Miss Trieste: nata a Verona, ma insultata per il colore della pelle
- 11 Settembre 2025
- Popolazione
Vittoria Maculan è nata a Verona 16 anni fa, ma, per il colore della sua pelle, viene considerata non italiana. E, quindi, ingiusta detentrice del titolo di Miss Trieste che le è stato assegnato lo scorso 30 agosto.
Dopo la sua incoronazione come donna più bella della città, Vittoria è stata insultata sui social. La vicenda ha smosso Luca Zaia che, parlando con il Corriere della Sera, ha strigliato i detrattori: “Non scherziamo: Vittoria è veneta, ha una sola cittadinanza, quella italiana”, ha scandito il governatore del Veneto, che poi ha aggiunto: “Forse qualcuno pensa a una Miss Genoma, ma è fuori dal mondo”.
Per Zaia, la discriminazione nei confronti della ragazza nulla ha a che vedere con i valori e la storia del territorio veneto: “La Repubblica veneta era un coacervo di razze. Ricordo che il cardinale Angelo Scola parlava sempre di meticciato sociale. La nostra società è multietnica e multiculturale. Ciò non toglie che la nostra identità sia sacrosanta e vada difesa. Ma questo è altra cosa dal dibattito sul colore della pelle”, afferma il politico leghista.
Questa posizione non è incoerente con la sua tessera di partito, sottolinea ancora il presidente della Regione: “Parlo da uomo di centrodestra. Dobbiamo essere aperti, non si fanno battaglie politiche su questo tema. Lo dico anche da veneto: non siamo così e se qualcuno vuole essere così è fuori dalla civiltà”, aggiunge Zaia.
Vittoria Maculan e il richiamo alla realtà
Il governatore va oltre il semplice fatto di cronaca, sottolineando l’importanza degli immigrati nella società italiana: “ormai l’11 per cento della popolazione è composta da immigrati, a volte anche di seconda o terza generazione. In secondo luogo, noi siamo contro chi delinque mentre accogliamo a braccia aperte chi si integra, lavora e rispetta le regole e la nostra identità”, ha spiegato.
Con quasi un quarto della popolazione italiana che ha 65 anni e più, e un indice di invecchiamento pari a quasi il 200% (ovvero 200 ultra-65enni ogni 100 bambini fra 0-14 anni), l’apporto dei lavoratori stranieri diventa strategico per la sostenibilità del welfare.
I dati certificano che l’immigrazione è “l’unico motore della crescita demografica” italiana e contribuisce significativamente al Pil, compensando parzialmente gli effetti del progressivo invecchiamento della popolazione italiana, la cui età media supera i 48 anni contro i 44 della media europea.
Il ruolo delle immigrazioni
A inizio anno, la popolazione italiana si attestava a 58,934 milioni di residenti, un calo limitato rispetto al 2023 (-0,6 per mille) soprattutto grazie alle immigrazioni, che nel 2024 hanno portato 435mila persone in Italia. Di queste solo 53mila erano cittadini italiani rientrati in patria.
Nonostante la lieve diminuzione delle immigrazioni (-5mila rispetto al 2023), nel 2024 è aumentata la
popolazione residente di cittadinanza straniera che è salita a 5 milioni e 422mila unità, +3,2% rispetto al 2023 ovvero 169mila persone in più sull’anno precedente. L’incidenza della popolazione straniera sale al 9,2% su quella totale.
Le parole di Zaia si riflettono sui dati dell’immigrazione, che non sono concentrati equamente lungo la penisola:
- il 58,3% dei cittadini stranieri (3 milioni 159mila individui) risiede al Nord, dove costituiscono l’11,5% della popolazione residente;
- il 24,4% (322mila individui) risiede al Centro con un’incidenza dell’11,3% sulla popolazione totale;
- il 17,3% (941mila unità) risiede nel Mezzogiorno, dove rappresentano appena il 4,8% della popolazione residente totale.
Nel 2024, riportano gli Indicatori demografici dell’Istat, 217mila cittadini stranieri hanno acquisito la cittadinanza italiana, circa 3mila in più rispetto al 2023.
In Italia, la diminuzione della popolazione prosegue ininterrottamente dal 2014 e il decremento registrato nel 2024 è in linea con quanto osservato negli anni precedenti (-0,4 per mille del 2023 e -0,6 per mille nel 2022).
L’Istituto nazionale di statistica conferma che, senza immigrazioni, il declino demografico dell’Italia sarebbe molto più rapido e avrebbe già raggiunto il punto di non ritorno.