Sempre più pessimisti e divisi: ecco come stanno gli italiani
- 15/03/2024
- Popolazione
Un’Italia incerta, spaccata, pessimista è quella che emerge dal 14° rapporto “Flair” realizzato da Ipsos in collaborazione con Centromarca. Lo studio fotografa lo stato attuale dell’Italia e mette in risalto una serie di contraddizioni che caratterizzano il tessuto sociale del Paese.
Nonostante alcuni segnali di miglioramento nell’economia, come l’aumento dell’occupazione e una maggiore stabilità lavorativa, il clima generale è pervaso da un senso diffuso di incertezza e preoccupazione, specialmente quando si considerano le differenze tra le diverse generazioni.
Secondo quanto emerso dallo studio, il 52% degli italiani ritiene che le distanze sociali si siano amplificate negli ultimi anni, mentre la povertà continua ad essere un problema significativo, con oltre 5,7 milioni di individui classificati come poveri assoluti, quasi il 10% della popolazione.
Le disparità di ricchezza tra le famiglie sono altrettanto evidenti: il 5% delle famiglie più abbienti detiene circa il 46% della ricchezza netta totale, mentre una parte significativa della popolazione lotta per far fronte alle sfide economiche quotidiane. Questi dati mettono in luce le sfide socioeconomiche che l’Italia deve affrontare e l’importanza di adottare politiche mirate per ridurre le disuguaglianze e promuovere un maggiore equilibrio sociale ed economico tra le generazioni.
Anche l’Istat certifica l’allargamento della forbice sociale: nel 2022 la povertà assoluta è aumentata in Italia, a causa di un’inflazione che ha colpito soprattutto i beni energetici e alimentari. I beni inflazionati sono quelli irrinunciabili, che rappresentano la quasi totalità delle spese per i più poveri, a differenza dei ricchi. Questa situazione ha fatto sì che i ricchi diventassero sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, rispecchiando un andamento globale.
Il ruolo delle aziende
In questo contesto, spiega il rapporto, il compito delle aziende è diventato ancor più cruciale, poiché sono chiamate a contribuire alla costruzione di un senso di significato per i consumatori. Questo significa mettere in primo piano la dimensione emotiva, l’identificazione con determinati valori, piuttosto che concentrarsi esclusivamente sulla funzionalità dei prodotti o servizi offerti tanto che per l’83% degli italiani c’è bisogno di più imprese mutualistiche sul territorio.
Le aziende devono quindi impegnarsi attivamente nel costruire rapporti solidi e autentici con il loro pubblico. Non basta più offrire prodotti di qualità: per le aziende diventa indispensabile comunicare in modo trasparente i valori e gli ideali che guidano le attività aziendali per mantenere la rilevanza nel panorama economico e sociale.
La GenZ in Italia tra sogni e realtà
L’auspicio di una società più sicura, equa, libera e sostenibile è ampiamente condiviso, ma rischia di restare tale, pesando sul futuro della GenZ, a cui il rapporto Flair 2024 dedica particolare attenzione. Dai dati delle analisi Ipsos emerge come per il 73% degli italiani è molto alto il rischio che i giovani vivano in una situazione di maggiore povertà rispetto ai loro genitori.
I giovani di oggi si trovano infatti ad affrontare un panorama caratterizzato da delusioni, incertezze, ansie e confusione generato da un contesto sociale in continua evoluzione che non consente di avere punti di riferimento. Pesa, inoltre, l’esperienza della pandemia e il contesto geopolitico quanto mai incerto, con il timore di una guerra su scala mondiale. Gli italiani sembrano non avere dubbi: per il 61% degli intervistati il primo nemico del futuro sono le guerre.
Come stanno i giovani italiani?
Le difficoltà dei giovani sono intercettate anche dal resto della popolazione tanto che solo il 33% ritiene l’Italia un Paese aperto ai giovani.
Rispetto agli adulti, i GenZ italiani si sentono:
- più delusi (34% rispetto a una media del 29%);
- più insicuri (35% rispetto a una media del 26%);
- più angosciati (25% rispetto a una media del 18%);
- più confusi (20% rispetto a una media del 15%).
Inoltre, nonostante l’ampio uso delle connessioni social, la GenZ avverte come più fragili le relazioni con gli altri: si tratta del 47% dei ragazzi e delle ragazze fra i 25 e i 34 anni e del 46% dei 18-24enni (la media nazionale si ferma al 38%).
La Generazione Z si trova ad affrontare una serie di disuguaglianze che stanno diventando sempre più evidenti. Queste disuguaglianze sono molteplici e riguardano vari aspetti della vita quotidiana dei giovani.
Tra i principali nodi da sciogliere le discriminazioni di genere, che continuano a incidere sulle opportunità e sulle prospettive di carriera. Uscendo dal confronto generazionale, il 78% delle donne italiane ritiene che gli uomini abbiano molte più possibilità di ottenere un compenso adeguato al lavoro svolto.
Emergono poi profonde differenze tra i giovani che vivono nei piccoli centri e quelli che abitano nelle grandi città metropolitane, con conseguenze dirette sulle opportunità di lavoro e di crescita personale.
Ma quali sono gli aspetti di questa società che i giovani criticano di più?
- la mancanza di stabilità nel lavoro (32%);
- il livello ridotto delle prospettive future (43%);
- le differenze di genere tra uomini e donne (26%, contro una media del 15%).
- l’individualismo autoreferenziale (24%);
Altro punto critico è rappresentato dalle differenti possibilità di accesso allo studio e alle opportunità formative. Molte volte, le opportunità educative sono limitate dalle risorse economiche e dalle condizioni socio-culturali, creando uno scarto di opportunità significativo tra i giovani. Su queste pagine avevamo già visto che in Italia l’ascensore sociale dell’istruzione si è rotto: il figlio di un padre laureato ha oltre il doppio di possibilità di laurearsi rispetto al figlio di un diplomato e oltre il triplo delle possibilità rispetto al figlio di chi ha conseguito la terza media.
I giovani italiani e il lavoro: un rapporto difficile
Uno degli aspetti che più incidono sulle prospettive della GenZ è il loro rapporto con il lavoro. Non è raro che i giovani italiani si sentano inadeguati rispetto alle competenze richieste dal mercato del lavoro, un fenomeno che coinvolge il 32% della Generazione Z, rispetto al 23% della media della popolazione.
Le conseguenze sono, inevitabili: molti giovani ritardano il momento di lasciare casa dei propri genitori in una tendenza che diventa particolarmente grave al Sud: qui il 71% degli under 34 continua a vivere con i genitori, principalmente a causa della mancanza di opportunità lavorative. Le tecnologie e le richieste del mercato si evolvono più rapidamente di prima, ponendo i giovani in un clima di grande incertezza. Non a caso la percezione del proprio bagaglio di conoscenze è uno degli aspetti più delicati per i GenZ italiani.
La situazione viene inquadrata lucidamente da un dato: tra i GenZ italiani il deficit di competenze digitali è passato dal 18% dell’ultima rilevazione al 29%, il tutto nonostante siano definiti “i nativi digitali”.
Questi dati rifletto un ritmo troppo veloce, persino per i più giovani, per natura più inclini al cambiamento e alla novità.
Se, però, per i loro genitori adattarsi al cambiamento è un aspetto marginale, per i giovani rappresenta l’unico modo di stare a galla e di sopravvivere nel mercato del lavoro. Ritmi che opprimono i giovani negli anni più importanti della loro crescita.
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