno collaborato andando oltre i canali tradizionali di comunicazione scientifica.
Luigi Albano, primo autore dello studio e neurochirurgo ricercatore del San Raffaele, sottolinea come oltre al recupero motorio, la stimolazione abbia determinato “un miglioramento rilevante del dolore neuropatico e della qualità della vita complessiva del paziente”. Un aspetto spesso trascurato ma fondamentale per chi vive con una disabilità.
Quante lesioni midollari in Italia?
Il caso di Andrea Scotti riaccende le speranze di migliaia di italiani che si trovano in una situazione analoga. L’incidenza delle lesioni midollari traumatiche in Italia varia a seconda dello studio di riferimento. Il progetto di ricerca coordinato da Agenas (2020) stima in 18-22 nuovi casi per milione di abitanti ogni anno.
Secondo stime precedenti del Ministero della Salute, dell’Istituto Nazionale di Statistica e ricerche epidemiologiche della fine degli anni ‘90, l’incidenza nel 2000 era stimata in 20-25 nuovi casi all’anno per milione di abitanti. La prevalenza totale delle persone con lesione midollare in Italia nel 2000 era stimata dal Ministero della Salute in 60-70 mila persone.
Caratteristiche demografiche
L’età media al momento del trauma ha subito un significativo innalzamento nel tempo. Lo studio Gisem (Gruppo Italiano Studio Epidemiologico Mielolesioni) condotto tra il 1997 e il 1999 aveva registrato un’età media di 38 anni. Il progetto di ricerca 2013-2014 ha mostrato un innalzamento dell’età media a 48 anni e successivamente a 54 anni.
Le lesioni midollari mostrano una predominanza maschile con un rapporto maschi/femmine di 3,8:1 secondo i dati internazionali riportati nello studio della Regione Emilia-Romagna del 2019.
Principali cause delle lesioni midollari
La distribuzione eziologica delle lesioni traumatiche ha subito cambiamenti significativi nel tempo. Lo studio Gisem condotto tra il 1997 e il 1999 classificava le lesioni tra 67% traumatiche e 33% non traumatiche.
Il progetto di ricerca 2013-2014 ha evidenziato una nuova distribuzione delle cause traumatiche:
- Cadute: 42% dei casi (diventate la prima causa);
- Incidenti stradali: 41% dei casi;
- Episodi di violenza: 5% dei casi;
- Incidenti sportivi: 5% dei casi;
- Immersioni subacquee: 4% dei casi
È significativo notare che negli incidenti stradali, secondo i dati 2013-2014, le vittime tra ciclisti e pedoni sono aumentate dal 6% al 24%.
Cause non traumatiche
Le lesioni non traumatiche rappresentano una percentuale crescente del totale. Lo studio Gisem del 1997-1999 le quantificava al 33%, mentre una ricerca della Fondazione Istud del 2009 ha evidenziato una componente di lesioni non traumatiche del 45%.
Gestione e tempi di accesso
Lo studio Gisem ha documentato che l’intervallo tra l’evento lesivo e l’accesso alla riabilitazione era di 28 giorni (mediana) per i soggetti con lesione traumatica e di 49 giorni per quelli con lesione non traumatica. I giorni di degenza erano 92 giorni (mediana) complessivamente, con 120 giorni per i traumatici e 55 giorni per i non traumatici.
Il progetto 2013-2014 ha evidenziato che le lesioni incomplete superano il 50% dei casi e che le lesioni cervicali costituiscono la maggioranza.
Tutti questi numeri raccontano storie di vite spezzate in un attimo: il giovane motociclista che non vede l’auto che svolta, l’operaio che cade dall’impalcatura, l’atleta che sbaglia un movimento. Come Andrea, che nel 2019 ha visto la sua vita cambiare per sempre a causa di un incidente che lo ha costretto sulla sedia a rotelle.
La disabilità in Italia
Il panorama più ampio della disabilità in Italia, secondo i dati Istat del 2024, coinvolge 7 milioni e 658 mila persone con una certificazione o che ricevono pensioni o indennità legate alla disabilità, di cui 4 milioni e 245 mila sono over 65. Ma il dato più significativo riguarda i 2 milioni e 921 mila italiani che, a causa dell’interazione negativa tra condizioni di salute e ambiente di vita, non riescono a svolgere le attività normali della vita quotidiana.
Si tratta per lo più di persone anziane (1 milione e 326 mila sono ultra settantacinquenni) che vivono spesso in condizioni di fragilità e solitudine: il 28,4% vive da solo, il 55,4% è in cattive condizioni di salute e circa 2 milioni ricevono aiuti o ausili insufficienti. Una realtà che evidenzia come la disabilità non sia solo una questione medica, ma un problema sociale che richiede risposte integrate.
Verso l’estensione della tecnica
Il primato dell’ospedale San Raffaele apre a prospettive inedite. Attualmente la tecnica è ristretta ai paraplegici tra i 18 e 55 anni, non in sovrappeso e privi di malattie del sistema nervoso centrale, ma l’obiettivo è diffonderla a tutti.
Il prossimo passo sarà la chiusura del protocollo sperimentale e la richiesta di autorizzazione ad Ats e Regione Lombardia per trasformare questa tecnica in un intervento di routine. Le possibilità future includono l’estensione della metodica anche ai tetraplegici, aprendo scenari ancora più ambiziosi per il recupero delle funzioni motorie.
“Le persone con lesioni del midollo spinale interessate a valutare un percorso di diagnosi e trattamento con stimolazione elettrica epidurale possono rivolgersi all’Irccs ospedale San Raffaele”, è il messaggio che la struttura indirizza ai pazienti e alle loro famiglie. “Il team multidisciplinare composto da neurochirurghi, neurologi e fisioterapisti valuta ogni caso in modo personalizzato, anche nell’ambito di studi clinici in corso. Per informazioni è possibile scrivere all’indirizzo e-mail: iocammino@hsr.it”.
La storia di Andrea Scotti riaccende una luce di speranza concreta per migliaia di famiglie.