La crescita economica italiana e il paradosso delle culle vuote
- 15/05/2024
- Popolazione
L’Italia sta affrontando una fase di crescita economica mentre si confronta con sfide demografiche sempre più pressanti. Negli ultimi anni, la nostra economia ha superato quella di molti paesi europei, inclusi Spagna, Francia e Germania. Tuttavia, il benessere dei cittadini italiani non ha seguito lo stesso trend positivo. Secondo il rapporto annuale dell’Istat, il potere d’acquisto è diminuito, i salari non hanno tenuto il passo con l’inflazione e la povertà assoluta è in aumento.
Negli ultimi anni, l’economia italiana ha superato la media continentale, ma questo successo non si è tradotto in un miglioramento significativo della qualità della vita per tutti i cittadini. Secondo l’Istat, l’aumento dei salari non ha tenuto il passo con l’inflazione, portando a una diminuzione del potere d’acquisto e a maggiori difficoltà finanziarie per molti italiani. Questo ha portato a un aumento della povertà assoluta, colpendo soprattutto le fasce già svantaggiate della popolazione. Il crescente divario economico preoccupa soprattutto le giovani generazioni, con il 10% della popolazione che vive in condizioni di povertà assoluta.
La questione demografica
Uno degli aspetti più critici della situazione attuale riguarda la diminuzione delle nascite. Nel 2023, l’Italia ha toccato un nuovo minimo storico in termini di nascite, portando il saldo naturale della popolazione in territorio negativo. L’Istat evidenzia che la diminuzione della fecondità è uno dei principali fattori dietro questo calo, con il numero medio di soli 1,20 figli per donna che si avvicina al minimo storico registrato nel 1995. Le tendenze indicano una popolazione sempre più anziana e una diminuzione significativa della popolazione giovane.
Nel 2023 nascite al minimo storico in Italia
Il 2023 ha segnato un triste record per l’Italia, con un nuovo minimo storico di nascite registrato nel paese. Nonostante una riduzione dei decessi dell’8% rispetto all’anno precedente, il saldo naturale della popolazione rimane fortemente negativo. Questo declino è attribuibile principalmente alla diminuzione della fecondità, con il numero medio di figli per donna che scende a 1,20 nel 2023, avvicinandosi al minimo storico registrato nel lontano 1995. È interessante notare che, mentre la fecondità delle donne italiane si attesta a 1,18 figli, quella delle straniere raggiunge 1,86, mostrando una differenza significativa.
Le sfide demografiche riguardano principalmente le nuove generazioni, che si trovano ad affrontare difficoltà sempre maggiori. L’analisi dell’Istat evidenzia un cambiamento nei comportamenti dei giovani italiani, che tendono a protrarre le transizioni verso l’età adulta. Nel 2022, il 67,4% dei giovani adulti tra i 18 e i 34 anni vive ancora in famiglia, con percentuali ancora più elevate nelle regioni meridionali del paese. La transizione verso l’età adulta è più lunga e complicata, con un ritardo sia nella nuzialità che nella procreazione. Questo ritardo nella nuzialità e nella procreazione si riflette nell’età media al matrimonio, che nel 2022 ha raggiunto i 36,5 anni per gli sposi e i 33,6 anni per le spose.
Le scelte di genitorialità delle coppie italiane, che optano per meno figli e più tardi nella vita, hanno contribuito a questa situazione. Il rapporto dell’Istat mette in luce come le transizioni verso l’età adulta si siano prolungate nel tempo, con un aumento dell’età media al matrimonio e alla prima procreazione. Inoltre, si evidenzia una tendenza al posticipo della nuzialità e della procreazione, con conseguenze significative sulla struttura familiare e sul tessuto sociale.
Un dato sorprendente è la stima fornita dall’Istat, secondo cui mancano circa 200.000 bambini in Italia a causa delle scelte di genitorialità delle coppie italiane degli ultimi decenni. Questo calo significativo delle nascite ha radici profonde e riflette le decisioni delle generazioni passate, che hanno optato per una maternità tardiva e un minor numero di figli. Queste tendenze si perpetuano ancora oggi, contribuendo al continuo declino demografico del paese.
Le previsioni demografiche indicano uno scenario inquietante di spopolamento e invecchiamento della popolazione nel prossimo mezzo secolo: entro il 2042, la popolazione italiana potrebbe ridursi di circa 3 milioni di unità, e in 50 anni, entro il 2072, potremmo assistere a una diminuzione di oltre 8,6 milioni.
Nonostante la diminuzione della popolazione autoctona, l’Italia ha visto un rallentamento del declino demografico grazie all’immigrazione. L’ingresso di nuovi cittadini contribuisce a mantenere stabile la popolazione residente; inoltre, l’Italia rimane uno dei paesi con la maggiore longevità al mondo, un dato incoraggiante nonostante le sfide demografiche.
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