120 milioni di persone in fuga nel mondo (quasi come la popolazione del Giappone)
- 09/07/2024
- Popolazione
Nel corso dell’ultimo decennio, il numero di persone costrette alla fuga nel mondo si è raddoppiato, raggiungendo la cifra drammatica di 120 milioni nel maggio 2024, pari quasi alla popolazione del Giappone. Questo allarme è stato lanciato nel recente Rapporto Global Trends dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, che documenta un incremento costante per il dodicesimo anno consecutivo. Questi numeri non solo riflettono la persistenza di conflitti prolungati in molte regioni del mondo, ma anche l’incapacità globale di risolvere le crisi umanitarie esistenti e di prevenire l’emergere di nuove.
L’impatto umanitario nel Mediterraneo centrale
Il Mediterraneo centrale continua a essere una delle rotte migratorie più pericolose al mondo, con operazioni di soccorso sempre più frequenti e complesse. Le navi umanitarie come la Sea-Eye 4 e la Ocean Viking giocano un ruolo cruciale nel salvare vite umane, affrontando sfide logistiche, politiche e di sicurezza senza precedenti.
Sea-Eye 4
L’equipaggio della Sea-Eye 4 ha effettuato cinque operazioni di salvataggio in appena 24 ore, soccorrendo 231 migranti in diverse situazioni di emergenza. Questi interventi hanno incluso il recupero di persone da gommoni in pericolo e barche sovraffollate, evidenziando l’urgenza della situazione umanitaria nel Mediterraneo. Tra i salvati, vi erano una donna incinta che necessitava di cure mediche urgenti e un neonato, dimostrando quanto sia disperata la condizione di coloro che intraprendono questi viaggi pericolosi.
Ocean Viking
Parallelamente, l’Ocean Viking, operata da Sos Mediterranee, ha effettuato due operazioni di salvataggio critiche nel Mediterraneo centrale. La nave ha salvato 93 persone, tra cui quattro donne e tre minori, da una barca in legno sovraffollata a due livelli. Durante il soccorso, due gommoni non identificati sono giunti sulla scena, con uomini a volto coperto che hanno generato panico tra i naufraghi. Questo evento ha causato il salto in acqua di diverse persone, creando una situazione di pericolo immediato.
L’equipaggio dell’Ocean Viking è riuscito a recuperare circa 15 naufraghi, mentre gli uomini a volto coperto hanno trainato la barca via. Uno dei migranti soccorsi è collassato sul ponte della nave a causa di ipotermia e stress, indicando le condizioni critiche in cui si trovano molte delle persone soccorse.
Poco dopo, Seabird, il velivolo di ricognizione di Sea Watch, ha avvistato un altro barchino in legno in difficoltà. L’Ocean Viking, con il via libera di una pattuglia libica, ha soccorso altri 27 migranti, portando a 120 il numero totale di persone a bordo.
Crisi umanitarie e conflitti: cause principali della migrazione forzata
Le operazioni di soccorso nel Mediterraneo centrale dimostrano quanto sia urgente e necessario un intervento umanitario efficace. Le navi come la Sea-Eye 4 e l’Ocean Viking sono spesso le uniche linee di vita per migliaia di migranti, ma devono affrontare sfide enormi, inclusi ritardi nei porti di sbarco, condizioni operative difficili e interferenze da parte di entità non statali.
Nel 2023, l’UNHCR ha dichiarato 43 emergenze in 29 paesi, il numero più alto degli ultimi dieci anni, quadruplicato rispetto a tre anni fa. Il devastante conflitto in Sudan ha rappresentato un fattore chiave, con oltre 7,1 milioni di sfollati interni e 1,9 milioni di persone che hanno attraversato i confini da aprile 2023. Alla fine dell’anno, 10,8 milioni di sudanesi erano stati sradicati dalle loro abitazioni. Simili situazioni di violenza hanno costretto milioni di persone a fuggire nella Repubblica Democratica del Congo e in Myanmar. Nella Striscia di Gaza, l’UNRWA stima che 1,7 milioni di persone, il 75% della popolazione, fossero sfollate alla fine del 2023.
Con 13,8 milioni di persone costrette alla fuga, la Siria continua ad essere la più grave crisi di rifugiati al mondo. Dietro questi numeri si celano storie di sofferenza e disperazione, spingendo Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, a sollecitare un’azione urgente da parte della comunità internazionale per affrontare le cause profonde degli sfollamenti forzati. “È giunto il momento che le parti in conflitto rispettino il diritto bellico e il diritto internazionale”, ha affermato Grandi, sottolineando che senza una cooperazione migliore, il numero di persone costrette alla fuga continuerà a crescere.
L’Internal Displacement Monitoring Centre ha rilevato un aumento significativo degli sfollati interni, che ora sono 68,3 milioni, con un incremento del 50% in cinque anni. Il numero di rifugiati e di altre persone bisognose di protezione internazionale è salito a 43,4 milioni. Il 73% di questi proviene da cinque paesi: Afghanistan, Siria, Venezuela, Ucraina e Sudan. L’Afghanistan rappresenta la popolazione di rifugiati più numerosa, con uno su sei rifugiati sotto il mandato dell’UNHCR proveniente da questo paese.
Paesi ospitanti e distribuzione globale dei rifugiati
Iran, Turchia, Colombia, Germania e Pakistan ospitano le popolazioni di rifugiati più numerose. La stragrande maggioranza dei rifugiati è accolta in paesi vicini alle aree di crisi, con il 75% che risiede in paesi a basso e medio reddito, che insieme producono meno del 20% del reddito mondiale. I 45 paesi meno sviluppati ospitano oltre il 21% di tutti i rifugiati.
In Italia, il numero di persone titolari di protezione internazionale alla fine del 2023 era di circa 138.000, con 147.000 richiedenti asilo e oltre 161.000 cittadini ucraini con protezione temporanea. L’UNHCR è impegnata in numerosi progetti per favorire l’accesso ai servizi e l’inclusione lavorativa. Il programma Welcome ha coinvolto oltre 700 aziende in sette anni, realizzando più di 30.000 percorsi di inserimento lavorativo. Inoltre, l’Italia ha offerto canali sicuri per i rifugiati attraverso corridoi umanitari, universitari e lavorativi, oltre a evacuazioni di emergenza e reinsediamento.
Nel 2023, più di 5 milioni di sfollati interni e 1 milione di rifugiati sono tornati a casa, un segno di progresso verso soluzioni a lungo termine.
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