Medico di base per le persone senza dimora, un’attesa durata quindici anni
- 08/11/2024
- Popolazione Welfare
Dopo un’attesa durata quindici anni, il riconoscimento di un medico di base alle persone senza fissa diventa realtà, per ora nelle 14 città metropolitane dove questo fenomeno è più frequente.
Mercoledì 6 novembre, infatti, il Senato ha finalmente approvato all’unanimità una legge che assicura l’accesso all’assistenza sanitaria per gli homeless in Italia, incluse le cure del medico di base. Presentata dal deputato Marco Furfaro (Pd), la nuova norma colma un vuoto che ha lasciato per troppo tempo oltre 100.000 persone escluse da cure essenziali per il semplice fatto di non avere una residenza anagrafica. Un paradosso che teneva queste persone ancora più ai margini della società. La riforma seguirà due anni di sperimentazione, ma l’obiettivo è renderla strutturale.
Fino ad oggi, chi viveva in strada poteva accedere solo alle cure di emergenza, come quelle garantite nei pronto soccorso, mentre ogni altra prestazione del Servizio Sanitario Nazionale era inaccessibile. Molti Comuni avevano adottato soluzioni temporanee, come la creazione di indirizzi “fittizi” per iscrivere le persone senza dimora alle liste sanitarie, ma si trattava di un espediente instabile, complesso e applicati in casi sporadici.
Un diritto universale che diventa reale
Con la nuova legge, finalmente chi vive in strada potrà avere un medico di base senza il bisogno di un indirizzo formale. È una svolta tanto semplice quanto necessaria: poter contare su una figura medica stabile significa prevenire e curare patologie croniche, garantendo dignità e sicurezza anche a chi è più vulnerabile. La salute è un diritto di tutti, ma per le persone senza dimora, fino all’approvazione di questa legge, era un diritto solo sulla carta, anche se di rango costituzionale (art. 32).
Il contributo di Avvocato di Strada e una battaglia lunga anni
La battaglia per questa legge ha origini lontane e ha visto in prima linea Antonio Mumolo, presidente dell’associazione Avvocato di Strada. L’associazione fornisce dal 2001 assistenza legale gratuita alle persone senza dimora, affrontando quotidianamente casi di esclusione e difficoltà burocratiche che impediscono l’accesso ai servizi essenziali. Fu proprio Mumolo a proporre una prima versione della legge più di quindici anni fa, ma l’iter parlamentare si era bloccato per tre legislature consecutive.
Due anni fa, Mumolo era riuscito a ottenere l’approvazione di una legge regionale in Emilia-Romagna che per la prima volta garantiva il medico di base anche a chi non aveva una residenza. Da lì, l’iniziativa si era estesa in altre regioni come Abruzzo, Calabria, Liguria, Marche e Puglia, dove leggi simili erano state approvate. “In questo modo tante persone affette da malattie croniche hanno potuto iniziare a curarsi,” ha spiegato Mumolo, sottolineando come queste leggi abbiano già salvato delle vite.
Un fondo da 1 milione di euro
La nuova normativa prevede un fondo di 1 milione di euro all’anno per il 2025 e il 2026 per avviare un programma sperimentale nelle principali 14 città metropolitane d’Italia: Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino e Venezia. Qui si concentrano le maggiori popolazioni di persone senza dimora e dove l’accesso al medico di base sarà, per molte persone, una novità che potrà fare la differenza. L’obiettivo è estendere il diritto alla salute in modo uniforme e duraturo, evitando che la mancanza di una residenza continui a essere una barriera.
Un passo avanti verso una sanità inclusiva
Questo provvedimento non solo rappresenta un traguardo per chi vive in strada, ma getta le basi per una sanità più inclusiva e sostenibile, in un periodo in cui il Ssn è in grave crisi. Anche se per molti è controintuitivo, permettere a tutti di accedere alle cure di base può contribuire a ridurre la pressione sui pronto soccorso, alleggerendo i costi per il Sistema e migliorando complessivamente la salute pubblica.
L’inclusione sanitaria per le persone senza dimora è anche una questione di giustizia sociale: offrire protezione sanitaria a chi è più vulnerabile significa proteggere il diritto alla salute di tutta la comunità. Una sanità che esclude diventa inevitabilmente più costosa e meno efficace.
Un futuro dove nessuno è invisibile
Con questa legge, l’Italia compie un passo importante verso una società più giusta e coesa. Per troppo tempo, il diritto alla salute per chi non aveva una casa è stato considerato un “problema irrisolvibile”. Ora, invece, il riconoscimento di questo diritto rende finalmente concreto un principio semplice e fondamentale: nessuno deve essere lasciato indietro, nessuno deve essere invisibile.
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