Manovra, mini-rivalutazione delle minime e tutte le altre novità per le pensioni 2025
- 23/10/2024
- Popolazione Welfare
L’inizio dell’autunno coincide puntualmente con l’alba delle nuove speranze per i pensionati italiani, costretti poi a ricredersi sotto la scure della crisi demografica. Il testo della manovra, approdato a Montecitorio, prevede alcune conferme e alcune novità per le pensioni nel 2025.
Pensioni minime 2025
Ci sarà una mini-rivalutazione per le pensioni minime: nel 2025 l’assegno mensile salirà dagli attuali 614,77 euro a circa 617 euro. Il rallentamento dell’inflazione porta la rivalutazione dal 2,7% di quest’anno al 2,2% nel 2025 e all’1,3% nel 2026.
Rivalutazione delle pensioni
La manovra introduce un cambiamento importante nell’indicizzazione delle pensioni per i residenti all’estero. Per questa categoria di pensionati, dal 2025 sarà applicata una stretta sull’indicizzazione delle pensioni per i trattamenti superiori al minimo Inps. Per i pensionati residenti in Italia, invece, si ritornerà al meccanismo di rivalutazione basato sulla legge n. 388/2000, che prevede tre livelli di indicizzazione:
- 100% di adeguamento all’inflazione per pensioni fino a quattro volte il minimo Inps;
- 90% per pensioni tra quattro e cinque volte il minimo;
- 75% per pensioni superiori a cinque volte il minimo.
Questo cambiamento mira a tutelare maggiormente il potere d’acquisto dei pensionati con assegni di importo medio-basso.
Tfr, sfuma l’ipotesi silenzio-assenso
Nonostante le indiscrezioni delle scorse settimane, sfuma l’ipotesi del “silenzio assenso” per il Trattamento di fine rapporto (Tfr). La ministra del Lavoro, Marina Calderone, aveva proposto di aprire un nuovo periodo di silenzio-assenso per destinare automaticamente il Tfr ai fondi pensione di categoria. Questo meccanismo, già utilizzato in passato, permetterebbe di far confluire il trattamento di fine rapporto nei fondi pensione se il lavoratore non esprime esplicitamente la propria contrarietà entro sei mesi dall’avvio del periodo.
La nuova fase per destinare il Tfr alla previdenza complementare non è stata inclusa nel testo finale della manovra ma non è escluso che possa tornare in auge nel dibattito parlamentare.
Resta comunque confermato il supporto per i lavoratori interamente contributivi, cioè quelli che hanno iniziato a versare contributi dal 1996. Per questi lavoratori sarà possibile utilizzare la rendita di pensione integrativa per raggiungere la soglia dell’assegno sociale, un requisito necessario per ottenere la pensione a 67 anni con almeno 20 anni di contributi.
Pensioni anticipate nel 2025
Sul fronte della flessibilità in uscita viene prorogata per un altro anno Quota 103, che permette di accedere alla pensione anticipata con almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi. Giova ricordare che già il nuovo schema, in vigore già da quest’anno, prevede un ricalcolo contributivo della pensione, che è meno conveniente per il pensionato rispetto a una pensione calcolata con il sistema misto. L’obiettivo è disincentivare l’uscita anticipata dal lavoro, proseguendo nel solco già tracciato.
D’altronde, a inizio mese l’Istat ha lanciato l’allarme sulle troppe pensioni anticipate in Italia. Così tante che mediamente si va in pensione a 64,2 anni e non a 67. Un gap che il Paese non può permettersi con questa crisi demografica.
Per questo motivo, vengono confermati i requisiti stringenti fissati dalla Manovra 2024 per l’Ape Sociale, un sussidio economico per categorie di lavoratori in difficoltà, e per Opzione Donna, che consente alle lavoratrici di anticipare il pensionamento accettando un calcolo contributivo meno favorevole.
Già da quest’anno, il requisito anagrafico per l’uscita anticipata con l’Ape Sociale è stato aumentato di cinque mesi passando da 63 anni a 63 anni e 5 mesi.
Per quanto riguarda il pensionamento anticipato delle donne, resta il requisito anagrafico di 61 anni senza figli; 60 anni con un figlio; 59 anni con due o più figli.
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti aveva messo sul tavolo l’ipotesi di prolungare le finestre per l’accesso alla pensione anticipata dagli attuali 3 mesi fino a 6 o 7 mesi per chi intende uscire dal lavoro con 42 anni e 10 mesi di contributi (per le donne 41) e indipendentemente dall’età anagrafica. Pe ora l’ipotesi è stata scartata.
Ampliato il Bonus Maroni
Se le pensioni anticipata sono disincentivate, chi resta al lavoro viene premiato. La manovra 2025, infatti, conferma e amplia il cosiddetto Bonus Maroni, un incentivo per coloro che, pur avendo i requisiti per la pensione anticipata con Quota 103, scelgono di restare al lavoro. Il bonus consiste nell’accredito in busta paga della quota di contributi a carico del lavoratore (9,19%), che va ad aumentare il reddito netto del lavoratore.
Inoltre, viene prevista la possibilità per i dipendenti pubblici di rimanere in servizio oltre i limiti di età per la pensione, previa autorizzazione delle amministrazioni di appartenenza, fino a un massimo di 70 anni. Questo prolungamento mira soprattutto a rallentare gli effetti della crisi demografica sull’offerta di lavoratori, ma anche ad affiancare i neo-assunti, favorendo il trasferimento di competenze ed esperienza. Il provvedimento proposto dal ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo mira a tamponare la perdita di quasi un milione di dipendenti prevista entro il 2030, a causa di pensionamenti previsti e del blocco del turnover attuato tra il 2010 e il 2020, che ha ridotto l’organico di circa 300.000 unità.
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